cari, stiamo per inviare alla stampa la lista dei primi firmatari, vi 
prego se intendete firmare di farlo entro sabato
a
pm1magma2@??? o al mittente
per il momento vi chiediamo la firma personale e la qualifica 
(professione o altro)
World Tribunal on Iraq
Tribunale Mondiale sull'Iraq - La Politica della Informazione di guerra
Una introduzione al progetto
Il "World Tribunal on Iraq" (WTI) è un'iniziativa internazionale da 
basso, la cui ispirazione di fondo è ricercare la verità sulla Guerra 
e sull'Occupazione in Iraq, per giudicare sulla base di quanto 
accertato.
Il WTI si situa nel solco dei tribunali morali come il tribunale 
Russell, il tribunale dell'International action center, il tribunale 
giapponese sui crimini della guerra in Afghanistan e nasce 
nell'ambito dei movimenti di opposizione alla guerra, da una proposta 
della coalizione contro la guerra Turca. Questa proposta è stata 
accolta dai movimenti mondiali contro la guerra nella riunione di 
Giacarta e in quella della fondazione Russell, nel giugno 2003 e 
nelle assemblee del forum sociale europeo a Parigi, novembre 2003 e 
del forum sociale mondiale a Mumbay, gennaio 2004.
Il WTI è organizzato da un gruppo di coordinamento internazionale e 
si svolge in diverse sessioni, ciascuna tenuta e curata da volontari 
e professionisti motivati in ogni diverso paese.
Il WTI è una iniziativa che utilizza diversi approcci in ciascuna 
sessione, legali, etici, politici e ha come oggetto i crimini della 
guerra e dell'occupazione, le rotture con le legislazioni 
internazionali e con la morale condivisa sui diritti umani, le 
premesse teorico e politiche della guerra e dell'occupazione, le 
modalità con cui si è indotto il consenso delle persone su questa 
guerra e le "ragioni" addotte per giustificare questa guerra.
Il WTI è quindi un processo di ricerca di verità e giustizia che 
coinvolge molti gruppi in molti paesi e che culminerà in una Sessione 
Finale ad Istanbul, il 20 Marzo del 2005.
Sessioni sono già state tenute a Londra, Tokio, Mumbay, Copenhagen, 
Bruxelles e New York (1) ed altre sessioni sono in preparazione, tra 
le altre, a New York (2), Hiroshima, Stoccolma, Berlino, Parigi e 
Tunisi.
Questa è la proposta per una sessione italiana sulla
La Politica della Informazione di guerra
La guerra contro l'Iraq è stata giustificata dagli Stati Uniti e dal 
Regno Unito con varie motivazioni, risultate false. Contro la 
opposizione dei membri delle Nazioni Unite e la protesta, senza 
precedenti, dei movimenti di base contrari alla guerra, è stato 
sostenuto che ciò che si stava compiendo era una "nobile" violenza 
per il bene comune ed, in particolare, per il bene degli Iracheni.
Da parte dei governi degli Stati Uniti e dal Regno Unito e dei 
governi ad essi alleati si continua a sostenere la "necessità" della 
continuazione dell'occupazione con la motivazione di "salvare" 
l'Iraq, di prevenire il "male primario del terrorismo", di condurre 
l'Iraq alla "democrazia".
Questo messaggio è stato trasmesso a tutti noi attraverso vari 
strumenti di comunicazione che ci hanno raccontato questa come "la 
verità". Questo messaggio è stato diffuso da molti mezzi di 
comunicazione. Ma questo messaggio mostra tutte le sue crepe, le sue 
omissioni, le sue menzogne.       
Noi cittadini abbiamo dato troppo spesso per scontata l'indipendenza 
e la credibilità delle istituzioni e dell' informazione pubblica: i 
nostri governi, i nostri servizi segreti ed i nostri mezzi di 
comunicazione. La guerra in Iraq ci ha reso manifesto che non è così 
e ci ha rivelato che siamo stati male informati.
