Autore: Gianmarco Data: Oggetto: [Cpt] alcune note per un 25 settembre migrante precario nomade,
e possibilmente protetto da San Precario...
Il 25 settembre i cittadini migranti di Bologna emergeranno dalla clandestinità
politica loro imposta ed acquisiranno la visibilità e la parola negata.
Migliaia di donne e di uomini si incroceranno in Piazza XX settembre dalle
ore 15 per rendere pubblico come essi siano una parte enorme del lavoro
vivo della città diffusa Bologna, per dire a tutti come essi siano parte
della composizione di classe soggettivamente più in crescita.
Questi migranti ci dicono che sono venuti in questi territori perché in
fuga dalla devastazione neoliberale e dalle sue guerre, ci raccontano come
essi siano il bacino e il corpo nudo di sperimentazione dei dispositivi
disciplinari sulla precarietà.
Sulla loro pelle vengono attuate le tecniche del comando per la massimizzazione
dello sfruttamento. La loro stessa vita è soggiogata alla subordinazione
del lavoro: il diritto ad esistere è vincolato e limitato dalla permanenza
di un contratto di lavoro.
La legge Bossi Fini ha introdotto un dispositivo schiavistico che rende
lo statuto del lavoro migrante precario, socialmente clandestinizzato, fornendo
alle filiere produttive locali un?enorme arma di ricatto. Infatti, nelle
piccole e medie imprese dei nostri territori, la ribellione, l?attività
sindacale, la sottrazione della vita alla schiavitù comporta la rescissione
del contratto, la sospensione del diritto a vivere e costituisce un biglietto
di sola andata verso il Centro di Permanenza Temporanea di via Mattei.
Le biografie delle migliaia di migranti che abbiamo incrociato in questi
mesi di resistenza autorganizzata alla Bossi Fini ci dicono che l?attributo
di migrante si declina in quello di precarietà, intesa come risultato della
guerra ai diritti, come schiavitù biopolitica.
Ci dicono che da questo punto di vista il loro laboratorio di sfruttamento
è anche il nostro, immediato e futuro, perché nel warfare globale non vi
è un dentro ed un fuori, un nemico unico ed un solo fronte.
Siamo tutt* una frammentata composizione di soggetti del lavoro precario
il cui statuto è determinato da una guerra senza quartiere contro i suoi
bisogni ed il suo desiderio di liberazione.
Per questo il 25 settembre non sarà un corteo *etnico*: troppe sono infatti
le affinità tra tutti coloro che subiscono gli effetti della legge 30 per
poter anche solo pensare che la resistenza ad essa possa essere perimetrata
sulla provenienza geografica.
E non a caso ci siamo incrociati, ascoltati, conosciuti nelle assemblee,
nei picchetti, agli sportelli delle nostre reti di lotta alla precarietà
sociale.
Precog, intermittenti, invisibili del lavoro a chiamata, a progetto, in
nero, lavoratrici domestiche, operai ed operaie migranti hanno sperimentato
in questi mesi un nuovo piano di contaminazione reciproca e mutuale: insieme
hanno costruito i presidi per i permessi di soggiorno, attraversato le manifestazione
nei giorni degli scioperi nazionali e di categoria, costruito l?euromayday,
partecipato e fiancheggiato gli smontaggi ed i danneggiamenti degli infami
CPT a Bologna, Gorizia, Torino, Bari Palese. Insieme hanno gioito delle
tante evasioni possibili e insieme hanno capito come questi lager etnici
siano il punto di sintesi più alto del dominio del capitale globale sul
lavoro: punto di sintesi tra la legge 30 e la coniugata legge Bossi Fini.
Per questo CPT non vanno né *superati?, né umanizzati*, ma solo chiusi,
immediatamente e magari dal basso, senza ambiguità o mediazioni o, peggio,
limiti nel come ottenerne la cancellazione.
I migranti hanno imposto all?attenzione del movimento globale la necessità
di intervenire su questi processi, hanno messo a disposizione di tutti la
loro resistenza affinché diventi universale. Partendo dal sé, dalla propria
condizione di forza lavoro composita, in fuga, alla ricerca di una cittadinanza
politica e sociale piena, dicono a tutti noi che dobbiamo essere moltitudine,
che le leggi quadro schiavistiche sul lavoro vanno disobbedite, sovvertite,
disarticolate dal basso e che è possibile un nuovo piano di autonomia dei
soggetti reali del lavoro che agiscono la loro liberazione.
Sabato può essere un'ottima occasione per cominciare a sperimentarlo.
Ci vediamo alle 12 al CPT di via Mattei e alle 15 in piazza XX settembre,
sperando che compaia san Precario.