[NuovoLaboratorio] Dall'Università della Basilicata: blocco …

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Szerző: magnone@chimica.unige.it
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] Dall'Università della Basilicata: blocco della didattica
Forse sfuggita ai più inoltro la delibera del Senato Accademico
dell'Università degli Studi della Basilicata per il blocco della didattica ad
oltranza...e senza nessuna data di ripresa o scadenza!
Giustamente, da come riportato da Marco Merafina dell'Università di Roma, si
tratta "della delibera di Senato più avanzata tra quelle esistenti,
pprobabilmente una delle piu' forti come toni".


Leggo e riporto, per semplicità, alcuni passi direttamente dalla delibera del
SA datata 5 ottobre:

"Il Senato Accademico dell'Università degli studi della Basilicata deve però
prendere atto, con rammarico e sconcerto, che le voci di protesta da tempo
levatesi in tutti gli atenei italiani non hanno di fatto portato a modifiche
sostanziali nel testo del decreto né hanno influito sull'iter legislativo..."

"...Il Senato Accademico dell'Università degli studi della Basilicata delibera
pertanto di sospendere l'inizio delle lezioni nell'Università degli Studi
della Basilicata finché il Ministro non accetterà un autentico confronto con
la comunità accademica di base, rinunciando alla richiesta di delega, e invita
studenti e docenti ad un'ampia mobilitazione e ad una attenta vigilanza".

Posso solo dire che la trovo un'ottima delibera...forse scomoda, perche darà
sicuramente fastidio a molti, ma come non essere in accordo con i "pochi"?

Vigiliamo...vigiliamo...

Edoardo Magnone




-------- Original Message --------
Subject: Senato Accademico: blocco sine die a Potenza (Univ.Basilicata) !!
Date: Wed, 6 Oct 2004 08:28:34 +0200 (MET DST)
From: Marco Merafina <Marco.Merafina@???>
To: Undisclosed recipients: ;

Cari colleghi, invio a tutti voi il testo della mozione del Senato
Accademico dell'Università della Basilicata. La comunicazione merita un
commento poiché si tratta della delibera di Senato più avanzata tra
quelle esistenti, probabilmente una delle piu' forti come toni
(soprattutto per l'attacco alle ambiguità della CRUI). Nessun Senato
Accademico ha deliberato una sospensione senza porre una data di
scadenza - e l'attività didattica in questo ateneo era gia' sospesa (più
del 90% dei corsi) a seguito del deliberato dell'Assemblea generale di
Ateneo tenutasi il 30/9 -. Vedendo il coraggio di questa piccola
università: - a fronte dei dubbi e le incertezze che attraversano
l'ateneo a cui appartengo (Roma La Sapienza), che peraltro ha dato prova
di partecipazione soprattutto con la spinta dei ricercatori di alcune
facoltà portando alle molteplici delibere esistenti, che mai però hanno
raggiunto livelli di decisione nella protesta se non nel caso della
facoltà di Ingegneria e di alcuni dipartimenti a Scienze; - a fronte
delle colpevoli indecisioni di alcuni presidi del mio ateneo (Scienze
fra tutte) che meditano di opporsi alla possibile risoluzione del Senato
della Sapienza di proclamare uno stop anche di 10 giorni; - a fronte
infine dell'indifferenza delle facoltà di Giurisprudenza e Scienze
Politiche e della maggior parte dei professori di I e II fascia a cui
sta a cuore l'università solo a parole, tanto presi nei loro
microscopici interessi e a cui chiedo uno scatto di orgoglio; VIENE DA
VERGOGNARMI DELLA MIA UNIVERSITA' Del resto riprendendo le parole del
collega Fanti da Potenza (che mi ha girato il documento): < 27
università coinvolte, più di 130 mozioni, forse non abbiamo fatto ancora
abbastanza, c'è ancora molto da lavorare. Rimbocchiamoci le maniche! >

