[Forumlucca] Contro-inchiesta sul sequestro Pari/Torretta

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Autor: Federazione dei Verdi di Lucca
Data:  
Assunto: [Forumlucca] Contro-inchiesta sul sequestro Pari/Torretta
Crediamo che sia doveroso divulgare notizie scomode, anche quando si ha
come la sensazione di sparare sulla "croce rossa", ma il nostro dovere è
anche quello di informare fuori dal coro mass-mediatico e al di là delle
emozioni immediate. Leggete e giudicate voi, con la vostra sensibilità,
questo articolo di Reporter Associati. Sarebbe interessante aprire un
confronto su queste problematiche.

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Contro-inchiesta (e ricostruzione) del sequestro di Simona Pari e
Simona Torretta
di Roberto Saviano
25 Sep 2004

Questa mia inchiesta non è stata accettata da nessun giornale con
cui collaboro né da altra testata giornalistica italiana. L'unico
giornale che ha ricostruito lo scenario del rapimento Pari-Torretta
attraverso informative e documentazioni ufficiali raccolte da Rita
Pennarola è stato il mensile La Voce della Campania che ormai da
anni combatte assieme al suo direttore Andrea Cinquegrani una
solitaria battaglia contro il potere della camorra e l'idiozia del
giornalismo italiano, sopravvivendo con dignità nonostante le
querele milionarie e le minacce continue. Nessuno ha avuto decenza
di dedicare del tempo allo studio, alla ricerca degli elementi sino
ad ora raccolti dai servizi segreti e dai magistrati. Nessuno. Presi
dal vortice cadenzato come un metronomo delle Ansa, dalle notizie
battute dagli uffici stampa militari, nessuno ha voluto ricercare
con calma e taglio scientifico cosa poteva esserci dietro il
rapimento in Iraq delle due volontarie italiane di "Un Ponte per…"

Nessuno ha voluto indagare o forse nessuno ha preferito farlo visto
che ciò che in ultima somma ne vien fuori è una situazione di
incredibile connivenza di poteri che fanno del sequestro di Simona
Pari e Simona Torretta un nodo gordiano insolvibile. Il sequestro
delle due Simona che ieri un messaggio lanciato nel web vuole
addirittura assassinate, è strettamente legato al sequestro dei
quattro "impiegati" italiani sequestrati in Iraq: Fabrizio
Quattrocchi, Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino.

Questo sequestro invero rientra in una logica di conflitto le cui
parti in causa nessuna inchiesta ha voluto svelare ed i cui motivi
sono talmente chiari da avere il ben fondato dubbio che ci sia una
generale e pervicace volontà di non lasciarli emergere compiendo una
vera e propria scelta di censura.

Cercherò di almanaccare i diversi elementi e congetturare con gli
strumenti della ragione e della ricostruzione il reale motivo del
sequestro. Iniziamo. Le informative dei Servizi Segreti italiani
dichiarano che la scelta di sequestrare le due volontarie italiane
non è stata casuale, si dichiara che i testimoni sfuggiti al
sequestro parlano di un commando che voleva proprio le due giovani
donne e che non avendo le loro foto le cercava con agitazione e
soprattutto come principali obiettivi dell'operazione.

Per comprendere il motivo della scelta di due italiane legate
all'organizzazione "Un Ponte per…" come obiettivo di un'azione di
rapimento bisogna procedere a ritroso ed arrivare sino al 2003
quando la giovane Valeria Castellani arriva in Iraq.

Questa intraprendente ragazza arriva a Bassora collaborando con i
volontari dell'associazione "Un Ponte per…" e lavora ad un progetto
particolarmente interessante ovvero permettere al dattero iraqeno,
in assoluto il migliore al mondo, di potersi nuovamente imporre sul
mercato. La qualità del dattero di Bassora, il celebre Al Bakhri, è
stato fortemente danneggiato dall'embargo poiché l'impossibilità di
esportarlo ha costretto alla rovina la parte maggiore delle fattorie
irakene che coltivavano i datteri. A valutare tale progetto
sembrerebbe che la Castellani è una giovane piena di idee ed
energia, proprio come i giornali cattolici (come Famiglia Cristiana)
la considerano e descrivono.

Nell'aprile 2004 però dopo l'uccisione di Quattrocchi notiamo che il
nome di Valeria Castellani viene iscritto nel registro degli
indagati dai pm della Procura di Genova, Francesca Nanni e Nicola
Piacente all'interno delle indagini sul sequestro e la morte di
Quattrocchi. Come mai una impegnata volontaria viene inscritta nel
registro degli indagati? Cosa mai potrà centrare una donna votata al
progetto del rilancio dell'agricoltura iraqena senza alcun scopo di
profitto personale, con la melmosa vicenda di Quattrocchi?

