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La sinistra s'è destra
GALAPAGOS
Fa schifo, ma ce la teniamo, ha detto in una intervista al Corriere della sera Nicola Rossi, economista e deputato Ds ed ex consigliere di D'Alema. A fare schifo - perché «è una legge iniqua» - è la legge sulle pensioni approvata mercoledì. Ma evidentemente quella legge non fa schifo abbastanza per essere cancellata da un futuro governo di centro-sinistra. Ma se l'alternativa non è un fatto di uomini, ma di idee, quali idee esprime oggi la sinistra se accetta con rassegnazione le leggi della destra? Un tempo si diceva che la destra era più brava a governare lo sviluppo, mentre la sinistra doveva governare le fasi di recessione. E' stato con l'appoggio della sinistra che in Italia sono state varate le manovre più pesanti sul piano sociale. Il tutto in modo estremamente semplice: la sinistra per convinzione comune è (o meglio, era) in grado di coinvolgere il consenso sociale anche su politiche economiche pesantissime. E la sinistra dai tempi di Berlinguer è stata sempre felice di questo ruolo emergenziale che ne legittimava l'esistenza.
Salvare il Paese è sempre stata una missione per la sinistra che in tempi non lontani si è fatta carico alternativamente del risanamento dei conti pubblici e dei problemi della competitività, dell'inflazione e del declino industriale. Ma la sinistra ora sta cambiando: ha introiettato la mentalità della destra e vede con critica benevolenza i provvedimenti che la destra sta varando. Insomma: il lavoro sporco ora lo fanno loro e quando la sinistra tornerà al governo troverà la strada «spianata» dai sacrifici che Berlusconi sta imponendo alla gente comune.
Ma «spianata» per che cosa? Trovare oggi un progetto ideale di società a sinistra è impresa ardua. Più banalmente, non sappiamo neppure cosa la sinistra intende fare della marea di leggi inique varate da questo governo. Non si tratta di anticipare il programma del futuro governo - anche se sarebbe opportuno - ma di dire molto banalmente che cosa la sinistra al governo intende fare di una serie di provvedimenti approvati in questi anni. Per esempio, spiegare se vuole rimettere mano alla legge antistorica che abolisce ogni imposta sulle successioni e le donazioni. Oppure, passando sul tema del lavoro, dire con chiarezza se intende mettere una pietra sulla legge 30, o se riterrà opportuno varare una legge sulla rappresentanze sindacali che il centro destra non vuole e, purtroppo, in altri tempi non è stata voluta dal centro-sinistra al governo. O, visto che ci siamo, chiarire la politica sull'orario di lavoro che non può essere imposta dalle esigenze della globalizzazione.
L'elenco è sterminato. Va dal conflitto di interessi al falso in bilancio fino al federalismo. Ma coinvolge in primo luogo le basi materiali della vita di ognuno di noi. Quindi ci piacerebbe sapere se un governo di centro sinistra è favorevole alla riduzione della pressione fiscale (magari in una forma meno estremista e rozza di quella proposta da Berlusconi) oppure se è contraria perché le tasse (accompagnate ovviamente dall'efficienza) vogliono dire più sviluppo, più ricerca, più equità, più stato sociale. E soprattutto più sanità per la quale Rosy Bindi seguita a chiedere, unica e inascoltata, più risorse.
Poi c'è il grande tema delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni: anche su questi temi a sinistra manca una parola chiara. In altra parole non è chiaro se a sinistra si vede con favore il «meno stato, più mercato» o se si è per «più stato nel mercato». Che significa potenziare il ruolo pubblico per dare dimensione e efficienza nell'interesse delle stesse imprese.
Ma non è finita. Ci sono altri temi che meritano chiarezza: dalla Tobin Tax all'imposta patrimoniale, dalla scuola alla legge sulla procreazione assistita per andare in ordine sparso. Su molti di questi temi la destra ha menato fendenti e la sinistra si è impantanata in una sterile critica: ora deve uscire allo scoperto con poche idee e proposte. Possibilmente chiare. Ma non lo farà.
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