[Cerchio] In memoria di Frank "Big Black" Smith

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著者: leonid ilijc brezhnev
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題目: [Cerchio] In memoria di Frank "Big Black" Smith
In memoria di Frank "Big Black" Smith, leader della rivolta nel carcere di
Attica (N.York) del 1971            
di  Bianca Cerri
14 Aug 2004    
Un buon cronista dovrebbe imparare a non mescolare le vicende dell’Iraq o i 
fatti di nera alla propria vita ma ci sono momenti in cui tutti i buoni 
propositi si sgretolano immediatamente. Confesso che la morte di Big Black 
mi tocca profondamente, riportandomi alla sanguinosa rivolta avvenuta nel 
carcere di Attica, dopo la quale nulla fu più come prima. Frank "Big Black" 
Smith non seppe mai di aver contribuito ad alcune mie scelte esistenziali 
ma la sua voce mi mancherà perchè, come ebbe a dire egli stesso, Attica fu 
soprattutto lotta di classe e, tanti anni dopo, le cose non sono cambiate.


La stampa continuò per mesi a parlare degli orrori di Attica, delle gole
tagliate, della violenza ma fu soltanto molto tempo dopo che i giornalisti
meno servili iniziarono a rivelare una verità diversa da quella
commissionata dalle autorità. Big Black fu tra coloro che, coraggiosamente,
denunciarono il potente governatore dello Stato di New York, Nelson
Rockfeller, smentendo i cronisti ammaestrati.

Con la sua voce greve e flemmatica, continuò a ripetere che la rivolta era
nata dalle condizioni atroci in cui i detenuti erano costretti a vivere in
quel penitenziario costruito nel bel mezzo di un paesaggio talmente piatto
da rendere risibili ipotetiche fughe.

Dopo cinque eroici giorni di resistenza, gli ammutinati di Attica furono
attaccati dalla Guardia Nazionale, che diede inizio ad una rappresaglia
senza precedenti, massacrando non solo 39 rivoltosi ma anche le guardie
carcerarie prese in ostaggio. Alcuni dei sopravvissuti, ancora oggi, non
riescono a dimenticare la violenza praticata su di loro. Per giorni, i
militari si divertirono a torturarli con il fuoco e a farli correre a piedi
nudi sui vetri o costringendoli a rimanere sotto la pioggia completamente
nudi per ore ed ore al fine di umiliare, oltre che il loro corpo, anche la
loro dignità.

La settimana prima dell’attacco alle Torri Gemelle, Big Black, presente
alla proiezione di un documentario sulla sommossa di Attica, era tornato a
ripetere che i detenuti chiedevano solo condizioni migliori, che nessuno
era disposto a concedere loro. E non ci sono molte differenze tra le
torture di allora e quelle imposte oggi ai detenuti negli Stati Uniti o nei
campi militari retti dall’esercito americano. Ogni tentativo di ottenere
condizioni carcerarie più umane viene ricusato con la violenza, con lo
stupro, con la fame, con le percosse o con l’esposizione al gelo o al sole
cocente. La punizione non c’entra: il sistema carcerario vuole “possedere”
i reclusi, martoriarli, ridurli al silenzio. Tutto questo, con la
complicità della stampa ufficiale che fa finta di non sapere cosa accade
all’interno dei gulag americani.

Addio Big Black ma sappi che, per la tua coraggiosa battaglia, il tuo nome
resterà per sempre impresso nella mia memoria. Il viaggio amaro per forzare
la trappola non si è ancora compiuto sino in fondo ma, come ci avete
insegnato tanti anni fa tu e i tuoi compagni “quando i cancelli delle
prigioni si spalancheranno, i veri draghi usciranno ad ali spiegate....”