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From: Red * Ghost
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Cc: no-ogm-ra@???
Sent: Thursday, October 07, 2004 6:00 AM
Subject: [nobiotech-it] Memoria
1998 ...
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Da: Contro - maggio '98
(foglio ravennate del Centro di comunicazione antagonista "13 marzo"):
24-aprile - scoperta un'altra discarica illegale di rifiuti tossico nocivi
19-maggio - un altro incendio all'ENICHEM
20-maggio - brucia un capannone-discarica illegale dell'AREA
E' QUESTA LA POLITICA AMBIENTALISTA DI CHI CI AMMINISTRA
Mò basta ! ! !
Vivere in discaricA
cronaca della "naturale" quotidianità
La costruzione della più grande centrale d'Europa per l'
incenerimento-trattamento dei rifiuti, gli incidenti sempre più frequenti,
all'interno di stabilimenti chimici ravennati, la scoperta di un deposito di
rifiuti in un capannone alle Bassette con il conseguente incendio doloso.
Questi sono "solo" alcuni degli ultimi avvenimenti che riguardano
direttamente l'ambiente e la nostra salute e su cui vorremmo svolgere alcune
riflessioni. E' da tempo che la nostra zona è considerata ad altissimo
rischio ambientale per il tipo di produzione che vi vengono svolte
(produzione e trattamento di sostanze chimiche), come esempio vorremmo
ricordare che negli anni '60-'70 all'interno dello stabilimento ENICHEM di
Ravenna veniva prodotto e stoccato il Napalm (utilizzato per costruire
potenti bombe incendiarie) poi utilizzato dall'esercito USA in Vietnam e che
lo scoppio di uno qualunque dei depositi avrebbe spazzato via Ravenna,
fortunatamente questo non è avvenuto ma un incidente di proporzioni
gigantesche è sempre possibile, dato il perdurare di produzioni di sostanze
altamente tossiche. E comunque questo tipo di produzioni hanno portato la
distruzione dell'ecosistema ravennate che oramai è divenuto un simulacro di
quello che era. _
_ Visto questo idilliaco quadro cos'hanno creduto bene di fare le "teste
pensanti" della nostra Amministrazione? Risanare il territorio e
riconvertire il tipo di produzione con altre meno inquinanti? No di sicuro!
Anzi. Ristrutturazione e incremento delle produzioni chimiche, avvio ad una
politica che porti Ravenna a diventare il punto nodale per il centro nord
Italia per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Mentre in altre
città si tenta di esportare per farli incenerire, a Ravenna l'
Amministrazione si rende ben disponibile a farlo entro il proprio territorio
e costruisce il più grande inceneritore d'Europa, il tutto per incrementare
i propri guadagni, anche se questo vuol dire guadagnare sulla salute della
gente. Sull'eco-business, l'attuale Giunta ha puntato ad incrementare il
proprio bilancio, non andando tanto per il sottile in merito a sicurezza e
salute: l'ennesima conferma ci è stata data proprio con il caso della
"Fertildocks" (vedi scheda), il capannone gestito dalla società pubblica
Area dove erano stoccate tonnellate di rifiuti provenienti da Milano. Il
suddetto capannone-discarica non era neanche in regola con le leggi
nazionali, leggi violate da Regione, Comune, Provincia e le sue aziende.
Sono arrivati a deliberare "leggi illegali" solo per non rinunciare al
profitto che il trattamento dei rifiuti gli porta._
_ Cosa significa in realtà ristrutturazione e incremento dell'attività
produttive del polo chimico? Lavoro poco, infortuni tanti,
rischio...calcolato..!. Visti i risultati ottenuti: con la Lonza una decina
di assunti ed un altro pezzettone di valle stuprato da maleodoranti tubi e
lamiere brillanti o rugginosi che siano; con l'aumento vertiginoso degli
infortuni sul lavoro (ben 5.310 nella sola provincia); e il rischio?
beh,fate un po' voi i conti, certo che con tutti quegli incendi e fughe
puntuali, come ormai non è più neppure l'orologio della piazza, scandiscono
la nostra quotidianità e quella dei nostri polmoni: grazie ENI, grazie
Amministrazione, grazie Mercato. L'investimento di oltre 260 miliardi da
parte dell'ENICHEM nei confronti dello stabilimento ravennate; l'aumento di
due nuove linee produttive, tutto questo mentre a poche decine di
chilometri (Porto Marghera) il P.M. Casson, grazie all'indagine di Gabriele
Bortolozzo* sui danni provocati dalle produzioni di CVM-PVC (reparto attivo
anche qui), ha inquisito i vertici ENICHEM per strage continuata, e l'
amministrazione veneziana ha ottenuto la bonifica del territorio inquinato e
richiesto lo smantellamento di qualsivoglia produzioni chimiche. _
_ Il comportamento della nostra amministrazione e magistratura è l'opposto.
