[Cm-milano] quante piste, figliuoli?

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Autor: Eugenio Galli
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Assumpte: [Cm-milano] quante piste, figliuoli?
Quante piste, figliuoli?

I ciclisti milanesi che si riconoscono nell'associazione Fiab Ciclobby
hanno il senso delle istituzioni. E cercano di dialogare, di confrontarsi
con esse pur quando -verrebbe da dire: nonostante- alcuni dei loro
rappresentanti mostrino nei fatti, coi comportamenti e talvolta anche con
le parole di essere a ciò refrattari.
Noi continuiamo a sperare che le cose possano finalmente migliorare. Lo
speriamo ostinatamente.
Per questo, innanzitutto per questo, insistiamo nel portare avanti le
nostre proposte cercando, da rappresentanti dell'utenza ciclistica
milanese, un confronto civile con i rappresentanti istituzionali, pur
sapendo in partenza che noi non siamo i depositari della Verità e che
Milano ha molti problemi da governare. La bici non è la panacea, ma
costituisce una fetta della mobilità urbana che va difesa e incoraggiata,
anche per il suo alto valore qualitativo. E il contributo che la
bicicletta può dare è ancora più elevato se opportunamente integrata con i
mezzi di trasporto pubblico.
Corre a questo proposito un obbligo di chiarezza.
Nelle più recenti interviste rilasciate dall'assessore al traffico,
Giorgio Goggi, si legge che le giunte Albertini hanno realizzato più piste
che tutte le precedenti amministrazioni. E, seppure con una numerica
abbastanza variabile (66, 70, 78 km...), l'assessore ha recentemente
annunciato che "oggi abbiamo 78 chilometri di piste ciclabili" promettendo
che "altre ne saranno realizzate lungo tutte le nuove strade che stiamo
costruendo". Le critiche dei ciclisti urbani sulla situazione milanese
sarebbero quindi ingenerose e in malafede.
Ebbene, noi sosteniamo che Milano sia a tutt'oggi priva di una rete
ciclabile, nel senso che, tranne un'unica pista ciclabile che da viale
Caprilli giunge sino al Parco Lambro, il resto sono spezzoni che non hanno
un senso origine-destinazione e pertanto mal si prestano ad essere
utilizzati, e infatti giacciono perlopiù in stato di abbandono, con
inutile dispendio di denaro pubblico.
Il fatto che, come spesso viene risposto dai nostri amministratori, "in
futuro" -non si sa quando- i vari spezzoni, esistenti e in costruzione,
potranno essere tra loro collegati non toglie verità alla constatazione
circa la situazione attuale, sostanzialmente immutata da tempo.
Ma c'è di più.
Sulle piste ciclabili esistenti abbiamo chiesto da due anni in qua, finora
senza risultati, di conoscere ufficialmente la loro esatta collocazione:
una lista analitica degli spezzoni esistenti e della loro lunghezza è
l'unico modo per capire a quanti chilometri esattamente ammontino, facendo
finalmente chiarezza sulle cifre e sgombrando il campo dagli equivoci. Con
approccio scientifico. Ma evidentemente la chiarezza continua a costituire
un problema.
E per quanto riguarda le piste promesse sulle nuove strade possiamo dire:
siamo ben contenti che le nuove realizzazioni tengano finalmente conto
della ciclabilità. Anche se questo obiettivo risulta indicato già dalla
legge regionale della Lombardia n. 65 del 1989 (ossia di sedici anni fa) e
dalla legge nazionale 366/1998. Anzi, queste leggi prevedono anche di
intervenire con spazi per le bici in caso di manutenzioni straordinarie
delle strade (e dunque non solo sulle "nuove").
Resta tuttavia una domanda: quante saranno queste nuove strade, e dove?
Sicuramente in estrema periferia. Per questo riteniamo che ciò non risolva
il problema della mobilità ciclistica attuale dei ciclisti milanesi:
occorre anche un grande piano di piccoli interventi in tutta la città per
mettere in sicurezza la bici in modo diffuso. E non solo con le piste
ciclabili.

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)




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La bici non consuma e non produce emissioni, non ingombra e non fa
rumore: è un mezzo ecologico per definizione e ad alta efficienza
energetica. La bicicletta migliora il traffico, l'ambiente, la salute e
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