著者: xawcos@tin.it 日付: 題目: [Consumo critico - Milano Social Forum] Sul picco del petrolio
Petrolio: intervista con Samsam Bakhtiari
di Debora Billi- 04 Oct 2004
Ali Samsam Bakhtiari, da 33 anni tra i maggiori esperti di petrolio iraniani.
Vive a Teheran, ed è un uomo coraggioso che non nasconde le sue opinioni,
anche a costo di andare contro l'establishment petrolifero da sempre allineato
su posizioni univoche. E' autorevole membro dell'ASPO, l'associazione internazionale
che studia l'approssimarsi del picco di produzione petrolifera e che raccoglie
esperti di tutto il mondo: Bakhtiari è l'unico a rappresentare un paese
OPEC, e con i suoi studi aveva previsto fin dallo scorso Aprile il petrolio
a 50 dollari. Per questo la sua è una "voce dall'interno" che apre uno squarcio
su scenari inquietanti e destinati a verificarsi in un futuro niente affatto
lontano. L'intervista a Reporter Associati è l'ultima che Bakhtiari ha deciso
di concedere alla stampa internazionale.
Dottor Bakhtiari, cosa sta succedendo al petrolio?
"Molte cose contemporaneamente, la maggior parte delle quali causate dall'imminenza
del picco di produzione petrolifera, che secondo il modello matematico che
ho elaborato avverrà intorno al 2006-2007. Il prezzo del petrolio è in continua
ascesa, ma dal momento del picco crescerà senza più sosta. La gente ricorderà
"i bei tempi dei 50 dollari al barile". Il petrolio rimarrà in cima alle
agende internazionali per parecchio tempo".
Lei è un autorevole ingegnere chimico nel campo petrolifero. Nessuno meglio
di lei pu? dirci l'ultima parola riguardo ai nuovi giacimenti "giganti"
di Canada e Messico di cui tanto si parla. Saranno loro a salvarci dalle
conseguenze del picco di produzione?
"Non esistono più, malgrado quel che riporta la stampa, giacimenti "giganti".
Gli ultimi due sono stati scoperti nel 1999 in Iran e Kazakhstan, ed entrambi
non stanno offrendo grandi performances. Il primo è sotto contratto con
la giapponese "INPEX" e non produce alcunchè; il secondo, gestito dall'ENI,
non comincerà a produrre prima del 2008, sempre che tutto vada per il meglio".
"Il vero problema mondiale è che i "giganti" già attivi (circa 40 in tutto
il globo, da cui si estrae il 30% della produzione totale) stanno rapidamente
invecchiando. Alcuni di loro hanno più di 50 anni, come il più grande di
tutti che è il giacimento saudita di Ghawar. Gli esperti sono convinti che
le chances di trovare un altro "gigante" in futuro sono ormai ridotte a
zero".
Secondo lei i leader internazionali sono consapevoli del picco di produzione
che si sta approssimando? Stanno facendo programmi o strategie al riguardo?
"Poche persone sono al corrente della situazione. Alcuni politici sono tra
queste, ma preferiscono non parlarne: agli elettori è doveroso offrire solo
messaggi positivi. Non credo, inoltre, che si stia preparando alcuna strategia
riservata in proposito, non esiste un "piano B" quando si tratta di energia.
Per questo il picco di produzione coglierà tutti impreparati, creando enormi
problemi. Sarebbe saggio provvedere fin da ora, perchè prima si comincia
meno sarà costoso, sia in termini economici che di vite umane".
"Uno dei pochi Paesi che stanno facendo qualcosa è l'Australia, orientando
i propri investimenti verso energie alternative ed attuando un minimo di
preparazione".
Recenti notizie riportano che banche internazionali, come la Morgan Stanley,
stanno acquistando petrolio direttamente creando delle proprie riserve.
E' questo un altro segno dell'approssimarsi del picco, e dei conseguenti
aumenti di prezzo?
"Non sapevo che la Morgan Stanley stesse approntando riserve proprie. In
ogni caso, si tratta di un investimento assai saggio: i prezzi sono destinati
a salire senza più fermarsi, ferma restando una normale volatilità strada
facendo".
Le conferenze dell'OPEC non rappresentano più una notizia da prima pagina.
Sembra quasi che l'OPEC stia perdendo il suo potere: non è più in grado
di decidere il prezzo del petrolio, lasciandolo fluttuare con il mercato
per la prima volta nella storia. Qual è il futuro dell'OPEC? E' destinata
semplicemente a dissolversi o cercherà di sopravvivere per mantenere il
controllo della produzione?
"L'OPEC non ha perso solo potere, ma anche la sua ragion d'essere. Potrebbe
cercare di cambiare il suo atteggiamento, ma ciò richiederebbe visione del
futuro, immaginazione e capacità di pensiero laterale. L'OPEC avrebbe bisogno
di un miracolo per sopravvivere al picco di produzione".
Franco Bernabe, ex amministratore delegato dell'ENI (e oggi direttore di
PetroChina), ha affermato in un'intervista a Forbes nel 1998 che il picco
petrolifero era atteso per i primi anni del 2000. Ma molti dei vostri colleghi
nel campo del petrolio non ne parlano mai, e si comportano come se l'oro
nero fosse una risorsa infinita. Sa dirci perchè?
"Bernabè aveva ragione. Ma in generale l'industria petrolifera non vuole
saperne di picco produttivo. Nessuna delle grandi multinazionali è pronta
ad ammetterlo, anche se sono consapevoli di come sia dietro l'angolo. Finchè
saranno in grado di mantenere l'omertà andranno avanti facendo finta di
nulla, anche perchè sono molto occupate a contare i loro mirabolanti profitti
(destinati a frantumare ogni record per il 2004)".
A proposito di Italia. Forse conosce Enrico Mattei e il suo "irrispettoso
atteggiamento" verso le grandi multinazionali, che lui chiamava "le sette
sorelle". Quali sono le relazioni attuali tra Italia ed Iran riguardo al
petrolio?
"Penso che ci sia un abisso tra le conquiste del grande visionario Enrico
Mattei e le attività odierne dell'ENI. Mattei era un individuo straordinario
che ha creato l'ENI praticamente dal nulla, infondendole il senso di una
"missione". Ha concluso con l'Iran, nel 1957, il contratto più rivoluzionario
della storia (il cosiddetto 75/25) che è poi diventato la norma e che probabilmente
gli è costato la vita".
"Oggi, in Iran, l'ENI ha uno dei peggiori contratti possibili, il cosiddetto
"buy-back", nei giacimenti di South Pars e Darquoin. Sono assolutamente
certo che Mattei non avrebbe mai firmato un contratto simile".
"Una nazione ricchissima di risorse naturali, che abbonda di petrolio e
di gas non ha alcun bisogno di energia nucleare per scopi pacifici e di
natura civile?. Questo è ciò che ha affermato Ari Fleischer, uno dei falchi
dell'amministrazione Bush, a proposito del programma nucleare civile iraniano.
Alcuni sostengono che questo programma sia una sorta di cortina fumogena
per scoraggiare future invasioni. Non è invece possibile che l'Iran si stia
preparando per il picco di produzione?
"Non credo che stiano effettuando alcuna preparazione in proposito. Se non
sanno nulla di petrolio, come possono capire qualcosa di picco petrolifero?"
Un'ultima domanda riguardo il suo popolo. Gli Iraniani sono una popolazione
unita e forte. Cosa si aspetta per il futuro?
"Io spero con tutto il cuore che al grande popolo iraniano sia riservato
un futuro migliore di quanto non sia il presente..."