La sessione Italiana del WTI intende esaminare la Verità sulla guerra 
e sull'occupazione ed i modi con cui è stata sacrificata in nome del 
perseguimento di un progetto economico-militare.
Intende ritrovare la Verità distorta o negata, svelare i meccanismi 
della mis-informazione e raccontare la realtà, almeno di alcuni 
eventi esemplari di questa guerra.
Mostrando così che una informazione sarebbe stata ed è possibile, ma 
che ci è stata negata. Mostrando quanto grande è la parte della 
informazione nel partecipare, o meno, ad una guerra.
Cercherà di porre in evidenza la politica di disinformazione e 
silenzio che ha permesso un criminale inganno, il massacro di diecine 
di migliaia di civili Iracheni e la distruzione di una nazione, e 
rivendicherà il "diritto alla verità" dalle istituzioni e da chi ci 
governa.
La sessione sarà costruita intorno alla raccolta di documenti 
ufficiali e del mondo della comunicazione, e alle testimonianze di 
informatori e testimoni diretti. Essa prevederà uno spazio per la 
libera espressione di "Voci della Verità".
Conteremo sulla testimonianza di molte e diverse fonti nazionali ed 
internazionali. Tra di esse: giornalisti indipendenti, che hanno 
verificato la realtà irachena, prima e durante la guerra, e durante 
l'occupazione; il lavoro di analisti dei servizi segreti e dei mezzi 
di comunicazione; giornalisti accreditati e associati alle forze 
armate ("embedded"); consulenti nelle "pubbliche relazioni" e 
nell'informazione, volontari umanitari. E, durante tutta la sessione, 
tenteremo di porre queste testimonianze a fianco delle voci degli 
Iracheni.
Siamo consapevoli che ricostruire la verità comporta svelare il 
progetto economico-militare che ha guidato questa guerra, prendere 
posizione etica e politica, trovare gli interlocutori per agire dal 
basso solidarietà reali per la popolazione Irachena.
Chiediamo il vostro sostegno e coinvolgimento per sviluppare questa 
sessione del WTI. Il vostro aiuto può prendere varie forme, a seconda 
delle competenze e disponibilità. Sono tutte necessarie e gradite.
Il gruppo di lavoro Italiano del WTI
Jayan Nayar, Walter Musco, Paola Pancrazi Peoples' Law Programme, 
Lelio Basso International Foundation
peopleslaw@???, tel. 06.6865352
Paola Manduca, Marcia Mondiale delle Donne Italia, magma2@???, 3472540531
Jaen Toschi Visconti, giornalista, jtmv@???, 3482710570
APPELLO
PER UNA SESSIONE ITALIANA DEL TRIBUNALE MONDIALE SULL'IRAQ
DA TENERSI A GENOVA I GIORNI 8 E 9 GENNAIO 2005.
Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono levate milioni di voci di 
opposizione alla strategia di guerra permanente condotta dagli USA e 
dai loro alleati. Una strategia che ha non solo portato la 
devastazione nei paesi coinvolti, ma sospetto, incertezza e crescente 
povertà in tutta la terra. Se in Afghanistan e Iraq la guerra ha 
provocato decine di migliaia di morti, soprattutto civili, e sta 
minacciando vita e futuro di altri milioni, nel resto del mondo sta 
compromettendo le libertà individuali e di associazione, laddove 
esistono, in nome della lotta contro il terrorismo. La guerra ha dato 
impulso all'aggressione e al razzismo verso stranieri e immigrati, 
soprattutto se islamici o proveniennti da paesi arabi. Inoltre, sta 
dirottando risorse sempre più imponenti verso il settore militare, 
sottraendole alle attività da cui dipende la sopravvivenza di gran 
parte dell'umanità.
