Il terzo poliziotto
Autore O'Brien Flann J.
"Il terzo poliziotto, l'invisibile Fox, vive in un interstizio, dentro le pareti della casa di un morto assassinato, come se fosse possibile situarsi tra una dimensione e l'altra, tra la seconda e la terza. Egli stesso è il terzo, non l'ulteriore, quanto piuttosto l'intermedio tra MacCruiskeen e il sergente Pluck, è il 'fool' che transita nottetempo nella stazione di polizia, invece di riposare come gli altri due nell'eternità, là dove il tempo non scorre. La bicicletta, importantissima presenza in tutto il racconto e centro di una grottesca e fantasiosa teoria atomica, esposta all'ignaro protagonista dai poliziotti, è un oggetto che si trova sospeso tra la dimensione 2 e la dimensione 3. Oggetto commutatore per eccellenza nel romanzo sembra in grado di trasformare le persone in biciclette e le biciclette in persone."
Marco Simone <m_s_bolzoni@???> wrote:In seguito a una lunga analisi filologica e a un'altrettanto lunga ricerca
in biblioteca io e la dotta pedalatrice di Acilia, Fabiana, mia collega,
abbiamo scovato questa chicca da dedicare alla lista. I versi sono di Argia
Sbolenfi, pseudonimo di Olindo Guerrini (1845 - 1916), contemporaneo del
Carducci, bibliotecario a Bologna e mediocre poeta. Il caro Guerrini,
intuita la rozzezza della sua penna, decise di scrivere un paio libri di
versi decisamente spinti firmandosi, chiaramente, con uno pseudonimo. Questo
è uno dei più pacati, ma in tema con la lista.
IN BICICLETTA
Giammai, scoccata da una man feroce
Dall'arco teso non fuggì saetta
Come sul suo sentier corre veloce
la bicicletta
Volan le rote e mentre sulla via
Nessun rumor presso di lei si sente,
Qualche imbecille al corridore invia
Un accidente
A me che importa se della canaglia
M'insegue il riso o il mormorar d'alcuni,
Se l'iniqua parola altri mi scaglia
O il molla Buni?
Io corro, io volo sulla bicicletta,
Questo ideal delle cavalcature:
Chi soffre d'emorroidi o di bolletta
M'insulti pure,
Ch'io son beata e un fremito m'assale,
Mi avvolge un'onda di piacer sovrano,
Quando vengo stringendo il trionfale
Manubrio in mano
Io son beata allor che fra le gambe
Sento il rigido ordigno e in quegli istanti
Tendo le coscie e l'agitar d'entrambe
Lo spinge avanti.
I doppisensi temo siano fin troppo evidenti...
Marco Zozzone e Fabiana
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