Visto che centrale nella politica della nostra amministrazione è l'
ampliamento del business collegato allo smaltimento-trattamento dei rifiuti
( come già avviene anche all'interno dell'ENICHEM - cementificio ed altri
inceneritori -) per incrementare questo voluminoso giro di affari che ha
attirato anche l'interesse delle mafie, che tendono a prendere il controllo
di questa attività, come in passato fecero con i trasporti, le
finanziarie-banche, ecc. Con risultati che si possono bene immaginare visto
i metodi criminali con cui queste organizzazioni "regolano" il "libero
mercato": intimidazioni, ricatti, omicidi, truffe, l'inosservanza totale
delle leggi già di per sè troppo permissive. _
_ Nell'attesa che voi incominciate a preoccuparvi realmente della salute di
tutti ed a lottare per una vita migliore, iniziando a chiedersi perché
proprio la nostra zona ha il primato italiano di morti per tumore, la nostra
intenzione è quella di opporci alla politica intrapresa dai capitalisti e
dalle nostre amministrazioni locali, gridiamo:
NO alle produzioni di morte già esistenti in questo territorio, e tanto più
NO a quelle che dovranno andare in funzione.
NO all'ampliamento del polo chimico!
NO al mega inceneritore!
La nostra vita deve venire prima di tutto.
*GABRIELE BORTOLOZZO
era addetto al reparto CVM all' ENICHEM di Marghera. Nel '85 andò in
pensione ed incominciò a studiare, indagare. Dalle sue denuncie è partito il
processo in corso. E' morto nel '96 investito ad un semaforo. Ecco la sua
testimonianza tratta dal libro postumo L'ERBA HA VOGLIA DI VITA:
"Gli addetti al CVM vengono costretti ad operare in mezzo a nuvole di gas e
alla polvere di PVC, molto volatile per la bassissima granulometria. Nel
constatare un eccesso di mortalità tra gli addetti ai reparti che lavorano
il CVM, i medici di fabbrica parlano di cirrosi epatica, di operai gran
bevitori; ubriaconi insomma! E' il vino la causa di malattie epatiche e
morte precoce, sentenziano i dottori.! I lavoratori vengono tenuti all'
oscuro dei danni provocati dal CVM per i grossi interessi economici che le
materie plastiche, in una fase di massima espansione commerciale, rivestono.
Eppure i segnali premonitori c'erano, e numerosi. A livello mondiale sono
stati i medici dell'URSS, alla fine degli anni Quaranta, a scoprire e
pubblicare la notizia della nocività del CVM. Nel '67, a seguito dei casi
segnalati di acrosteolisi, cioè riduzione del calcio delle ossa della dita,
il dottor Viola, medico sanitario della Solvay, di Rosignano, aveva
iniziato, partendo dalla stessa fabbrica toscana e con esperimenti di
laboratorio, le ricerche sugli effetti nocivi del CVM (...) E' dalla
Germania che arriva al petrolchimico di Marghera una notizia sconvolgente:
85 dipendenti della ditta Dynamit-Nobel di Troisdorf, vicino Bonn, si sono
rivolti alla magistratura per chiedere risarcimento del danno a causa di
menomazioni fisiche subite sul posto di lavoro (...) All'inizio del '73,
dopo le ricerche di laboratorio dell'oncologo bolognese Cesare Maltoni, in
Italia si viene a sapere che il CVM è cancerogeno. Il 19/12/73 con un
angiosarcoma epatico riscontrato in un operaio che ha lavorato alla
polimerizzazione del CVM in una fabbrica USA (...)"
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SCHEDA
ECO-MAFIE
?
A seguito dell'intesa firmata fra la Regione Emilia-Romagna e la Lombardia,
per il mutuo soccorso in caso di emergenza rifiuti, la Provincia di Ravenna
autorizza Area a stoccare in un capannone delle Bassette rifiuti "secchi"
provenienti dal Consorzio Milano Pulita con la mediazione della società Sea.