Gli Usa e gli alleati  hanno giustificato la guerra con motivazioni  
del tutto infondate, per ammissione delle commissioni di inchiesta da 
loro stessi promosse. Ma milioni di abitanti del mondo, offrendo una 
notevole prova di maturità e coscienza collettiva, hanno subito 
interpretato questa guerra come frutto di politiche egemoniche e di 
appropriaziopne delle risorse primarie. Fin dal primo momento, 
milioni e milioni di persone hanno compreso la realtà eticamente 
perversa, pervasiva e coloniale di questa guerra, anche se le 
informazioni disponibili erano parziali e largamente distorte dai 
media dominanti. Di conseguenza, milioni di cittadini del mondo si 
sono mobilitati contro l'invasione militare di stati sovrani e la 
guerra permanente.
Da questo movimento è nato più di un anno fa il progetto di un 
Tribunale morale internazionale sui crimini di guerra in Iraq (il 
"World Tribunal on Iraq") che si propone (oltre all'informazione e 
alla discussione collettiva sulla guerra) di offrire testimonianze 
dirette e formulare delle raccomandazioni che raccolgano, mediante 
tribunali regionali e locali,  i contributi del numero più ampio di 
persone nel mondo. L'istruttoria finale si terrà a Istanbul il 20 
marzo 2005.
E' nata così anche in Italia la decisione di partecipare al tribunale 
mondiale.  Alla sezione italiana è affidato il compito di indagare 
sul comportamento dei media in occasione della scatenamento della 
guerra e durante la sua conduzione.
Milioni di cittadini ritenevano, d'accordo con gli ispettori ONU, che 
l'Iraq non possedesse armi di distruzione di massa e la capacità di 
costruirle. Milioni di cittadini si sono chiesti perché tanta parte 
della stampa mondiale abbia sottoscritto, senza prove, le "verità" 
del governo americano, inglese e degli altri paesi aggressori. Quando 
poi la motivazione ufficiale della guerra è divenuta la "libertà" e 
la "democrazia" in Iraq, si sono chiesti se sia giusto, in nome di 
questi slogan, uccidere decine di migliaia di civili e condannarne 
altri milioni alla fame. E hanno risposto di no.
Milioni di persone si sono si sono chieste come mai, se la guerra era 
condotta in nome della libertà, l'informazione sulla guerra  si sia 
assoggetta al volere delle forze di invasione e abbia accettato 
limitazioni e censure. Si sono chieste inoltre quale fosse l'etica 
professionale di media che prima hanno accettato tutto questo, e poi 
hanno ammesso disinvoltamente di non aver dato informazioni corrette 
sulle motivazioni della guerra (un pentimento tardivo e di maniera, 
se si pensa che un'informazione indipendente avrebbe cambiato le 
sorti degli Iracheni e di tutto il mondo). Si sono chieste infine 
perché, nonostante scuse e pentimenti, i media continuino, durante la 
presente occupazione dell'Iraq, a svolgere un ruolo spesso in 
conflitto con un'informazione veritiera.
Di queste domande largamente inevase si vuole fare carico il 
Tribunale Italiano del WTI. Partendo dalla constatazione che il 
quinto potere si è mostrato largamente servile nei confronti dei 
paesi invasori, nonostante le pretese etiche della professione 
(sancite dagli UNESCO International Principles of Professional Ethics 
in Journalism), esso vuole accertare se il comportamento dei media 
sia parte integrante dei progetti di guerra.
In base a queste considerazioni, noi sottoscritti,  abitanti di una 
città che nei giorni del G8 ha sperimentato come un'informazione 
distorta possa contribuire ad alimentare la violenza istituzionale, 
condividiamo la proposta di tenere a Genova, i giorni 8 e 9 gennaio 
2005, una sessione del Tribunale Mondiale sull'Iraq, dedicato al 
ruolo della informazione sulla guerra, e ci impegniamo a sostenerla e 
diffonderla.
-- 
Paola Manduca
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