Massimo Consoli wrote:
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L'11 agosto di trent'anni or sono, nel 1974, il
settimanale
"L''Espresso"
pubblicava un'intervista al sottoscritto che si presta
ad alcune
considerazioni. Per questo motivo vi mando qui di
seguito una sorta di
"introduzione" che vi aiutera' a capire meglio
l'articolo. Poi, in una
seconda email, vi faccio avere l'intervista vera e
propria. Vi mando
due
messaggi separati per non appesantire troppo le vostre
mailbox, ed
anche la
vostra pazienza!
Perdonatemi!
Massimo Consoli
Innanzitutto, l'intervistatore, Sergio Saviane.
E' stato uno dei mostri sacri del giornalismo italiano
per lungo tempo.
La
sua rubrica TV era la piu' autorevole e la piu'
seguita. Basti pensare
che
l'espressione "mezzobusto televisivo" l'ha coniata
lui, insieme ad
altre
parole che non ricordo piu'. Saviane venne a
Frattocchie un pomeriggio
che
io non ero in casa. Passavo quasi tutte le giornate al
Partito Radicale
di
via Torre Argentina, dove facevamo anche le nostre
riunioni, insieme a
Dario
Bellezza, Mario Appignani (si', proprio lui, "Cavallo
Pazzo"), uno
spaesato
Anselmo Cadelli, Angelo, Mario de Meruliis, Edoardo
Olshanski e tanti
altri
dei quali non ricordo piu' i nomi. Saviane suono' al
cancello, poi
parlo'
con qualche vicina (non ho mai saputo chi fosse, anche
se lui
l'interpreto'
come mia "cognata"). Mi lascio' un biglietto ed io lo
richiamai quella
sera
stessa, invitandolo a tornare il giorno dopo. Mi
rispose che non aveva
tempo, perché doveva consegnare l'articolo proprio per
l'indomani.
Così, fui
io ad andare a via Po 12, alla sede del settimanale,
per rilasciargli
un'intervista. E' importante, per capire bene
l'articolo, sapere che
lui non
ha mai avuto occasione di vedere l'archivio.
Poi lo stile. Ironico, a presa in giro. Saviane mi
aveva avvertito.
"Guardi,
Consoli, che io farò un pezzo di colore, dato
l'argomento trattato.
Percio'
non si offenda per quello che leggera', la settimana
prossima.
L'importante,
mi sembra, e' che se ne parli, di queste cose che lei
sta facendo".
In effetti, "L'Espresso" ebbe il merito di contribuire
a far conoscere
al
gran pubblico l'Archivio e, addirittura per la prima
volta, la mia
vecchia
idea del "Museo Gay" che, poi, sono riuscito a
realizzare solo
parzialmente,
piu' tardi. Del museo io parlai come di una
intenzione, di un qualcosa
che
avremmo voluto fare nel futuro (tant'e' che non ce
n'e' traccia, nel
comunicato-stampa che spinse il giornalista a venire a
Frattocchie), ma
Saviane lo butta li', nel suo pezzo, come di una cosa
presente ma non
visibile, giusto per dire qualcosa di divertente.
Ancora: lo stile resta impietosamente datato. Si', e'
vero, bisogna far
ridere il lettore perche' i gay, e' notorio, prestano
facilmente il
fianco.
E cosi', il comunicato-stampa che Saviane riceve e'
"misterioso"!
Perche'
"misterioso", quando "L'Espresso" riceveva
regolarmente, e da anni,
tutte le
nostre informazioni (o informazioni su di noi) tant'e'
che, qualche
volta,
le aveva perfino pubblicate?
Poi afferma che del Cidams, "nessuno sa ancora cosa
sia di preciso".
Affermazione quanto meno curiosa, visto che al momento
della sua
inaugurazione presso la sede al "Solito Posto", se ne
parlo' veramente
(e
non e' un modo di dire!) fino all'altra parte
dell'oceano. Il "Corriere
della Sera" fece un pezzo "storico". In Italia se ne
occuparono
"Panorama",
"Il Messaggero", "Momento Sera", "Men", "Aut"
Invece, delle parole "e' l'unica organizzazione del
genere in tutto il
mondo", mi assumo la responsabilita'. Sapevo
dell'esistenza di
pubblicazioni
gay (e ne ricevevamo moltissime ed a qualcuna
collaboravo gia' da
tempo), di
varie organizzazioni, ma non di archivi veri e propri.
La foto che illustrava l'articolo rispettava il solito
cliché (buono
allora
come ancora oggi, del resto): una trans che avrebbe
dovuto
rappresentare,
secondo il settimanale, l'essenza della realtà
omosessuale! Senza
nessun
rispetto per quei gay che non si sentono donne, ne'
per quelle trans
che non
si sentono gay, eccetera. La didascalia leggeva:
"Spettacolo di
travestiti a
Berlino".