Dopo il trattamento, detti rifiuti dovevano essere ritirati dalla Sea e
passare all'ENEL per un esperimento di recupero d'energia attraverso la
termo-distruzione. L'utilizzo da parte dell'ENEL era però sottoposto a
determinate condizioni relativamente alla qualità dei rifiuti stessi,
condizioni che sono venute a mancare. Pertanto in base al contratto
sottoscritto, dovevano essere restituiti alla Sea, ed essere smaltiti al di
fuori della Provincia di Ravenna. L'Amministrazione, la Provincia ed Area il
19 maggio 1998, pomeriggio, chiedono alla Sea di riprendere i rifiuti; il
costo dello smaltimento a carico Sea si aggira intorno agli 800 milioni. Il
19 maggio 1998 -notte- viene appiccato l'incendio nel capannone della
Fertildocks, dove quegli ormai scomodi e costosi rifiuti erano stati
depositati. Seimila tonnellate di rifiuti vanno in fumo...
... diossina ?...
... e che altro ?...
... un bel risparmio ...
... ma per chi ?...
... CHI ? ...
... ? ...
"Siamo di fronte a decine di aziende emiliano-romagnole autorizzate a
prendere rifiuti per riciclare e per questo ricevono aiuti dallo Stato.
Queste stesse aziende risultano conferire materiale in discariche che
appaiono preoccuparsi più dei soldi che incassano che della qualità del
materiale che viene depositato nei loro impianti. La Regione si dichiara
preoccupata, le provincie anche, ma i rifiuti continuano ad accumularsi.
Alcune aziende che figurano ufficialmente come aziende di lavorazione
rifiuti per il riuso ed il riciclaggio avanzano richieste di aumentare i
loro stoccaggi provvisori, che comprendono materiali pericolosi. Un'azienda
di Bologna ha chiesto poco tempo fa alla Provincia -l'autorizzazione alla
riorganizzazione dell'impianto di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali
pericolosi, speciali non pericolosi ed assimilabili agli urbani prodotti da
terzi-. E' più che un impressione che le autorità locali giochino allo
scaricabarile invece di affrontare all'origine il problema della produzione
dei rifiuti intervenendo ad esempio sulla diminuzione della produzione degli
imballaggi."
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DeSeRTo RaVeNNaTe
Sabato 4 aprile, presso il Teatro Alighieri di Ravenna, in un gioioso
mélange d'autorità ecclesiastiche a visi sorridenti nella luce stroboscopica
dei flash, si è giostrato un consiglio comunale speciale per consegnare la
cittadinanza onoraria al regista Michelangelo Antonioni. L'iniziativa è
partita in seguito al recente restauro della pellicola "Deserto Rosso"
(1964) vista dall'occhio geniale del regista ferrarese e della quale ora
brevemente tratteremo. Dietro immagini sospese tra volontà d'analisi ed il
delirio, circondato da un concerto di silenzi, Deserto Rosso ci narra l'
incomunicabilità, la solitudine in divenire, l'aridità di spirito e di
sentimento che caratterizza una città (Ravenna, appunto) strappata con
violenza e ferocia a quel dolce torpore contadino (la Ravenna di Vicari, per
intenderci) e gettata negli ingranaggi di un'industrializzazione rapida e
confusa, che già d'allora lascia trasparire una generale nocività per l'
ambiente e per l'uomo, nella sua salute, nei suoi rapporti con l'altro. Le
immagini del film sono la voce di questi silenzi: la fine della valle, la
dissoluzione della pineta e degli staggi bruciati di zolfo, l'acqua
schiumosa e colorita dei canali di scolo, nera di petrolio come l'erba ed il
fango delle rive; i fumi gialli e rossi, che velano l'orizzonte come quasi
fossero soffici tramonti naturali, e non chimici, sono solo alcuni frammenti
della realtà che l'occhio magico di Antonioni scorge nel Deserto Ravennate.
Del resto, oltre le immagini è la penna stessa del regista a narrarci la
desolazione di queste trasformazioni: "Il bosco circondato da strade,
assediato (...) da un fumo giallo pieno di acidi che impesta tutta la zona.
Ronzio e fumo, provengono dalla grossa fabbrica (ANIC, n.d.r.) costruita nel
mezzo d'un enorme pineta. (...) E' noto che Ravenna era circondata fino ad
una ventina d'anni fa da immense pinete e che oggi queste pinete stanno
morendo (...); nessuno s'interessa agli alberi da queste parti e che nella
palude e nei canali ci arrivino gli espurghi delle fabbriche e le acque sono
nere e gialle, anzi, non sono più acqua...". Ed a commento di queste
immagini, di questi fatti, di questi presagi, quali sono stati gli spunti
che l'amministrazione pubblica ha saputo cogliere in onore all'evento?
Nulla, assolutamente nulla. Nel suo lungo discorso, il nostro elegante
sindaco Mercatali non ha speso una sola parola a riguardo dell'ambiente.
