CHI E' CONTRO LA GUERRA VA LASCIATO IN PACE.
CHI E' CONTRO LA GUERRA VA LASCIATO LIBERO.
Viviamo in una societa' che si basa sul controllo della popolazione, sull'
uniformazione del pensiero e degli stili di vita, sulla cancellazione della
coscienza critica, a vantaggio di interessi strategicamente economici fra i
pochi potenti del mondo.
In questo sistema ben si inserisce la dicotomia guerra/terrorismo, che ha un
effetto irreversibilmente stabilizzante, fondato sulla convinzione
aprioristica che essere contro la guerra significa appoggiare i terroristi
e, viceversa, che per combattere il terrorismo la guerra sia necessaria. Ci
chiedono di assumere posizioni talmente nette da risultare paradossali, ci
chiedono di essere a favore o contro, con il governo o contro il governo.
Noi siamo contro la guerra, e umanamente contro il terrorismo, perche'
crediamo nel diritto di vivere una vita dignitosa e nell'autodeterminazione
dei popoli. Cosi' come siamo contro questo e qualunque altro governo che
accetta e pratica guerre di potere.
Le guerre fra ricchi in cui muoiono i poveri, non ci sono mai interessate,
ne' ora ne' 5 anni fa, quando il governo di centro-sinistra intraprendeva
una guerra chiamata "umanitaria" nelle repubbliche balcaniche, attivando
missioni di scarsa utilita' e di dubbio altruismo.
Il 25 aprile del 1999 la sfilata per la festa della Liberazione era
caratterizzata in maniera evidente e forte da una rifiuto alla guerra, dalla
richiesta univoca a rinunciare agli interessi economici che si nascondevano
goffamente dietro alla Missione Arcobaleno; nel corso della giornata la
bandiera italiana che sventolava fuori dalla caserma di via Moscova ha preso
fuoco, ad indicare il rifiuto per uno stato che usa la guerra per mantenere
stabili equilibri internazionali e trova sempre pallide giustificazioni o
ridicole coperture per nascondere la propria
meschina realta'.
Per quel giorno molti compagni a Milano hanno subito un processo che
potrebbe portare da 4 mesi ad 1 anno di reclusione, secondo le richieste del
pm, con l'accusa di vilipendio alla bandiera (imputazione per altro che
ricorda cosi' inquietantemente il Ventennio.), oltre ai "soliti" capi di
imputazione che accompagnano da anni e anni a questa parte qualunque
iniziativa politica venga messa in atto a Milano, dalla resistenza a
pubblico ufficiale,istigazione a delinquere,lancio di oggetti.
La sentenza del processo sara' giovedi' 23 settembre, al tribunale di
Milano.
Vorremmo che quella situazione particolare diventasse uno strumento, un
luogo pubblico in cui, ancora una volta, poter dire che la guerra non
risolve nessun problema, che la sovradeterminazione va combattuta con tutti
i mezzi possibili.
Non sara' l'ultima volta quest'autunno che ci troveremo ad affrontare
processi che cercano di mettere a tacere e trasformare in semplici atti
delinquenziali alcuni anni di lotte sociali.
Ci aspetta un autunno purtroppo costellato da numerosissimi appuntamenti in
aule di tribunale.
Vogliamo che si sappia che non e' portando le nostre battaglie a Palazzo di
"Giustizia" che si mettera' a tacere la nostra voce.
La guerra umanitaria in Kossovo e la guerra di Liberazione in Irak sono solo
due minime sfaccettature di un prisma ben piu' complesso, il cui cuore e'
costituito, in tutto il suo squallore e la sua banalita', dal petrolio e dai
soldi.
Ci sono altri modo per migliorare le condizioni di vita di un popolo, e sono
quelli che hanno portato Simona Torretta e Simona Pari a Baghdad, ben
consapevoli del rischio che correvano, e nonostante ci faccia inorridire e
tremare il pensiero che anche loro siano state rapite e siano in pericolo di
vita, crediamo che il loro lavoro vada rispettato e riprodotto.
Forse, se questa guerra di occupazione non fosse iniziata, le due Simone
sarebbero ancora a Baghdad, a far sognare una vita migliore a bambini che
non ne hanno mai avuto la possibilita'.
LIBERATE LE SIMONE
LIBERTA' PER CHI E' CONTRO LA GUERRA
GIOVEDI 23
H 11 DAVANTI A PALAZZO GIUSTIZIA : PRESIDIO E CONFERENZA STAMPA
H 12 AULA 4 PIANO TERRA: UDIENZA