[NuovoLaboratorio] ] Quella benedizione è una bestemmia!

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Quella benedizione è una bestemmia!
Questa mattina, 20 luglio 2004, viene varata la portaerei Cavour, la più
grande della flotta militare italiana. Ma il Card. Bertone la benedice.
Tonio Dell'Olio
20 luglio 2004
Con in testa il Presidente della Repubblica, e a seguire il Ministro
della Difesa e il Capo di Stato Maggiore della Marina, oggi a Genova
inaugurano la nuova e più grande portaerei della Marina Militare
italiana. La presenza del Presidente della Repubblica dice da sola della
solennità che si vuole conferire al momento. Dice anche dell’importanza e
del significato di questa scelta che farà spendere all’Italia un bel
mucchio di soldi: 900 milioni di euro solo per il momento. La portaerei
infatti viene varata ma non ancora consegnata alla Marina Militare. La
consegna avverrà nel 2007 allorquando la nave sarà attrezzata di tutto
punto dei suoi temibili strumenti di morte e potrà solcare i mari per
“essere impiegata in importanti missioni all’estero” dice laconicamente
il dispaccio del Ministero. D’ora in poi anche la Marina Italiana potrà
vantarsi di “poter finalmente puntare a missioni internazionali a largo
raggio”. Aggiungendo poco dopo che la portaerei “sarà in grado di
ospitare anche i velivoli a decollo orizzontale, come i nuovissimi Joint
strike fighters (…) e un sottosistema missilistico Saam-It Aster 15, due
cannoni 76/62 "Davide" per difesa a corto raggio, tre mitragliere da 25
millimetri Oto-Breda (…)”. Come si vede si tratta di armamenti che sono
molto lontani persino dal normale impiego nelle cosiddette “missioni di
pace” e che non potrebbero in nessun modo essere considerate armi di
difesa del territorio, quanto di attacco. Il “pregio” di una portaerei
infatti consiste proprio nella possibilità di avvicinarsi all’obiettivo
permettendo l’operatività degli strumenti aeronautici giudicati
insostituibili per le guerre moderne e quelle del futuro. Il Capo di
Stato Maggiore della Marina, l'ammiraglio Sergio Braghi, dopo aver
descritto le particolari tecnologie
ultrasofisticate dell’imbarcazione (velocità, capacità di alloggio,
adattabilità alle diverse condizioni…) ha esemplificato dicendo che “può
raggiungere velocemente le coste del Golfo Persico senza bisogno di
rifornimento lungo il tragitto e spendendo solo il 50% del carburante a
sua disposizione”. Ma tutto questo rientra nella più classica della
retorica militare. Se rivedessimo oggi i filmati del Duce che inaugura i
“temibili” armamenti dell’epoca in dotazione al nostro esercito,
rideremmo. Noi speriamo sinceramente che anche i nostri nipoti un giorno
potranno ridere amaramente di noi commiserandoci.
Fin qui la retorica che speravamo definitivamente superata e che invece
ritroviamo puntuale e aggiornata. Una grande bandiera tricolore da record
avvolgerà lo scafo al momento del varo che vedrà come madrina di
eccezione una nobildonna discendente di Cavour.
Ma al di là della retorica il cerimoniale compassato prevede anche la
presenza dell’Arcivescovo di Genova, il Cardinal Tarcisio Bertone, già
Presidente della Commissione CEI Giustizia e Pace. Avrei sperato fosse lì
costretto esclusivamente dal dovere istituzionale dell’ospitalità nei
confronti del Presidente della Repubblica e invece, ancora il rigido
cerimoniale prevede la benedizione della portaerei.
Ho il vantaggio di scrivere quando l’evento non si è ancora consumato e
per questo lasciate che per un attimo mi lasci andare al sogno, al
desiderio di vedere finalmente i segni tangibili di una Chiesa che vive
per intero la profezia della pace.
Lasciate che pensi che il presule possa avere uno scatto di fierezza
evangelica e rifiutarsi di compiere quel gesto perché non si benedicono
mai gli strumenti di morte in nome del Dio vivente.
Il varo di una portaerei che sarà armata di tutto punto non è un segno di
fiducia e di speranza nel domani. E’ una minaccia verso i popoli del
Mediterraneo e verso tutte le nazioni alle quali dovremmo piuttosto
aprirci con fiducia e senso di amicizia.
Non si benedice una portaerei perché è destinata a portare distruzione e
morte esattamente come Sua Eminenza si rifiuterebbe certo di benedire la
sala ospedaliera in cui si praticheranno le interruzioni di gravidanza.
Il comandamento: Tu non uccidere, non ammette deroghe o cedimenti perché
sarebbe la negazione stessa della vita in cui splende la presenza di Dio.
In questo caso quella benedizione suonerebbe come una bestemmia!
Non si benedice uno strumento di morte che ha già ucciso tutti coloro che
sarebbero stati salvati dalla morte per fame o malattia se quei 900
milioni di euro fossero stati investiti in programmi di sviluppo.
La benedizione cristiana poi in questo senso sarebbe di certo una
contraddizione più grande di una portaerei.
Nel nome del Padre che è il creatore si benedirebbe forse un simbolo
tanto potente della de-creazione?
Nel nome del Figlio che ci salva dalla morte offrendo se stesso alla
morte e perdonando i suoi uccisori, si benedice uno strumento che
pretende di salvarci arrecando la morte agli altri?
Nel nome dello Spirito Santo che vivifica e sostiene il mondo intero, si
può mai benedire ciò che sopprime ogni alito di vita?
Per queste ragioni voglio continuare a sperare e a pregare affinché il
Card. Bertone scelga piuttosto di pronunciare un discorso e una preghiera
a favore della pace, della comprensione tra i popoli, del rispetto dei
diritti e della giustizia, della promozione e del riconoscimento della
dignità di ciascuna donna e ciascun uomo che abitano questo pianeta.
Questa vita, delle donne e degli uomini che lavorano, sperano, si
affaticano, amano, sorridono, danzano e cadono il Signore si degna ancora
di ricolmare di benedizioni.




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