Autor: Marcantonio Data: Assunto: [Forumlucca] appello di Un Ponte per...
From: Angelica Romano
To: Angelica Romano
Sent: Wednesday, September 08, 2004 12:35 AM
Subject: appello di Un Ponte per...
8 Settembre ore 19:00
a Napoli presso Piazza del Gesu',
Presidio per Simona Torretta e Simona Pari
vi chiediamo di aiutare a diffondere l'appello che segue
e di sostenerci domani sera in piazza
Un Ponte per..., Napoli
Noi, movimento italiano per la pace, fratelli e sorelle di Simona Pari
e di Simona Torretta, operatrici di pace in Iraq, chiediamo alle
persone che le detengono insieme ai due operatori iracheni, Ra'ad Alì
Abdul-Aziz e Mahnaz Bassam, di liberarli subito. Vi chiediamo di
considerare quanto danno state provocando alla causa della pace e a
quella del popolo iracheno.
Come ha scritto l'Unione delle comunità islamiche in Italia,
"testimoniate coscienza di un debito di riconoscenza nei confronti di
coloro che hanno condiviso la sofferenza del popolo iracheno negli anni
dell'embargo, che sono rimasti nel paese quando dal cielo piovevano le
bombe, che non l'hanno abbandonato neanche in questi mesi orribili di
confusione e violenza".
Vi chiediamo di non spezzare il filo di solidarietà che, nonostante e
contro l'embargo prima e la guerra poi, nonostante e contro le scelte
del nostro governo, persone come le nostre sorelle hanno mantenuto
tenacemente e coraggiosamente, ad esempio rifornendo di acqua la
popolazione assediata di Falluja e Najaf.
"Un ponte per", la loro Ong, insieme a centinaia di organizzazioni
sociali e politiche del nostro paese, ha organizzato gigantesche
manifestazioni a favore della pace e per il ritiro delle truppe
straniere dall'Iraq, e ha cercato di non abbandonare gli iracheni
all'arbitrio dell'occupazione militare.
In nome di questa lotta e della verità, vi scongiuriamo: liberateli
subito.
Al popolo iracheno e a tutti gli amanti della pace nel mondo, e in
Italia, chiediamo di aiutarci nel tentativo di salvare la vita di
Simona Pari, di Simona Torretta, di Ra'ad Alì Abdul-Aziz, di Mahnaz
Bassam. Erano a Baghdad a nome di tutti noi. Nella loro prigione siamo
anche noi, oggi.
La loro liberazione sarebbe uno spiraglio di luce nel buio della
violenza. Ancora in queste ore, in molte città irachene, la guerra
miete vittime innocenti. Perciò continuiamo a chiedere con fermezza che
tacciano le armi, che termini l'occupazione.
Ogni forma di mobilitazione, di pressione, gli appelli e le fiaccolate,
i messaggi ai rispettivi governi sono i mezzi di cui disponiamo, noi
popolo della pace. Usiamoli tutti, adesso.
Al movimento italiano chiediamo di scendere in piazza, in ogni città,
da subito, con i colori dell'arcobaleno e nel nome delle nostre sorelle
e dei nostri fratelli sequestrati in Iraq.
Il Comitato italiano Fermiamo la guerra, organizzatore delle marce del
15 febbraio 2003 e del 20 marzo 2004