[Cpt] versione italiana dell'appello francese

Üzenet törlése

Válasz az üzenetre
Szerző: Isabelle Saint-Saens
Dátum:  
Tárgy: [Cpt] versione italiana dell'appello francese
<http://pajol.eu.org/article586.html>

comunicato inter-associativo

Cap Anamur, verso il peggio
è sotto i nostri occhi l'Europa contro l'asilo

Appello da 10 associazioni francesi - Act Up-Paris, Cimade, Collectif
de soutien des exilés, Fasti, Gisti, LCR, Ligue des droits de
l'homme, MRAP, Syndicat de la magistrature, Union syndicale G10.


Paris, 16 luglio 2004

L'11 luglio 2004, Cap Anamur, nave di un'ONG tedesca dell stesso
nome, é autorizzata « per ragioni umuanitarie » ad approdare nel
porto di Porto Empedocle (Sicilia), 20 giorni dopo aver salvato 37
passagieri (36 sudanesi e 1 etiope) di un gommone in pericolo in
acque internazionali tra la Libia e Lampedusa. Dal primo luglio, le
autorità gli rifutavano l'ingresso nelle acque italiane.

I rifugiati sono stati trasferiti al CPT di Agrigento (uno tra i
non-luoghi in cui vengono imprigionati gli stranieri). Il questore di
Agrigento ha notificato un decreto di espulsione ; il capitano, il
secondo ufficiale e il presidente della ONG tedesca sono stati
arrestati per « favoreggiamento di immigrazione clandestina » (art.
12 della Bossi-Fini). La nave viene sequestrata.

La polizia fa subito circolare voci che i rifugiati sono del Ghana e
non sudanesi (quanti anni di vita in più ? quanto bisogno di mobilità
in meno ?) ; la voce é subito smentita da diversi religiosi presenti
sul Cap Anamur, e nonostante ció diffusa dalla televisione italiana e
da diversi media europei che fino ad allora si erano disinteressati
della vicenda.

Roberto Castelli, ministro della giustizia, in una paranoia
nazionalista che concorda con l'aria del tempo, dichiara che é facile
fingere l'emergenza per mettere alla prova la capacita di resistenza
dei paesi europei.

Con questo « respingimento collettivo in mare » l'Italia si é beffata
dei suoi impegni internazionali (violazione della Convenzione di
Ginevra e del principio di non-respingimento che permette a chiunque
si presenti alla frontiera di presentare una richiesta di asilo).
L'Italia ha inoltre distorto a suo vantaggio il senso di Dublin II :
per determinare lo stato legitimo affinché sia esaminata la richiesta
di asilo, bisogna che tale richiesta sia presentata in uno degli
stati membri dell' UE. L'Italia, dove non c'e ancora una sanatoria
sull' asilo, ha delegato alla polizia l'ammissione della procedura di
asilo dei refugiati costretti all'immigrazione clandestina.

Poi l'Italia si é lanciata in un osceno gioco della « patata
bollente » con la Germania e Malta, respingendo le sue resposibilità
sugli altri, mentre vite erano in pericolo (materiale e psicologico),
e la Convenzione di Ginevra, la Carta di Nizza e la constituzione
italiana venivano negate. Mancava poco che questi 3 stati membri
del'UE, col silenzio complice delle instituzioni europee, non
consentissero di evocare l'« emergenza umanitaria », sostenendo che
cio avrebbe creato « un precedente pericoloso aprendo la strada a
numerosi abusi ». Ecco come nella gestione poliziesca in cui si trova
la politica di asilo, uomini e donne non esistono più.

L'ACNUR, l'ONU e il Vaticano sono state tardivamente toccate dalla
vicenda e l'approdo in Sicilia é stato in fine autorizzato ; cio ha
permesso alla Germania di uscire dal gioco, respingendo sull'Italia
la responsabilità dell'accoglienza e dell'accesso alla richiesta di
asilo.
Il governo italiano approfitta adesso della doxa europea, assimilando
a criminali dei salvatori vite in pericolo, e considerando i
rifugiati come potenziali terroristi.

In Italia, ONG, associazioni, attivisti e societa civile, presenti
dal primo giorno, hanno lanciato appelli, diffuso informazione,
mobilizato, proposto la creazione di una commissione ad hoc, e
preparano adesso un ricorso alla Corte europea per i diritti umani.

Associazioni e militanti europei devono sostenere e diffondere questa
mobilitazione e i diritti dei rifugiati e dei migranti, denunciando
una politica europea di asilo che, con l'obbiettivo di dissuadere i
rifugiati con la forza, transforma il Mediterraneo e le frontiere in
cimiteri.