DICHIARAZIONE-STAMPA
Ricordare il tragico 11 settembre di tre anni fa deve farci riflettere sulla dinamica interdipendente di guerra e terrore scatenatasi nel mondo. "Not in my name" dicono alcuni dei parenti delle vittime delle Torri di New York e il movimento pacifista statunitense, non nel nome di quell'attacco di morte viene legittimata la guerra preventiva e l'occupazione dell'Iraq, in un quadro di violenza che ha avuto l'effetto di esaltare il terrorismo internazionale.
E' inopportuno ricordare con una cerimonia nazionale a Otranto, in una chiesa, con videoconferenze di Bush e Putin, con autorità del governo italiano coinvolto nello scenario irakeno, che ora si aggrava con il sequestro di due ragazze operatrici umanitarie di pace, questa ricorrenza luttuosa e chiamare tutto questo "Concerto di pace".
Noi diciamo no alle guerre preventive, no al controterrorismo preventivo minacciato da Putin, no alla follia del terrore, no alla costruzione di "scontri di civiltà". Vogliamo spazio per le ragioni della pace, del dialogo, della giustizia sociale, dei diritti dell'uomo. La guerra si chiama guerra, e ognuno si prenda le sue responsabilità, e la pace si chiama pace, voglia di futuro, costruzione di democrazia. Il popolo della pace si sta mobilitando in queste ore e in questi giorni per la liberazione delle due ragazze italiane volontarie, per la cessazione dell'occupazione militare in Iraq con decine di migliaia di vittime irakene e ormai migliaia di vittime delle stesse forze occupanti. E anche in una Puglia assediata, dalla Fiera di Bari al porto di Taranto sino alla cattedrale di Otranto, l'11 settembre di quest'anno torneranno le bandiere della pace.
Silverio Tomeo
ARCI-Lecce Lecce, 9 settembre 2004
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