L'ultimo orrore di Baghdad: il traffico di organi umani
Giuseppe Zaccaria, la Stampa
27 settembre 2004 - Esplodono bombe, cadono granate, si decapitano ostaggi
ed ogni giorno almeno cinquanta persone muoiono in sparatorie, rapine o
incidenti, lo sterminato obitorio iracheno continua a riempirsi di cadaveri
e «l'industria della morte lavora a pieno regime». Qualche giorno fa l'idea
di indagare in un angolo buio mai esplorato prima era nata da una frase del
genere, sentita ripetere chissà quante volte in un programma televisivo, poi
quell'angolo buio ha svelato una storia terrificante.
Chi parlava di «industria della morte» forse non si rendeva conto di quanto
vicino fosse ad una realtà che sposta ancora e sempre più avanti i confini
dell'orrore, da molti mesi in Iraq si vende la sola materia prima di cui in
Paese sia diventato ricco, ovvero i corpi umani.
Cadaveri interi, organi per i trapianti, teste mozzate che finiranno nelle
scuole per giovani dentisti vengono caricate ogni giorno su camion
frigoriferi che partono verso il Kuwait ed il confine iraniano, per poi
disperdersi verso ospedali e centri clinici australiani, giapponesi,
svizzeri. Il traffico muove miliardi di dollari e dispensa tangenti enormi,
travolge ogni regola morale e remora religiosa, riafferma le regole selvagge
di un mercato in nome dei quale si organizzano circuiti sempre più simili a
un sabba diabolico.
Le prime tracce del traffico sono emerse qualche settimana fa proprio da un
trasporto bloccato nel villaggio di Al Qaime, al confine con la Siria:
dietro un carico di carne bovina erano occultati resti umani, l'autista ha
provato a corrompere i poliziotti che evidentemente appartenevano ad un
gruppo non ancora sufficientemente «oliato», ci sono state lunghe
discussioni ed infine per colmo di atrocità quei resti sono stati dispersi
nel deserto, non si sapeva cos'altro farne, nella zona non esistevano celle
frigorifere nè si conosceva la provenienza dei reperti.
Quest'atroce storia sembrava una sceneggiatura da film dell'orrore anche a
chi oggi ve la sta raccontando, poi qualche giorno fa una visita alla
«morgue» della capitale e gli incontri con alcuni medici e qualche
poliziotto hanno rivelato quanto sia autentica, e fino a che punto il
traffico si riveli fitto e organizzato. All'ospedale di Tebe Al Adli, dove
ha sede l'istituto di medicina legale, un medico che si chiama Selim Abbas
ha raccontato come da mesi molti dei corpi portati all'obitorio mostrino
strane mutilazioni.
«Abbiamo cominciato ad accorgercene durante lo scorso inverno quanto le
auto-bomba hanno preso a moltiplicarsi e dunque anche i corpi di vittine
civili arrivavano a frotte. Alcuni risultavano scempiati dall'esplosione
altri dal bisturi: era evidente, e sempre più lo è stato nei mesi
successivi, che qualcuno caricava i corpi delle vittime solo per condurli in
ospedali o studi privati nei quali venivano espiantati con grande rapidità
cuore, reni e fegato congelando subito gli organi e facendo poi giungere a
noi quel che restava».
La vicenda parrebbe ancora incredibile se a confermala ulteriormente non
fossero le parole di Safa Adnan, generale e responsabile del reparto di
polizia criminale, un uomo di mezza età che sembra averle viste tutte e
spiega come traffici di questo tipo avessero avuto origine già ai tempi di
Saddam.
«Purtroppo - racconta con mesta ironia - in questo Paese i morti non sono
mai mancati e già alcuni anni fa accadde che un ladro, entrato di soppiatto
in una grande villa di Al Mansour con l'idea di rubare, invece di arredi
preziosi trovasse all'interno una serie di refrigeratori con resti unami. Il
bandito fuggì subito ma poi segnalò la cosa alla polizia, ci furono
irruzioni e arresti, i giornali di Saddam ne parlarono molto, s'era scoperto
un traffico di membra umane fra l'Iraq e gli Emirati con destinazione
Occidente. Sa, a voi occidentali i musulmani potranno anche non piacere però
forse a pezzi sono più appetibili, possiedono cuore e fegato come tutti...».
