[Cerchio] Razzismo di stato

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著者: fat@inrete.it
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題目: [Cerchio] Razzismo di stato
Il testo del volantino distribuito oggi a Torino

Razzismo di stato
La politica del governo italiano verso migranti e profughi: leggi razziste, morte nei mari, centri di detenzione, botte, deportazione…

37 ragazzi su un gommone. No, non è un racconto di vacanze. Il gommone stava affondando quando il caso ha messo sulla rotta di questi ragazzi africani la Cap Anamur, una nave che da decenni solca i mari e raccoglie i profughi di mille guerre, i naufraghi sospinti a fondo non dal mare ma dagli uomini.
Ogni estate la tragedia si ripete: centinaia di uomini, donne e bambini si imbarcano su carrette, pagando cifre da crociera di lusso e spesso di loro non si sa più nulla, inghiottiti dalle leggi razziste della "civile" Europa, le cui frontiere sono chiuse di fronte a migranti e profughi. Quelli che riescono ad arrivare trovano uomini in divisa, centri di detenzione, botte e soprusi, e, infine, la deportazione. Ai più fortunati, quelli che sopravvivono al mare e sfuggono ai gendarmi, sono riservati lavoro nero, sfruttamento selvaggio, vita randagia.
I ragazzi raccolti dalla Cap Anamur erano solo poche decine dei tanti che rischiano la vita nella speranza di conquistarsi una vita.
Il governo italiano ha deciso che il loro sarebbe stato un caso esemplare: così, dopo aver a lungo impedito alla Cap Anamur di attraccare, ha arrestato i responsabili della nave e imprigionato e poi deportato gli africani. A nulla sono valse le convenzioni internazionali sui profughi, le raccomandazioni per la concessione dell'asilo per motivi umanitari espresse dalla Commissione che ne ha esaminato il caso. A nulla sono valse le proteste degli antirazzisti siciliani che per giorni e giorni hanno manifestato davanti ai centri di detenzione di Agrigento e Caltanissetta. La risposta di Pisanu è stata chiara: cariche ai manifestanti, botte agli africani che rifiutavano la deportazione.
Non sappiamo da dove venissero, non sappiamo se fossero sudanesi provenienti dal Darfur in guerra o ghanesi e nigeriani. Francamente non ce ne importa nulla.
Da ovunque venissero sono profughi di guerra. La guerra tra nord ricco ed opulento ed il sud povero e straziato, la guerra tra predoni e vittime, la guerra per assicurare il benessere di pochi sulla pelle dei più. La terra è di tutti, ciascuno può decidere di andare dove vuole, perché le barriere che gli Stati erigono a propria difesa, a difesa dei privilegi di pochi, devono essere abbattute. Con i denari spesi per la portaerei "Cavour", una sola costosissima arma da guerra, un colossale monumento alla stupidità ed alla ferocia umana, si sarebbe potuta garantire la cura di decine di migliaia di malati, la costruzione di pozzi nelle aree aride, l'istruzione per migliaia di analfabeti… la soluzione ad una delle tante, tragicamente consuete "tragedie umanitarie" di questo pianeta. Le stesse tragedie che la follia bellica degli Stati del nord, avidi delle risorse dell'Africa, ogni giorno contribuisce ad aggravare.
Il caso Cap Anamur ha dimostrato che leggi e convenzioni valgono solo se servono a salvaguardare i privilegi dei predoni che ci governano e ci sfruttano, altrimenti sono carta straccia. Carta straccia la Convenzione di Ginevra, la Convenzione di Dublino, la Costituzione della Repubblica Italiana. Non ci stupiamo: l'unica legge che riconosce lo Stato è quella del più forte.
L'unica salvaguardia cui possiamo aspirare per noi, che ogni giorno subiamo questo clima oppressivo, e per chi è più debole di noi, come i migranti ed i profughi, è nelle lotte che sappiamo costruire, nell'opposizione alle politiche liberticide che sapremo far crescere nelle piazze del Bel Paese. Un paese la cui coste sono intrise dal sangue dei naufraghi, il cui territorio è marcato dal filo spinato che circonda i CPT, i centri di detenzione per i "clandestini", i non luoghi del diritto dove lo Stato italiano rinchiude persone che hanno solo la colpa di esistere.

Chiudere i CPT, cancellare i confini!
Senza Stati né frontiere nessuno è clandestino!

Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46 Torino
tel/fax 011 857850; cell. 338 6594361
mail: fat@???