Da Amnesty International (a Lucca: Gruppo 201 -
www.amnesty.luccanet.com)
COMUNICATO STAMPA
CS107-2004
SUDAN: INTIMIDAZIONE E DINIEGO - ATTACCHI ALLA LIBERTA' DI ESPRESSIONE NEL
DARFUR
Anziche' adottare azioni decisive per contenere le diffuse violazioni dei
diritti umani nel Darfur, il governo sudanese sta cercando di imbavagliare
chi parla degli abusi, ha dichiarato Amnesty International presentando
oggi un nuovo rapporto intitolato Sudan: intimidazione e diniego ?
attacchi alla liberta' di espressione nel Darfur.
Sotto la crescente pressione internazionale, il governo sudanese sta
attaccando la liberta' di espressione in modo da controllare
l'informazione, che rivelerebbe se il governo sta mantenendo o meno i
propri impegni.
'Invece di arrestare i responsabili delle violazioni dei diritti umani, le
autorita' sudanesi stanno arrestando chi li denuncia' ha dichiarato Irene
Khan, Segretaria Generale di Amnesty International.
Nonostante i rischi connessi, le persone stanno parlando e continueranno
ad esprimersi chiaramente contro le violazioni dei diritti umani in atto
nel Darfur, per la sensazione di non avere altro da perdere.
Il 30 agosto il Consiglio di Sicurezza dell'Onu esaminera' il rapporto del
Segretario Generale relativo alla situazione in Sudan. 'Sino a quando le
persone che intendono parlare chiaramente di queste violazioni saranno
intimidite e arrestate, l'impegno assunto dal governo sudanese nei
confronti della comunita' internazionale restera' vano' ha aggiunto Irene
Khan.
La liberta' di espressione e' stata notevolmente assente nelle discussioni
politiche tra il governo sudanese, le Nazioni Unite o altri interlocutori.
La liberta' di espressione e' fondamentale non solo perche' costituisce un
diritto in se', ma anche perche' agisce in difesa di altri diritti. Se le
persone non saranno libere di parlare sara' difficile per le Nazioni Unite
o gli osservatori dell'Unione africana valutare accuratamente gli
eventuali progressi nel Darfur.
Fra i casi citati nell'ultimo rapporto di Amnesty International, vi sono
quelli di 7 persone arrestate a Abu Dereja presso Al Fasher il 15 e il 17
luglio per aver fornito informazioni agli osservatori dell'Unione africana
per il cessate-il-fuoco. Secondo quanto riferito, al 20 agosto queste
persone erano ancora detenute nel centro di sicurezza nazionale di Al
Kasher.
Le autorita' sudanesi stanno anche cercando di far desistere la societa'
civile dal discutere le cause e le soluzioni della crisi. Alcuni sono
stati arrestati per aver consegnato petizioni, aver cercato di organizzare
incontri pubblici e essersi opposti al ritorno in aree insicure di persone
sfollate a causa del conflitto.
Il controllo sulla stampa indipendente sudanese e' rigido e le emittenti
radio-televisive di proprieta' dello Stato forniscono una visione della
crisi unilaterale, descrivendo i rapporti della stampa estera sulle
violazioni dei diritti umani nel Darfur come una 'cospirazione contro il
Sudan'. Come ha affermato un avvocato sudanese: 'La carenza di
informazioni sul conflitto a Khartoum e' un problema. Le persone non sanno
cosa sta accadendo nel Darfur. In televisione e alla radio il governo dice
che va tutto bene in Darfur, che la popolazione e' assistita e che la
situazione e' sotto controllo'.
Il governo sudanese ha ulteriormente cercato di controllare l'informazione
sulla crisi con il diniego di accesso nel Darfur, nonostante le numerose
richieste, ad organizzazioni internazionali per i diritti umani, come
Amnesty International, che hanno criticato Khartoum.
Il governo sudanese deve abolire le restrizioni al diritto alla liberta'
di espressione e rilasciare tutti coloro che sono detenuti unicamente per
aver espresso le proprie opinioni.
Il diritto alla liberta' di espressione deve essere tutelato negli impegni
del Sudan, nei colloqui di pace e in ogni monitoraggio della situazione
nel Darfur.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 25 agosto 2004