L'articolo dell'"Espresso" si colloca in un periodo di
grande fermento
organizzativo da parte nostra. In quello stesso anno
1974 avvennero
molte
cose importanti:
1. Uscirono i primi bollettini dell'IISS, Istituto
Italiano di Storia
Sociale, che aprirono la strada a quello che, l'anno
successivo,
diverra' il
mensile "Ompo".
2. Trasferii l'archivio da Roma a Frattocchie dove,
almeno, non pagavo
l'affitto e dove le spese erano ridotte al minimo. Le
riunioni si
continuarono a fare presso il PR, o (ma sempre meno
frequentemente) a
casa
di Dario Bellezza.
3. Ripubblicai sia il "Manifesto Omosex", già apparso
in Olanda nel
'71, che
l'articolo "Da Sodoma ad Auschwitz" in Svezia su
"Revolt" (che fu letto
anche durante una seduta del Parlamento) e poi in
Francia su "Arcadie".
Anche questo era apparso la prima volta in Olanda nel
'71 come terzo
numero
del "Manifesto per la Rivoluzione Morale" (*), e poi
in Italia su "Aut"
del
14-20 giugno 1972.
4. Dario Bellezza mise a rumore il mondo intellettuale
protestando
pubblicamente, e proprio come vice-segretario del
Cidams, su carta
intestata
dell'IISS, contro il silenzio della stampa italiana
sull'omosessualita'
dello scrittore Aldo Palazzeschi, morto il 17 agosto
successivo, sei
giorni
dopo l'articolo di Saviane.
5. Il Cidams diffuse la prima protesta contro le
persecuzioni nel Cile
di
Pinochet, ricordando che un "noto omosessuale di
Santiago, l'uruguayano
Lola
Puñales, era stato picchiato, torturato, castrato e
tormentato fino
alla
morte dai militari"
6. Il Cidams lancio' un'inchiesta (N° 1) sulla
posizione ufficiale dei
partiti e gruppi politici italiani nei confronti
dell'omosessualita',
invitandoli ad esprimere una posizione ufficiale
sull'argomento e "ad
esporre i propri eventuali programmi per
l'emancipazione della piu'
consistente minoranza sociale che rappresenta, da
sola, il 5 per cento
circa
dell'elettorato italiano". C'e' da ricordare che il
panorama politico
dell'epoca era molto variegato e pieno di guppi
"extraparlamentari"
molto
rilevanti, come il Partito Radicale, Lotta Continua,
Potere Operaio, il
Movimento Politico dei Lavoratori di Livio Labor (che
ispiro' il
successivo
Movimento Politico degli Omosessuali) La ricerca
brillo' per la totale
mancanza di una risposta da parte di chicchessia visto
che, com'e' di
moda
dire, "i tempi non erano maturi"
7. Il Cidams lancio' un'altra inchiesta (N° 2)
indirizzata "Ai 100
uomini di
cultura piu' rappresentativi del nostro Paese" per
averne una
definizione
dell'omosessualita'. Anche qui, silenzio assoluto
(**). Ma c'e' da dire
che,
nonostante le apparenze, tutti questi attacchi alla
cittadella
dell'ignoranza e della discriminazione non furono
invani. Colpo dopo
colpo,
con il tempo la resistenza ha cominciato a dare segni
di cedimento. Si
sono
aperte delle falle nel campo "nemico" e, comunque,
abbiamo costretto
gli
"altri" ad accorgersi della nostra esistenza. Ormai lo
sappiamo con
certezza: mentre ufficialmente eravamo ignorati e si
opponeva un muro
di
silenzio alle nostre richieste, dentro i partiti
politici e dentro le
redazioni dei giornali c'erano discussioni animate
sulla posizione da
assumere nei nostri confronti.
8. Nacque il Premio Triangolo Rosa, riservato
"all'autore dell'opera
che
maggiormente contribuisca all'evoluzione morale,
sociale e civile degli
omosessuali". L'espressione "Triangolo Rosa", per
molto tempo ancora
restera' oscura alla stragrande maggioranza anche
degli interessati. La
nozione che gay e trans venissero sistematicamente
mandati al macello
con
quel simbolo offensivo ha impiegato un po' a diventare
patrimonio della
nostra cultura.
9. In occasione dell'anno santo 1975, Dario Bellezza
invito' il Papa
Paolo
VI ad andarsene dall'Italia, in quanto erede e
continuatore di una
istituzione ferocemente antiomosessuale.
