[Cerchio] Fw: [Libertari] Lo stato accerchia lasocietà irach…

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Author: pkrainer
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Subject: [Cerchio] Fw: [Libertari] Lo stato accerchia lasocietà irachena

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To: <libertari@???>
Sent: Friday, August 27, 2004 11:57 AM
Subject: [Libertari] Lo stato accerchia lasocietà irachena


Un appello lanciato in Francia, dall'ultimo foglio di Alternativa
Libertaria:
http://www.fdca.it/pdf/agosto%2004.pdf

*Lo stato accerchia la società irachena*



Ci siamo opposti alla guerra, già da un anno. Perché da allora, l'Irak
vive un incubo aggravato, é fuori di ogni questione, essere complici,
con il nostro silenzio, di un'oppressione: quella della sinistra
irachena. « Padre sunnita, madre sciita, io ateo, tendenza John Lennon »
risponde Oday Rasheed, un giovane regista, quando gli si domanda la sua
origine etnica e religiosa.

Di generazione in generazione, l'Irak è un paese che gode di una lunga
tradizione di scrittura, di creazione e di sapere. Non è quel paese di
cui ci propinano un ritratto, che, per uscire dalla barbarie di
un'occupazione militare, si precipita con entusiasmo nella barbarie di
un regime fondamentalista.

I nemici dei nostri nemici non sono per forza nostri amici. Rifiutare
l'occupazione coalizzata e il suo consiglio di governo fantoccio,
soprattutto sotto la copertura dell' « anti-imperialismo », non implica
il sostegno alle forze reazionarie, nazionaliste e religiose, cioè ai
peggiori nemici della libertà e dell'uguaglianza.

« Dopo essersi sbarazzato di Saddam, l'Irak deve essere sbarazzato
dalle sue idee! », proclama Yanar Mohammed, dell'Organizzazione per la
libertàdelle donne, minacciata di morte a causa della sua lotta contro
la sharia.

Al contrario, gli USA favoriscono il ritorno dei dirigenti baatisti al
governo, nell'amministrazione e nell'esercito. Esistono

oggi, in Irak, delle organizzazioni di sinistra, un movimento sociale
che esprime un'alternativa sociale e femminista, e che, sovranamente,
rigetta allo stesso tempo l'occupazione militare e la reazione
nazionalista, etnicista o religiosa.

Disoccupati/e che organizzano quarantacinque giorni di sit-in davanti
all'ufficio di Paul Bremer, rappresentante civile della coalizione;
donne che lanciano un appello a manifestare a testa scoperta contro la
sharia; scioperanti che non esitano a cacciare fuori la direzione
corrotta della loro fabbrica; rifugiati che lottano per un alloggio
dignitoso, per il semplice diritto di vivere; operai che impediscono
alle milizie di Al-Sadr' di impadronirsi della loro fabbrica: ecco
l'altra faccia dell'Irak, quella che non ci mostrano spesso.

Ogni giorno, delle lotte, degli scioperi e delle manifestazioni
esprimono il desiderio radicale di vivere e non di sopravvivere. E di
fronte a queste? le baionette, le milizie, le fatwa, la tortura...

Al di là degli slogans anti-guerra, è urgente sviluppare una solidarietà
concreta con il movimento progressista, laico, sociale e femminista in
Irak. I sindacati, le associazioni di donne e di disoccupati, mancano di
mezzi per organizzarsi efficacemente, per diffondere le loro idee nel
paese e farsi conoscere all'estero, per garantirsi e garantire i mezzi
di sussistenza più elementari. La nostra solidarietà internazionalista
può aiutarli a distribuire cibo o médicine ai rifugiati, ai senza-tetto,
ai più poveri; a disporre di locali, strumenti di comunicazione e di
difesa; a organizzare le loro lotte ed a portare avanti le loro
rivendicazioni.

Lo stato accerchia la società irachena.Il movimento sociale, solo, lo
abbatterà!

Adesioni su http://www.solidariteirak.org



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