Il traffico iniziatosi negli anni scorsi trovava base nella corruzione di
alcuni funzionari del regime e nei disastrosi effetti economici
dell'embargo. E' perfino troppo logico che dopo la guerra sia ripreso in
forme centuplicate a causa del semplice e terribile fatto che la povertà
continua a dilagare mentre la materia prima si è resa molto più disponibile.
«In certi giorni, quando si perpetrano le stragi più sanguinose le
quotazioni scendono, un cuore appena espiantato può valere appena duecento
dollari».
«Quando riusciamo ad arrestare i trafficanti siamo inflessibili, gente
simile merita solo la morte», continua Adnan. «Teniamo gli occhi
particolarmente aperti, adesso registriamo subito qualsiasi arrivo
all'obitorio, fotografiamo le vittime e identifichiamo chi ha trasportato il
corpo però il fenomeno è troppo esteso per poterlo affrontare compiutamente.
Un paio di mesi fa abbiamo arrestato trafficanti appartenenti a bande
diverse però erano i pesci più piccoli, per così dire i barellieri mentre
ogni organizzazione dispone di "sciacalli", espiantatori nascosti fra i
medici e semplici trasportatori. Qualcun'altra invece arruola rapitori
professionisti che prendono gente per sezionarla, soprattutto bambini».
Di queste ultime cosche parleremo fra breve, adesso cerchiamo di capire come
funziona il saccheggio dei corpi. A spiegarcelo meglio è la dottoressa
Tahrid Mohammned, ginecologa alla clinica Al Beyah: «Nella classe medica di
Baghdad si discute molto di questo fenomeno perchè si è fatto sfacciatamente
evidente, esistono almeno quattro organizzazioni che il città raggruppano
gli "sciacalli», sono munite di furgoni e ambulanze oppure ricattano gli
autisti degli ospedali. Dovunque si verifichi una strage questi criminali
arrivano, scelgono le vittime con occhio esperto (i più giovani, i meno
devastati, quelli che magari respirano ancora) e le trascinano via. Quando i
resti giungeranno agli istituti di medicina legale, ai parenti verrà detto
che il corpo era irriconoscibile ed è stato subito inumato, così decine o
forse centinaia di iracheni si trasformano in merce per il mercato mondiale
del trapianto».
Già, il mercato mondiale. Duemila dinari per un rene (circa millecinquecento
dollari), mille per un fegato in buone condizioni, appena cinquanta dollari
per una testa che nelle scuole odontotecniche d'Occidente servirà alle
esercitazioni degli allievi sono prezzi incredibilmente allettanti, circa un
decimo di quel che si pagherebbe in Europa rivolgendosi, come di solito
avviene, ad ospizi oppure ospedali.
«Si conoscono bene anche i nomi dei grandi trafficanti», racconta un altro
medico all'ospedale «Al Hayal», che in questo caso converrà lasciare
anonimo. «I più famosi sono un cittadino turco ed un iraniano, li conoscono
tutti, come si sa benissimo che gran parte dei trasporti all'estero passa
per il villaggio di Shalanga a Sud di Bassora. Lì pare che le tangenti
tocchino anche a funzionari occidentali». Nell'ambiente si dice che lo
scorso giugno il mercante turco associato ad un cingalese avrebbe esportato
reperti umani per 4 milioni di dollari.
In fondo però non c'è troppo da stupirsi, le dure leggi di un Paese
trasformato in palestra e tempio dell'iperliberismo vogliono che si esporti
la materia prima di cui si dispone in abbondanza. «Purtroppo - aggiunge il
generale di polizia, questa volta senza ironia alcuna - temiamo da mesi che
bande di delinquenti esportino anche bambini, rapiti per il medesimo scopo».
Ma questo è troppo anche per chi si è abituato all'orrore quotidiano di
questa fabbrica di morti.
http://www.lastampa.it/Speciali/iraq2004/articoli/
art040927.asp