[Forumlucca] Ciao Giuni!

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Autore: massimiliano.piacentini@tin.it
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Oggetto: [Forumlucca] Ciao Giuni!
Giuni Russo è morta ieri notte a Milano.

Credo che non ci siano parole adatte descrivere questa voce straordinaria
e incantevole, il suo grande talento, la sua meravigliosa e vitale follia.

Sembra incredibile che un talento così grande sia stato per tanto tempo
sottovalutato e non valorizzato adeguatamente. Addirittura, quando ha cercato
di imprimere alla sua carriera una svolta decisa (pubblicando "A casa di
Ida Rubinstein", un album di arie da camera) è stata scandalosamente boicottata
dai discografici, che avrebbero voluto costringerla a cantare all'infinito
pezzi più "vendibili".
Come tutti i grandi artisti, ora che è morta forse in tanti si accorgeranno
di Lei e ne tesseranno le lodi che in vita non le hanno mai riservato.
Io voglio salutarla con una frase di una delle ultime canzoni che ha interpretato,
"A' cchiù bella" (il testo è tratto da una poesia di Totò, ed è uno dei
brani contenuto nell'album - uscito all'inizio dell'anno- "Napoli che canta",
colonna sonora dell'omonimo film, restaurato, del 1926 ):

"Tu si 'a cchiù bella cosa che tiene 'sto paese
tu si come 'na rosa, rosa maggese"...





"Ho incontrato per la prima volta Giuni Russo nell'estate del 2000, all'indomani
della scoperta da parte della George Eastman House - una delle maggiori
cineteche degli Stati Uniti - di un film diretto da Roberto Leone Roberti,
padre del grande regista Sergio Leone. La pellicola, dal titolo "Napoli
che canta", era stata prodotta nel 1926. L'immagine della nave, e la canzone
che accompagna l'ultima sequenza, ha risvegliato in Giuni un ricordo d'infanzia:
"Santa Lucia luntana", una canzone che sua madre amava intonare. Da quello
spunto è nato il progetto di una proiezione speciale del film alle Giornate
del cinema muto di Pordenone, con canzoni eseguita da Giuni. L'evento si
è svolto il 18 ottobre 2003 al teatro Zancanaro di Sacile, e chi ne è stato
testimone non lo dimenticherà. Giuni non si è limitata a interpretare un
genere musicale e ad accompagnare un film,: ha creato un'opera a sé stante,
dove l'immagine e la voce si completano a vicenda. I motivi tradizionali
evocati in "Napoli che canta" sono integrati a un brano inedito "A cchiù
bella", una poesia di Totò, scoperta e musicata da Giuni in un momento per
Lei particolarmente delicato; dai versi del grande attore è scaturita una
canzone di cristallina purezza, un umile e appassionato inno alla vita.
La cultura musicale napoletana è spesso ridotta a un ghetto: nel migliore
dei casi sperimentale, nel peggiore una nostalgica palestra del cattivo
gusto. Un artista di talento può uscire da questo recinto; un genio lo demolisce
tout court. E' quel che Giuni ha fatto con le canzoni di questo film: il
loro testo è in napoletano, e napoletana è l'atmosfera che vi si respira,
ma le loro sonorità trascendono ogni barriera geografica e linguistica.
Nelle giornate di lavoro sul film e sulla musica ho visto "Napoli che canta"
illuminarsi di nuovo come un'elegìa alla cultura mediterranea. Giuni ha
capito il film, il film si è aperto al suo sguardo. Il mio unico contributo
al progetto è l'aver provocato questa breve, folgorante storia d'amore fra
voce umana e immagine. Giuni e il film hanno fatto il resto."

Paolo Cherchi Usai - direttore della George Eastman , Rochester - New York


"Lo so, Giuni Russo se la ricordano tutti solo per quella canzoncina dell'estate
al mare (che poi, canzoncina..., era pur firmata Battiato/Giusto Pio, andiamoci
piano con i termini). In realtà, ha inciso i più bei dischi pop italiani
degli anni Ottanta, con quelk tripudio di suoni elettronici e harmonizer
e tutti quegli splendidi testi deliranti (la citazione "Maestre troppo elementari
mi complicarono la vita", che riporto in apertura di capitolo, prosegue
con un altrettanto sublime "speriamo ricominci presto la scuola, speriamo
che ci insegnino ad arrossire"). Malgrado cantasse di pedalò e limonate
(cha-cha-cha) Giuni Russo non è mai stata una semplice cantante da Festivalbar.
Non a caso, poi si è messa a incidere album di romanze da camera e a frequentare
la crèm de la crèm dell'intellighenzia letteraria italiana, vale a dire
Roberto Calasso e Fleur Jaeggy. Insomma, Giuni Russo è un genio, anche se
probabilmente sono l'unico che se ne sia accorto (oltre a Calasso e la Jeaggy)
Tratto da "Generation of love" di Matteo B. Bianchi