[Cm-roma] zenone sovilla e poi....?!?!

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Autor: Spir
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L'analisi che fa Zenone di questa società è molto veritiera.
In Italia e all'estero la gran parte delle persone si sono lasciate accomodare su cuscini, poltrone munite di mezzi artificiali per la movimentazione dei propri corpi.
Queste sono cose che il ciclista sa bene.

Ora dall'analisi veritiera e dalla critica derivante,
credo che ogniuno di quelli che ama la bici può prendere spunto e agire.
L'esempio di andare in bici è sicuramente un utile.
Direi, però, che non basta.
Sta a noi rendere le città più sicure, aprire quelle macchine e parlare con chi c'è dentro.
Se si riuscisse, e sono il primo a non farlo!!!, a non considerare gli automobilisti solo come il nemico da sconfigere o lo stronzo che sfreccia a velocità folle, magari si potrebbe riuscere a parlare con gli autosauri e fargli scoprire che loro come noi siamo solo che esseri umani.
E gli esseri umani possono trovare un modo per vivere tutti assieme su questa Terra.
Grazie per l'attenzione
Giuseppe



Spicca <spicca2002@???> wrote:
MILANO (Reuters) - Due ruote per mettere in
discussione non solo il modo di muoversi, ma l'intera
convivenza e le regole economiche della nostra
società.

La bicicletta non è soltanto un mezzo di locomozione,
quello che inquina meno. "E' anche un simbolo", dice a
Reuters Zenone Sovilla, giornalista ed editore, autore
di "Bicicrazia-pedalare per la libertà" (Nonluoghi
libere edizioni, www.nonluoghi.org).

"L'auto è un paradigma di competizione e status
symbol, un modo di compiacersi ed elevare la propria
autostima", dice Sovilla, che presenta oggi a Milano
il suo libro, in coincidenza con l'apertura nel
capoluogo lombardo della 62° Esposizione
Internazionale del ciclo e motociclo (Eicma), negli
stand della Fiera fino a lunedì 20 settembre.

"La bicicletta si contrappone a questo simbolo di
organizzazione gerarchica, è uno strumento che tutti
abbiamo a disposizione e con il quale siamo tutti
uguali".

Bistrattata e trascurata come mezzo di trasporto
urbano in Italia, favorita con percorsi riservati ed
incentivi in molti paesi europei, soprattutto nordici,
la bicicletta è anche "un mezzo per ripensare il
modello di mobilità, l'organizzazione della convivenza
ma anche delle regole economiche", dice Sovilla.
Convinto che all'origine di questa discriminazione
delle due ruote ci sia la storia stessa dello sviluppo
economico italiano, fortemente sbilanciato verso
l'auto privata. Ma anche una malintesa tensione
individualistica degli italiani.

"Chi sfreccia in città su un fuoristrada, magari con
sul sedile posteriore un cane huskie che boccheggia, è
il simbolo di questo sistema gerarchico dell'auto",
dice l'autore, che ha vissuto alcuni anni in Norvegia,
dove le due ruote sono privilegiate malgrado
condizioni metereologiche assai meno clementi
dell'Italia.

PISTE RISERVATE ALL'ESTERO, SLALOM A RISCHIO IN ITALIA

Puntare sulla bicicletta, dice Sovilla, significa
rendersi conto di quanto sbilanciato sia un sistema di
trasporto ed economico che di fatto nega a quanti lo
desiderino il diritto di muoversi in bicicletta nelle
città italiane medio-grandi.

Spesso negli agglomerati urbani, Milano in testa,
pedalare nel traffico e quasi senza percorsi riservati
è un'impresa, slalom difficile e spesso rischioso. E
spadroneggia ancora chi va ovunque in auto, pur
sapendo di inquinare e procedere a rilento nel
traffico intasato.

Per le due ruote in città , il panorama italiano resta
desolante, rileva Sovilla. Che pure riconosce novità
significative, come l'arrivo anche nel Belpaese di
fenomeni come "Critical Mass", gruppi di ciclisti che
di sera in blocco si impongono nelle strade
metropolitane contro lo strapotere delle auto.

Ma mentre ci sono città scandinave in cui le aziende
danno bonus ai dipendenti che si muovono in bicicletta
ed enti locali che corteggiano con incentivi gli
automobilisti per convincerli a passare alle due
ruote, " l'Italia non ha nemmeno una vaga idea di
politica nazionale che programmi un salto di qualità
della mobilità investendo anche sulla bicicletta...
raggelante se confrontato con altri Paesi, dove da
anni non si costruiscono nuove strade senza una pista
ciclabile a fianco, e ci sono piani di incentivi alla
bicicletta sia nazionali che locali". dice Sovilla.

Per questo l'autore invoca una "ciclismo militante"
che, oltre a pedalare, faccia pressione sugli enti
pubblici perché si cominci a valorizzare il modo di
spostarsi più pulito e salubre (se non si sta dietro
ad un tubo scappamento), anche con interessanti
risvolti economici e di risparmio.

Purtroppo, ammette Sovilla, il primo consiglio da
rivolgere a chi pedala in una città italiana è ancora:
"State attenti..."



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