Ancora, il sospetto dell'autore (che si trattasse di
"un fenomeno di
mitomania o di nuove speculazioni sugli omosessuali"),
si e' dimostrato
storicamente infondato e lui stesso provvide a
invalidarlo nell'ultimo
capoverso. Pero', intanto, senti' il bisogno di
buttarlo li'
Un'ultima considerazione: Saviane ironizza con una
certa pesantezza, ma
non
fa l'osservazione probabilmente piu' importante di
tutte: nel 1974 ci
voleva
un certo coraggio a fare quello che facevamo noi.
Soprattutto, dovevamo
compiere dei grandi sacrifici, come rinunciare a
impieghi prestigiosi
per
dei lavori piu' umili ma che ci permettessero di
portare avanti quella
che
sentivamo come una missione. Ad esempio, io non posso
dimenticare che
il
motivo principale che mi ha spinto a lasciare
l'impiego di segretario
in un
istituto superiore (lavoro che mi piaceva moltissimo
perche' mi
permetteva
di stare continuamente a contatto dei miei amati
studenti che, a loro
volta,
mi adoravano!) e' stata la necessita' di scegliere: se
volevo fare il
militante gay dovevo necessariamente "uscire fuori" e
sputtanarmi "urbi
et
orbi" e, in quegli anni, non avrei mai potuto
continuare a lavorare in
quella scuola.
Tra le varie conseguenze di quell'articolo, ne ricordo
due, in
particolare.
La piu' divertente fu la seguente.
Mi ero trasferito a Frattocchie da poche settimane e
non conoscevo
nessuno,
nella zona. Una sera, appena dopo la pubblicazione
dell'intervista,
andai al
circolo del Partito Comunista con l'intenzione di
fraternizzare,
conoscere
qualcuno, e cominciare a integrarmi nella comunita'.
C'erano molti giovani che, come attivita' principale,
erano
occupatissimi
nel giocare a carte. Ci provai anch'io. Uno, visto che
ero nuovo, mi
fece
qualche domanda: chi sei, che fai, dove abiti, come ti
chiami finche'
un
ragazzo esclamo': "Ehi! Ma tu sei quello del museo dei
froci che diceva
il
giornale?"
"Beh, si'", feci io, "Anche se, in realta', non e'
proprio un museo".
"Fa niente. Ma e' vero che c'hai tante foto? Che c'hai
pure i film?"
"Si', ma poche cose"
"Ce l'hai i film co' le lesbiche?"
"No, mi sembra di no".
"Fa niente. Ma ci vengono le lesbiche da te?"
"No! Nemmeno una!"
"Ma dai! Ci presenti qualche lesbica? Cosi' ci
divertiamo tutti
insieme".
"Non conosco nessuna lesbica!"
Avevo capito dove volevano andare a parare, e decisi
che era meglio
tagliarla li', la conversazione. Per la cronaca, per
dieci anni non
andai
piu' in quella sezione.
La seconda conseguenza fu una telefonata di mio
fratello (oggi,
Generale in
pensione). Non ricordo bene se era Ufficiale Pagatore
della Legione
Carabinieri di Roma, o Direttore dei Conti dello Stato
Maggiore dei CC
presso l'Aeronautica, o qualcosa del genere. Un
superiore lo aveva
chiamato
nel suo ufficio e gli aveva chiesto chi fosse quel
Consoli
dell'"Espresso"
che abitava a Frattocchie. "Lei si sta costruendo una
casa da quelle
parti?
Non e' vero? Chi e', un suo parente?"
"Si'", rispose. "Quello dell'articolo e' mio fratello
piu' giovane. La
pecora nera della famiglia. In effetti, e' un po'
strano"
"Ma che strano e strano!", lo interruppe l'ufficiale.
"Uno che fa tutte
queste cose dev'essere uno in gamba. Ed anche
coraggioso". E pure mio
fratello si fece un po' di coraggio e, forse, proprio
d'allora
comincio' a
prendermi piu' sul serio
Note
(*) Contemporaneamente, il 16 novembre 1971 lo avevo
inviato al
"Fuori!" con
il titolo "Gli Omosex e il Nazismo", ma dopo che i
rapporti tra me ed
il
gruppo di Torino divennero tesi, su quel giornale non
usci' mai piu'
nulla
di mio, o su quello che facevamo a Roma e nel resto
d'Italia, fino al
1979.
Pero', qualche tempo dopo, il "Fuori!" pubblico' un
articolo sullo
stesso
argomento, con quasi tutti i riferimenti che avevo
gia' usato io
(**) L'inchiesta N° 3, la prima che dette un risultato
consistente,
sara'
sull'identita' gay nel nostro Paese. Era gia' stata
preparata nel
maggio del
'73, ma solo nel '75 riuscimmo a raggiungere il nostro
obiettivo.
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