Forse, come tanti piccoli melanconici Antonioni, avremmo dovuto cogliere le
parole nei silenzi, negli sguardi, nei gesti. Avremmo dovuto aprire l'occhio
surreale della mente e leggere nei suoi sorrisi bagnati di flash le risposte
ai mille quesiti che avremmo voluto porgli. Ci avrebbe allora spiegato la
bontà dell'acqua ravennate, che puzza un po' di cloro, ma che in fondo non è
poi così male; avrebbe speso qualche sorriso per raccontarci la becera
assurdità di quei testardi che insistono sul divieto di balneazione lungo il
litorale chimico ravennate, di quei farabutti che in nome dell'ecologia
limitano la libertà a chi vuole intraprendere, a chi vuole produrre. E poi
ci avrebbe sorrisato sulla distruzione della pineta, sulla mancanza di verde
pubblico, sull'esiguità dei punti di raccolta differenziata dei rifiuti
(alla faccia dello slogan AMA RAVENNA!), sulle alte percentuali di morti per
cancro nella provincia, sul progetto d'un porto turistico in riviera, sui
pesticidi che finiscono nei torrenti... e probabilmente su qualcos'altro.
Purtroppo la nostra ottusità ci ha impedito di cogliere, e perciò ci
dovremmo accontentare delle parole spese dal direttore di fotografia del
film, certo di Palma, che un minuto prima della proiezione al cinema
Astoria, ha calorosamente invitato alla denuncia ed alla lotta contro la
distruzione ambientale (senza nominare Ravenna, vista l'occasione). Il
"compagno" Mercatali ha messo invece al centro della sua variopinta
raffinata giostra di parole il binomio inscindibile Ravenna-Kultura. Una
kultura popolare, vicina al cittadino ed ai suoi problemi-desideri, una
kultura che ha come portavoci Teodorico, il democratico Giustiniano,
Bisanzio, e poi Dante, Byron, Wilde, Eliot, Montale e molti altri. La
kultura, dice Mercatali: "è la nostra eredità, la nostra tradizione, la
nostra vocazione". Ed è in quest'ottica che si deve leggere la politica
della sinistra (?) democratica ravennate, la ove avversità verso gli spazi
sociali autogestiti, verso ogni iniziativa culturale e sociale che esce
dalle logiche del profitto e da quelle incravattate della rappresentanza, la
privazione agli oltre duemila universitari (senza contare i moltissimi altri
che arriveranno con l'ampliamento delle strutture), la maggior parte dei
quali fuori sede, di una mensa a prezzo politico. Una città dunque
partoriente di nuove genialità che, tramite un lungo cursus di privazioni,
che ha al suo centro una vita rigorosamente asceta segnata dal grigiume
fisico e mentale, da un'economicità alimentare e dal lungere da ogni forma
di distrazione-azione intellettiva (tranne quelle rigorosamente offerte dall
'assessorato alla Kultura), saranno ricordate e glorificate dai posteri
(sempre che l'ambiente non gli stermini prima tutti...). Evviva-evviva
dunque per il Comune, per la Kultura e per l'Ambiente che sono gioia e onore
di questo grande sbadiglio ravennate.
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Fuggite, ritirate la delega al consenso, "stracciate le tessere" come dal
'69 in poi hanno fatto migliaia di compagni.
Ricongiungetevi ai rivoluzionari che non riescono a rinnegare il sogno di
una nuova civiltà senza sopraffazione del debole, né sfruttamento.
Lasciate il triste compito di rinnovare il capitale a chi commercia voti in
cambio di vita.
Pensate all'oggi dispensatore di morte al sud e al nord di un mondo
egregiamente omologato alle selvagge leggi del profitto.
Morte per fame al sud.
Morte per lavoro al nord.
Morte per inquinamento ovunque.
La linea di demarcazione è più che assottigliata: E' SPARITA !
Fagocitata da individui ingordi e senza alcuna umanità che si arricchiscono
con lo sfruttamento, la malattia e la morte del resto del mondo.
O SI E' DENTRO O SI E' FUORI !
VENITENE FUORI !
Con la lotta e con il rispetto delle diversità è possibile gettare le basi
per una nuova Civiltà.
OSARE ANDARE CONTROCORRENTE !
CONTRO IL CONSUMISMO.
CONTRO IL CAPITALE.
CONTRO L'IDIOZIA DI CHI NON DIFENDE LA VITA PROPRIA E DEL PIANETA.
PER LA RIVOLUZIONE MENTALE, SOCIALE, PLANETARIA.
LA QUALITÀ DELLA VITA E' SOLO NELLE NOSTRE MANI.