cordialmente Marco Merafina

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From: Paolo Fanti

Delibera del S.A. dell'Università degli Studi della Basilicata
Il Senato Accademico dell'Università degli studi della Basilicata si fa
interprete del profondo dissenso, che ha già prodotto un'ampia e spontanea
mobilitazione in questo come negli altri atenei italiani, rispetto al testo
del Disegno di legge sullo stato giuridico della docenza universitaria
licenziato dalla Commissione cultura della Camera dei deputati. Il Senato
Accademico giudica tale testo un ulteriore, deleterio passo sulla via della
dequalificazione della formazione universitaria. Al di là di ostentate
dichiarazioni di principio destinate ad essere vanificate dai fatti, esso
appare in realtà ispirato a un'idea di università che non può assolutamente
essere condivisa da chi continua a credere in principi quali il primato della
ricerca, l'inscindibile nesso tra ricerca e didattica, la maturazione dello
studente e del futuro studioso attraverso il contatto continuo con chi
appassionatamente e quotidianamente elabora (e non solo "trasmette") il
sapere, l'indipendenza e la libertà della ricerca e dell'insegnamento.
Il testo del decreto, per converso, pare chiaramente prefigurare una
università - se così ancora potrà chiamarsi - obbligata ad affidare in larga
misura l'insegnamento a figure precarie che non potranno offrire agli studenti
quel totale impegno che solo la piena partecipazione alla vita della comunità
accademica consente e a cui non verrà garantito, o addirittura neppure
richiesto, di sviluppare una propria attività di ricerca in spirito di libertà
e con fiducia nell'avvenire. Inaccettabili appaiono, in particolare: - la
previsione di forme prolungate di precariato che, nell'attuale situazione del
mercato del lavoro e dei bilanci universitari, in assenza di un significativo
incremento delle risorse investite nella ricerca e nella formazione superiore,
potrebbero solo ottenere l'effetto di allontanare i giovani più promettenti
dall'università; - l'abolizione della distinzione fra tempo pieno e tempo
definito, che privilegia di fatto le attività esterne a scapito del pieno
impegno nella vita universitaria; - la configurazione di forme surrettizie di
reclutamento di professori universitari al di fuori di procedure concorsuali.
Al di là del decreto, incredibile appare l'aver concepito e poi rinnovato il
blocco delle assunzioni, lesivo dell'autonomia delle sedi ed esiziale per la
loro vita complessiva; se davvero - come annunciato - esso non verrà
riproposto per l'anno a venire, ciò non può costituire motivo di particolare
soddisfazione (o - peggio - contropartita): era doveroso non perseverare in un
atto di dubbia legittimità e sicura ingiustizia sostanziale, che ha già creato
gravi danni. Non è certo la prima volta che questi motivi di dissenso emergono
nelle università. Il Senato Accademico dell'Università degli studi della
Basilicata deve però prendere atto, con rammarico e sconcerto, che le voci di
protesta da tempo levatesi in tutti gli atenei italiani non hanno di fatto
portato a modifiche sostanziali nel testo del decreto né hanno influito
sull'iter legislativo. Il Senato lamenta peraltro che la CRUI, al di là di
alcune dichiarazioni di principio, non sia stata efficace interprete del
profondo sentire della comunità accademica e non abbia saputo esigere che il
Ministro, prima di procedere a qualsivoglia iniziativa, mettesse in atto un
serrato confronto con le sedi universitarie. Al contrario il comportamento fin
qui tenuto dalla CRUI induce nella comunità accademica una reazione di estrema
diffidenza che può portare fino alla revoca di ogni delega alla stessa CRUI. A
fronte di ciò, il Senato Accademico ritiene che sia giunto il momento di
procedere a forme di protesta che richiamino con maggior forza l'attenzione
sui reali problemi del sistema universitario e facciano pienamente comprendere
come i ventilati progetti di riforma, nonostante i propositi esibiti,
minaccino di compromettere alla radice il fondamentale ruolo dell'università
come luogo di elaborazione del sapere e motore di sviluppo culturale e
sociale. La crisi, voluta e determinata, del sistema universitario è di fatto
crisi della società italiana, costretta ad inseguire modelli economici
distruttivi delle risorse sane, intellettuali e materiali, esistenti nel Paese
e assoggettata a politiche di dominio internazionali e di smantellamento di un
prezioso sistema pubblico di servizi sociali e di strutture formative e di
ricerca. Il Senato Accademico dell'Università degli studi della Basilicata
delibera pertanto di sospendere l'inizio delle lezioni nell'Università degli
Studi della Basilicata finché il Ministro non accetterà un autentico confronto
con la comunità accademica di base, rinunciando alla richiesta di delega, e
invita studenti e docenti ad un'ampia mobilitazione e ad una attenta
vigilanza. Esorta, inoltre, il Magnifico Rettore a sostenere l'iniziativa di
invitare presso l'Università degli Studi della Basilicata i Senati Accademici
delle Università italiane, per elaborare soluzioni alternative al disegno di
legge del Ministro.

Potenza, 5 ottobre 2004
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