[Lecce-sf] Fw: Bertinotti se n'é ghiuto

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著者: Gaetano Bucci
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題目: [Lecce-sf] Fw: Bertinotti se n'é ghiuto

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From: Angelo Ruggeri
To: Angelo ; Gaetano Bucci ; andreacatone@??? ; Area Oltre ; Paolo Barrucci ; Pier Paolo Frassinelli ; G. P. Patta ; Cini ; Angelo Ciampi ; Giovanni Chiellini ; gi24chia@??? ; pianetafuturo@??? ; gernika@??? ; progettocomunistasicilia ; d.losurdo@???
Sent: Saturday, August 14, 2004 12:31 PM
Subject: Bertinotti se n'é ghiuto


Bertinotti se ne ghiuto e suli ci ha lassato                        (Sotto, ll sommario dell'allegato: La riscoperta dell'America)
Bertinotti è irritato. Per le critiche ricevute. Confermando così non solo essere un abituale autoritario - dentro R.C. quante centinaia sono i Circoli commissariati e gli iscritti colpiti da provvediemnti giudiziari, pardon, disciplinari perchè soltanto su qualche cosa la pensavano un pochino diversamente da lui ? - ma la sua inintelligenza, spesso nascosta - mascherata - agli occhi di molti dietro la sua proverbiale presunzione. 
Infatti il nostro, o nostromo, sembra non solo non sapere che le primarie non si fanno sui programmi ma che le primarie sono ben più di un simbolo ma la base stssa, la manifestazione ed espressione di quel presidenzialismo americano a cui Bertinotti dice di essere contrario e che il centrosinistra pretende di contestare alle riforme istituzionali del governo Berlusconi: dopo che il centro sinistra nella Bicamerale D'Alema ha elaborato tutte le riforme istituzionale cesaristiche di cui Berlusconi si è appropriato, riforma della giustizia e  federalismo compresi. 
Buona creanza e intelligenza imporrebbero che stiano citi e muti, come una volta dicevano i  vecchi. Invece mentre si dicono contrari a quello che loro stessi hanno progettato e contestano a Berlusconi il presidenzialismo americano di cui si è appropriato, i capi-partito del centro sinistra senza riconoscere di aver sbagliato o di voler correggersi, assumono nello stesso tempo le primarie, cioè il presidenzialismo americano. E Bertinotti nella sua inintelligenza teorica e politica non solo le accetta ma il poveraccio le propone: sui programmi(sic) e, poi, persino, si stupisce e si irrita delle critiche. Il che fa dubitare che Lui si renda conto sia di ciò che dice che di quel che gli rimproverano. Proprio non capisce, non ci arriva. Sicché costretto a fare il buon viso a Liberazione che pubblica un paio di interventi critici messi come in un sandiwic tra la sua intervista al Corriere e una sua ulteriore risposta sproloquiante (nel senso che si mostra privo di cultura e puramente politicante) Bertinotti si è però molto irritato. 
Criticare Lui, convinto che nemmeno Gramsci, Togliatti e Berlinguer messi insieme non potrebbero portargli dietro le ciabatte. Per sapere di non sapere occrre sapere. Lui, "il verbo", non sa, si crede senza limiti. Cioè: capace di tutto. 
    Così Bertinotti se ne ghiuto e suli ci ha lassato, passando dalla parte del presidenzialismo maggioritario e bipolare che pratica da sempre già nel suo partito; ma diversamente da Vittorini non sa di essere lui ad essere rimasto solo, per aver perduto la compagni non dei quaqquaraquà ma degli uomini veri, del popolo, come quel Boccadutri di cui Vittorini chiedeva: "cosa fa Boccadutri?"; e la risposta "lavora sempre per il partito" erano il senso del suo dramma di uomo e di scrittore che aveva perso non già la compagnia dei dirigentidi partito ma di quel tipo di uomo di cui Gramsci parla in una sua lettera, a proposito di quel giovane operaio che andava in redazione a chiedergli del Giappone; perchè se non aveva un quadro sistematico di tutte le forze del mondo gli sembrava di non sapere nulla di nulla.                                             Bertinotti è da tempo che ha rinunciato a conoscere il Giappone della gente vera; il Giappone di tutto ciò che sfugge, che inquieta, che impedisce una visione completa della realtà e, per ciò, in realtà, Bertinotti  non sa nulla di nulla.  Ma diversamene da quell'operaio di Gramsci non sa nemmeno di non sapere e finge di sapere tutto. Per la sua abituale presunzione di uomo di partito che però vuole essere capo partito per grazia di Dio e dell'imbecillità di chi lo segue" (Gramsci, Q.15, pagg 1752-1755).  
Presunzione forse appresa da piccolo, in casa socialista da cui ha iniziato o nelle case radical chic e salotti romani che ha frequentato. 
Un giorno o l'altro racconteremo come pur essendo solo in 39 - quelli delle lettera alla Cgil - iniziò la scalata politica di tale Bertinotti, uno che, direbbe Gramsci, col suo individualismo esprime l'apoliticismo animalesco di chi in realtà nega il partito pur essendo uomo di partito di cui vuole esserne il capo partito per grazia di Dio e dell'imbecillità di chi allora lo ha seguito e di chi lo segue ora e glielo ha permette (Gramsci, Q.15, pagg 1752-1755)
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