A ben scavare nei dati e nelle carte giudiziarie viene fuori che
Valeria Castellani risulta essere una rampante manager di Dts Itc.
Security, l'azienda con sede nel Nevada (USA) che recluta gli
addetti alla sicurezza privata in Iraq. Castellani ufficialmente
risulta essere l'amministratrice dell'azienda Dts. Per comprendere
come una giovane vicentina figlia della piccola borghesia possa
arrivare ad essere amministratore di un'azienda americana capace di
fatturare cifre altissime perché fornisce contratti per la
protezione dei membri del Congresso americano in visita in Iraq,
bisogna andare ad indagare sul suo compagno, Paolo Simeoni. Anche
quest'ultimo, genovese di 32 anni, è entrato in Iraq attraverso le
associazioni non governative.

In quanto esperto di operazioni di sminamento e bonifica del
territorio Simeoni ha collaborato con "Un Ponte per…" e soprattutto
con Intersos organizzazione umanitaria nata con il finanziamento
delle Confederazioni Sindacali. Paolo Simeoni è un ex incursore del
Battaglione San Marco, poi nella Legione Straniera a Gibuti e in
Somalia, successivamente andato in missioni in Africa, Kosovo
Afghanistan ed alla fine in Iraq. Diviene nel 2002 un volontario
umanitario delle ong, approfittando delle sue qualità di sminatore
riesce ad essere ben voluto ed anzi richiesto da molte ong. Ma ben
altro ha in mente che bonificare terreni minati. Conosce
perfettamente le logiche dei paesi in guerra e sa bene che non
esiste cosa più redittizia che fornire servizi militari alle truppe
in difficoltà.

La sicurezza privata è un business che tende progressivamente ad
aumentare con l'impossibilità delle truppe militari regolari di
monitorare le strutture che vengono ad edificarsi. Costruzione di
aziende, il viaggio dei tir, spostamento di civili e politici,
cantieri. La necessità di guardie private si è palesata dalle prime
ore della guerra irakena. Ed un occhio esperto lo comprende
nell'immediato.

Paolo Simeoni infatti fonda in un primo momento la Naf Security
amministrata dalla Castellani con sede in Iraq, ma per la
particolare situazione di paese invaso la Naf non riesce a vicere
neanche un appalto. Le gare sono vinte solo da aziende degli USA. La
coppia Simeoni-Castellani non demorde, muta in brevissimo tempo
tutto e riescono a fondare in america la Dts Security. L'azienda è
la medesima, identico amministratore, stessi impiegati, cambia solo
il nome e la sede che infatti sarà in Nevada negli USA. Ciò gli
basta per vincere le gare d'appalto. Vengono così chiamati
dall'Italia gli amici di Simeoni, tra cui Fabrizio Quattrocchi.
Sfortuna però volle che gli USA decisero di non inviare più politici
in Iraq, troppo pericoloso e così il motivo primo della Dts Security
sembrò svanire.

La versatilità imprenditoriale però non ha limite e così tutti gli
impiegati piuttosto che tornare indietro iniziarono ad
essere "piazzati" dall'azienda a difesa del personale delle
multinazionali americane ed in altre operazioni di tutela di
cittadini e di aziende americane. Così la Dts Security in breve
tempo diviene una sorta di azienda capace di fornire difese a tutti
coloro, imprese ed uomini stranieri, che essendo esposti ne avevano
bisogno. Diviene in molti territori dell'Iraq un esercito parallelo
a tutela del flusso di capitali che giunge in iraq sottoforma di
macchinari, politici, o trivelle. La nostra coppia Castellani-
Simeoni quindi si è recata in Iraq attraverso le ong ma giunta una
volta sul luogo dopo pochissimo tempo ha portato avanti il suo
progetto di edificare un azienda di scorta e servizio armato.

Insomma Paolo Simeone e Valeria Castellani hanno utilizzato le
associazioni non governative per inserirsi su un territorio con la
massima agilità e copertura, poi lentamente hanno mutato la loro
prassi hanno abbandonato il loro lavoro di volontariato iniziando ad
impegnarsi sul piano imprenditoriale. Del resto quale migliore
copertura che quella del volontariato quando si è in luoghi di
guerra? Ogni sospetto sulla possibilità di fornire mercenari
svanisce dinanzi al passepartout dell'impegno civile e sociale.

Valeria Castellani a Vicenza era nota per una sua spiccata simpatia
per la estrema destra antisemita ma dopo la sua partecipazione alla
missione di Intersos in Afghanistan e dopo aver collaborato con "Un
Ponte per…" in Iraq, beh ha indossato una robusta panoplia di
purezza. A questo punto si comprende facilmente che le due Simona
sono state rapite per una logica interna ai servizi di sicurezza
privati.

