On Fri, 01 Oct 2004 19:40:59 +0200, "P@sKy" <pasky@???> wrote:
>Essere antagonisti significa farsi assegnare uno spazio dalle
>istituzioni? Ed il riconoscimento politico di quest'azione
>dov'e? cos'e'? perche?
Senti, con la massima stima e senza intenzioni particolarmente polemiche (ma
sapendo che io e te veniamo da strade parecchio diverse, direi, quindi siamo
destinati a non essere mai troppo d'accordo), non hai mai pensato che quello
che vuoi fare tu forse è un "antagonist-meeting" invece che un
"hackmeeting"? E che tra le persone che partecipano / parteciperebbero
volentieri (io, ad esempio, anche se io non ho mai mosso un dito per
organizzare, e mi sono limitato a contribuire con un talk negli ultimi due
meeting) magari ce ne sono alcune che, pur capendo i motivi delle
occupazioni, preferirebbero *politicamente* un posto non occupato a uno
occupato? (anche se so che qui sono in iper-minoranza, per carità)
E' questione di definizioni e penso che sia giusto che, alla fine, chi
organizza e ci mette il mazzo tanto e i rischi sia quello che prende la
decisione; chi non organizza si limiti a ringraziare e accetti la cultura di
chi si sbatte o non ci venga: valeva per il moca, vale per l'hackmeeting.
Però volevo proporti un altro punto di vista, legato all'idea che la cultura
hacker e la cultura antagonista siano due settori con ampie zone di
sovrapposizione, ma non siano la stessa cosa.
IMHO l'hacker è una persona che cerca di capire come funzionano le cose per
cambiarle dal di dentro, non dal di fuori. In questo, ad esempio, ci può
stare pagare un affitto, mentre non ci può stare farsi imporre dei vincoli
da chi (istituzione o altro) ti offre in cambio un posto.
--
vb. [Vittorio Bertola - v.bertola [a] bertola.eu.org]<------
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