[Cm-roma] Beni comuni: il trasporto pubblico a Roma

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Autore: Stefano Guidi
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Oggetto: [Cm-roma] Beni comuni: il trasporto pubblico a Roma
Il Comune di Roma, in controtendenza, ha deciso di affidare alle proprie aziende il trasporto pubblicoCambiare si può. Cambiare si deveIl consiglio comunale di Roma ha deciso di affidare alle proprie aziende il servizio di trasporto pubblico. E' questo un evento nazionale perché Roma è la capitale, ha un servizio pubblico esteso e, soprattutto, perché durante i governi Prodi e d'Alema la giunta Roma è stata la punta della politica di privatizzazione e liberalizzazione di marca ulivista. Con questa decisione si svolta, s'inverte la tendenza. Questo risultato è stato possibile perché non si è creduto alla politica della riduzione del danno, e si sono utilizzate tutte le possibilità ed occasioni per cambiare rotta davvero: il forum europeo di Firenze che lanciò la lotta per i beni comuni, i cambiamenti del titolo V della Costituzione che assegnavano alle regioni la legislazione esclusiva in materia, le proposte in sede d'adeguamento delle leggi regionali ai sensi del titolo V stesso
affinché si lasciasse agli enti locali almeno la libertà di scelta sulla gestione pubblica o privatistica, la gran lotta dei tranvieri. Si è cominciato a vincere: Scanzano, Melfi... Si è vinto di nuovo.
Questa decisione si situa in una situazione nazionale che, a causa anche della legislazione contraddittoria, vede scelte diversificate: privatizzazioni effettuate, ma anche grandi città, come i comuni di Milano e Bologna, che non hanno ancora deciso. Con realtà come quella lombarda che, pur avendo molto tirato nel senso della privatizzazione, si trova con risultati parziali poiché molte gare sono andate deserte per la scarsità di risorse o, guarda caso, perché nei capitolati era contenuta la clausola sociale che manteneva i diritti dei lavoratori.
Sul piano politico invece, mentre la legge prevede per i servizi la possibilità per gli enti locali di privatizzarli o gestirli con proprie aziende pubbliche, i liberisti di entrambi gli schieramenti tentano sortite per obbligare di nuovo gli enti locali alla privatizzazione. Questo atteggiamento da parte di Ds e Margherita non facilita certo il perseguimento di un accordo programmatico per battere Berlusconi e cambiare politica.
Dopo la decisione del Comune di Roma è necessario rilanciare in tutte le situazioni in cui questo è possibile per l'affidamento del servizio alle proprie municipalizzate. Aziende che, a questo punto, possono e debbono essere ripensate, essendo nel frattempo state trasformate in SpA, e non solo, per adeguarle al percorso della liberalizzazione, fino a poco tempo fa obbligatorio.
E, per altro verso, è ora di tornare alle cose che contano. In primo luogo ad ottenere un finanziamento al trasporto locale certo e che consenta di perseguire grandi obiettivi sociali: garantire a tutti il diritto alla mobilità, liberare le città dalle auto, ridurre l'inquinamento con tutti i suoi effetti sulla salute, tutelare il nostro immenso patrimonio artistico. A questo proposito, proprio in questi giorni la Commissione Europa sta inviando all'Italia procedimenti di infrazione proprio perché non ottempera agli obiettivi di riduzione dell'inquinamento delle città.
La questione tariffaria non è secondaria poiché si è tentato anche di togliere, in varie realtà, le agevolazioni alle fasce deboli, mentre invece crescono le nuove esigenze di un precariato diffuso per il quale i trasporti dovrebbero entrare nel concetto del salario sociale. Non secondario è avere le risorse per poter pagare il contratto a chi lavora, memori di quanto i lavoratori sono stati costretti a fare solo pochi mesi or sono La vertenza è già partita: tre scioperi effettuati ed il prossimo proclamato per 15 settembre.
In questo contesto è molto grave che il governo, proprio in questi giorni, tagli ancora fondi agli enti locali. Un governo sempre più dannoso, ma crescono i segnali che si può cacciare e si possono cambiare le politiche liberiste di varia natura e rimettere al centro "il bene comune".
Ugo Boghetta


        
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