LABORATORIO SOCIALE BURIDDA: LETTERA APERTA ALLA CITTA
Che cosè il Laboratorio Buridda?
Dall11 maggio 2003 la ex facoltà di Economia e Commercio in via Bertani (6.000
metri quadri inutilizzati da oltre sei anni) è occupata e trasformata in spazio
sociale e culturale da associazioni e gruppi di persone che non si rassegnano alla
progressiva mortificazione della vita di relazione e che hanno provveduto a recupero
e manutenzione degli ambienti che versavano in uno stato di totale abbandono.
Si stanno approntando e sviluppando interessanti progetti e programmi di attività
che intendono restituire alla cittadinanza la piena fruizione di uno spazio
pubblico:
- laboratori teatrali e musicali (si sta provvedendo alla insonorizzazione dei
locali a ciò adibiti)
- sale studio, biblioteca sociale, libreria, info-shop di materiali multimediali,
programmi liberi da diritti di proprietà per onorare il principio della libera
circolazione del sapere;
- laboratorio di videofotografia e programmazione di cineforum;
- postazioni di accesso libero a internet;
- laboratori autogestiti delle comunità migranti per lo sviluppo delle attività di
socializzazione e studio e recupero delle tradizioni culturali, al fine di un
completo affrancamento dalle condizioni di marginalità sociale e subordinazione
nelle quali vivono alcune comunità;
- palestra popolare, mensa autogestita, progetto di ostello-accoglienza.
- spazi per mostre, conferenze, dibattiti, happening, presentazioni di iniziative
artistico-culturali.
Alle ore 7.30 dell11 agosto, su ordine del sostituto procuratore Paola Calleri, gli
agenti della DIGOS di Genova coadiuvati da forze di Polizia e Carabinieri, in grande
spolvero per numero di presenze e modalità di azione, bloccano via Bertani.
Isolano lex-Facoltà di Economia dove ha sede il Laboratorio Sociale Occupato
Buridda e fanno irruzione sequestrando circa 5000 euro di materiali audio,utilizzati
dai molti laboratori, bloccando di fatto attività e iniziative artistiche e
culturali che nellafa dagosto, in una Genova deserta, sono unoasi di socialità.
Un banale esposto per schiamazzi (risalente al 4 luglio dellanno precedente!) ha
portato a una operazione di polizia in grande stile, ma labuso più grave di questa
azione repressiva è il sequestro di due nostri compagni ospitati allinterno del
laboratorio, prelevati arbitrariamente a causa della loro condizione di cittadini
migranti, cui è seguito un decreto di espulsione per uno di loro.
Questa nuova manovra si inserisce nella campagna diffamatoria e di attacco dell
esperienza sociale del laboratorio Buridda: dalle minacce di sgombero, alle diverse
indicazioni duso dello stabile, dalle voci di un imminente vendita alle accuse di
essere semplicemente un ritrovo di giovani troppo rumorosi.
Questo è tutto quello che l amministrazione genovese sa dire in merito alla
richiesta di uno spazio pubblico, partecipativo, multiculturale, che possa essere
strumento polifunzionale per questa città?
A quanto pare pesano di più gli esposti dei soliti noti abitanti del quartiere
pronti all uso e strumentalizzati dalla solita destra becera e rabbiosa che gia nel
settembre 2003 pilotò il corteo farsa dei cinque abitanti e della dozzina di
militanti di Alleanza Nazionale.
Si monta così la farsa dei decibel, e si effettua in pieno agosto (con il concorso
di una grottesca spettacolarizzazione: decine di carabinieri, poliziotti e agenti
della Digos) un sequestro di materiale ( casse, amplificatori per chitarra, mixer,
equalizzatori, lettori cd, tastiere, ministereo, piastre mangianastri ), in
esecuzione di unordinanza del 20 luglio.
Materiale del quale le associazioni firmatarie e che promuovono la Buridda,
rendendosi garanti del controllo delle emissioni audio, chiedono il dissequestro,
anche per ottenere il ripristino di condizioni di serietà.
Migliaia di euro di materiali sequestrati in questi mesi (il totale ammonta a circa
10.000 euro) non fermeranno la nostra lotta e la progettualità di tutti noi.
Ai cittadini genovesi chiediamo di venire a controllare di persona quanto
dichiarato, a partecipare alle iniziative, a rendersi promotori di ulteriori
sviluppi delle iniziative. A sostenere unidea realizzata e da ampliare che
rappresenta unesperienza unica nel panorama genovese: quella di un centro di
socializzazione senza steccati e pregiudiziali chiusure e aperto invece allo scambio
e alla partecipazione.