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Autor: Gabriele Focosi
Data:  
Assumpte: [Forumlucca] Sudan: le conclusioni della missione di Amnesty International in Darfur
COMUNICATO STAMPA
CS122-2004

SUDAN: LE CONCLUSIONI DELLA MISSIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL IN DARFUR

Disperazione delle persone che hanno perso ogni cosa, negazione delle
proprie responsabilita' da parte del governo, delusione per la lentezza
con cui si sta affrontando la crisi: e' questo il quadro che emerge dalla
missione svolta da Amnesty International in Darfur dal 14 al 21 settembre.

Si e' trattato della prima visita in Sudan e dei primi incontri con
rappresentanti del governo di Khartoum da parte di un organismo non
governativo internazionale per i diritti umani dallo scoppio della crisi.
Con una significativa differenza rispetto al passato, Amnesty
International ha avuto libero e completo accesso al Darfur: i suoi
delegati hanno visitato Al Jeneina, Nyala e Al Fasher e hanno incontrato
alti rappresentanti governativi sia in Darfur che a Khartoum, cosi' come
esponenti di organismi internazionali e della societa' civile.

La visita ha confermato le precedenti analisi di Amnesty International:
villaggi attaccati dalle milizie sostenute dal governo, e in alcuni casi
assistite sul campo dalle forze armate sudanesi; uccisioni di civili;
saccheggi e incendi delle abitazioni.

La delegazione di Amnesty International ha visitato diversi luoghi in cui
i villaggi erano stati rasi al suolo o abbandonati e ormai quasi ricoperti
dalla vegetazione e ha visto cammelli, capre e bovini condotti al pascolo
dai pastori nomadi su terreni precedentemente abitati dalle tribu' di
agricoltori.

I delegati dell'organizzazione per i diritti umani hanno raccolto
testimonianze di prima mano da parte di persone sfollate, nei campi e nei
villaggi del Darfur occidentale e a Nyala, nel Darfur meridionale. Due
donne hanno descritto l'attacco e il bombardamento, nel mese di febbraio,
da parte delle milizie janjawid, del loro villaggio nei pressi di Nuri
(Darfur occidentale) e la conseguente uccisione di circa 130 persone.
Erano stati assassinati cosi' tanti uomini che e' toccato alle donne
seppellire i morti. Poiché, inoltre, non c'era spazio per seppellirli
tutti, alcuni corpi sono stati sistemati in un rifugio; di notte, le
milizie janjawid sono arrivate e vi hanno dato fuoco.

'Se alcuni rappresentanti del governo hanno ammesso l'esistenza di
violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, altri hanno negato
nel modo piu' totale. Questo e' un insulto alle vittime' ? ha dichiarato
Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International, che ha guidato
la missione in Sudan.

'Lo sfollamento continua: la gente viene sradicata dalle proprie terre a
causa dei combattimenti e degli attacchi deliberati compiuti ai danni
della popolazione civile' ? ha affermato Bill Schulz, Direttore Esecutivo
di Amnesty International USA, descrivendo l'arrivo di 3000 persone al
campo di Kalma.

I delegati hanno incontrato anche profughi delle tribu' nomadi, situati
nel campo di Musai nei pressi di Nyala, e hanno raccolto testimonianze
speculari di uccisioni e stupri commessi dai gruppi ribelli. Amnesty
International condanna nel modo piu' fermo tutte le violazioni del diritto
umanitario commesse dai gruppi politici armati.

Amnesty International riconosce lo sforzo del governo sudanese di
aumentare la presenza della polizia nel Darfur. Tuttavia, si tratta spesso
di personale poco equipaggiato. Inoltre, la delegazione ha appreso che la
polizia non svolge indagini sulle denunce e che alcuni janjawid sono stati
assorbiti al suo interno.

'A causa dell'evidente stato di insicurezza e dell'assenza di
provvedimenti sugli abusi commessi in passato, la gente non ha fiducia nel
governo: non si sente tranquilla nei campi, e' terrorizzata fuori dai
campi. Chiunque abbiamo incontrato ci ha detto con estrema chiarezza che
non ci sono le condizioni di sicurezza per rientrare nei villaggi' ? ha
detto Samkelo Mokhine, presidente di Amnesty International Sudafrica e
componente della missione. 'In questa situazione, l'unico rimedio e' un
massiccio incremento degli osservatori. Per accrescere la fiducia della
gente e migliorare la sicurezza, ora occorre una presenza internazionale
in ogni distretto.'

Amnesty International esprime apprezzamento per la proposta di aumentare
il numero di osservatori dell'Unita' Africana. 'Tuttavia, non e' solo
questione di numeri. Occorre rafforzare il loro mandato e la loro
operativita'. Gli stessi osservatori delle Nazioni Unite devono essere
enormemente aumentati di numero e dotati di adeguate risorse per svolgere
il loro incarico. Ma gli indicatori su cui misurare i progressi nella
protezione dei diritti umani devono essere qualitativi e non quantitativi.
Non si tratta solo di avere piu' poliziotti, ma di garantire che siano in
grado e abbiano la volonta' di proteggere la popolazione' ? ha precisato
Irene Khan.

'Ripristinare la sicurezza e' essenziale per consentire il ritorno
volontario degli sfollati, in condizioni di incolumita' e dignita'. Non si
deve sottovalutare l'importanza di garantire queste condizioni, altrimenti
c'e' il rischio che la pulizia etnica possa mettere in moto ulteriori
tensioni tra le etnie' ? ha aggiunto Irene Khan, sottolineando che lo
sfollamento prolungato potrebbe avere conseguenze sull'equilibrio
demografico della regione.

La delegazione di Amnesty International ha verificato che le 'zone di
sicurezza' istituite dal governo sudanese non forniscono protezione reale
agli sfollati. 'Le Nazioni Unite dovrebbero convincere Khartoum ad
abbandonare questo concetto insistendo invece sull'attuazione del 'Piano
di azione', gia' sottoscritto, con l'obiettivo di migliorare la sicurezza
in tutto il Darfur fermando le violazioni dei diritti umani e del diritto
umanitario, rispettando il cessate-il-fuoco, disarmando e smantellando le
milizie e ponendo fine all'impunita'. Le autorita' ci hanno detto che
hanno arrestato, incriminato e punito alcuni janjawid; tuttavia,
approfondendo alcuni casi giudiziari ad El Jeneina e Nyala ci siamo resi
conto che il fenomeno dell'impunita' persiste ampiamente' ? ha
sottolineato Irene Khan.

Amnesty International ha accolto positivamente la richiesta del Consiglio
di Sicurezza di istituire rapidamente una Commissione internazionale
indipendente ? un passo che l'organizzazione raccomandava da mesi ? col
compito di indagare sui crimini di guerra e crimini contro l'umanita' e
stabilire se sia stato commesso un genocidio.

La delegazione ha concluso che la situazione umanitaria nel Darfur rimane
estremamente precaria, nonostante il libero e pieno accesso degli aiuti
umanitari. 'La regione non possiede le infrastrutture necessarie per
consentire operazioni umanitarie di vasta scala per un lungo periodo di
tempo. Se lo sfollamento proseguira', se l'accesso verra' meno, se
l'assistenza e l'attenzione internazionale caleranno, c'e' ancora il
rischio che la crisi si trasformi in una catastrofe. Il Darfur deve
rimanere nell'agenda della comunita' internazionale fino a quando la sua
popolazione non sara' in grado di vivere in liberta' e in sicurezza' ? ha
concluso Irene Khan.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 21 settembre 2004

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