Del resto i primi a dare notizia di come era avvenuto il rapimento
sono stati proprio Simeone e Castellani. Insomma erroneamente con
grande probabilità viene attaccata "Un Ponte per…" e vengono
sequestrate Simona Pari e Simona Torretta al fine di attaccare
l'agenzia di protezione che ha avuto persone in qualche modo
provenienti dall'associazione.

Ora bisogna comprendere se le organizzazioni non governative, se le
associazioni di volontariato che utilizzano i contatti con queste
persone sapevano chi erano questi personaggi oppure hanno subito un
operazione d'infiltrazione. E' facile del resto poter entrare in
un'operazione di volontariato. Volontà e serietà oltre che
competenza sono gli elementi di scelta nessun'altra selezione è
presente. Oltre che sommarie indagini sui propri volontari le ong
non hanno spesso la forza di conoscere a fondo i personaggi che
decidono di partire per i propri progetti spesso, tra l'altro,
deficitari di individui. O seguendo invece una tesi opposta si
potrebbe ipotizzare che le ong preferiscono avere dei rapporti come
dire, strategici con questi personaggi capaci di avere le mani
dappertutto e contatti in ognidove. L'unico ambito su cui bisogna (e
spero di non dover dire bisognava) è proprio quello delle agenzie
che garantisco servizio privato e "soldati a pagamento".

Hanno mentito politici, media, giornalisti distratti o zittiti da
direttori scrupolosi maestrini delle verità d'ufficio. Invece di
inventare mediazioni, mediatori, e colpi di scena televisivi bisogna
riflettere sul ruolo fondamentale di queste aziende di protezione
che nella strategia dello scacchiere irakeno vengono considerate
dalla guerriglia vere e proprie spine nel fianco perchè tappano i
buchi aperti delle truppe d'invasione.

I gruppi guerriglieri, i nuclei terroristi hanno ovviamente tutto
l'interesse di a porre in crisi le organizzazioni private che
garantiscono protezione a personaggi ed aziende che l'esercito USA
non riuscirebbe a proteggere in misura adeguata. Le due ragazze
volontarie ora sono nelle mani di individui che per motivi
radicalmente diversi dal loro ruolo in Iraq le usano come strumento
di pressione vero il governo italiano che finge ovviamente di non
sapere in qual senso il rapimento è stato messo in pratica.

L'associazione "Un Ponte per..." che da anni cerca di organizzare in
Iraq progetti che hanno l'esclusivo imperativo di concedere dignità
e possibilità di vita ad una civiltà devastata da decenni di embargo
prima ed ora da un'assurda guerra. "Un Ponte per…" ha iniziato a
lavorare in Iraq molto prima che sulle sue città devastate si
accendessero i riflettori delle tv di mezzo mondo.

Un lavoro certosino, continuo, diuturno. Era prioritario che il
Ministro degli Esteri cercasse di smentire il frainteso dei gruppi
terroristi ovvero di idenfiticare le due ragazze in relazione
all'azienda di servizi di sicurezza. Era fondamentale che si facesse
riferimento alla totale estranietà di queste ragazze al
mondo "italiano" delle scorte e dei mercenari. Ma in questa vicenda
sembra che più che a cuore del ritorno delle due donne ci sia la
volontà non di far emergere la cancrena dei rapporti economici di
imprenditori italiani che riescono ad entrare nel succulento mercato
iracheno attraverso la mediazione militare dei servizi di scorta che
ovviamente sapranno far pendere la bilancia dalla parte degli
industriali italiani quando ve ne sarà bisogno.

Godere di un esercito parallelo, non controllato dai media, che non
conosce divise e morti dichiarate è forse in questa guerra
l'elemento più delicatamente fondamentale ancor più perchè
invisibile all'occhio ed all'orecchio dell'Occidente.

Queste due donne pagano sulla propria pelle le scelte
imprenditoriali di alcuni italiani che ben hanno saputo dove
affondare i canini della finanza ed ora spolpano l'osso dell'Iraq
facendo finire tra le ferine ganasce due donne innocenti che in Iraq
non erano per guadagnare stipendi lussuosi come militari ed
imprenditori ma per portare avanti reali progetti di crescita
sociale. Indagare e riflettere sulle aziende italiane che in Irak
speculano ed investono, capire che la gestione dei mercenari, in
breve, è nelle mani di organizzazioni private italiane, questo è
l'ambito unico su cui bisogna ragionare.

Mentre Rai e Mediaset continuano a mandare in onda i volti dolci e
sorridenti delle due giovani ragazze non viene pronunciata su questa
vicenda che una bugia perenne.

Roberto Saviano
redazione@???
[articolo tratto da ReporterAssociati]