[NuovoLaboratorio] video verita' su genova

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Szerző: antonio bruno
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] video verita' su genova
da liberazione 15.7.04

Da oggi in edicola anche con il nostro giornale la cassetta sull'omicidio
di Carlo Giuliani
Genova, video-verita'
sul processo negato
Oggi, con questo giornale, che ringraziamo per il sostegno e la diffusione,
troviamo in edicola la videocassetta "Archivi&Azione". E' la traduzione
televisiva di una rappresentazione teatrale che, grazie alla preziosa
disponibilità di un bravo regista e di bravi attori, ha messo in scena il
dibattimento sull'omicidio di Carlo, che è stato negato proprio con la
decisione di "archiviare".

E' un contributo decisivo alla verità. Tutto ciò che si vede, tutto ciò che
si ascolta, non è mai frutto di interpretazione o di invenzione scenica.
Ogni parola, ogni fotografia, ogni filmato è parte dei documenti agli atti:
richiesta e ordinanza di archiviazione, testimonianze rese, controdeduzioni
dei difensori della parte offesa, perizie dei consulenti, materiale
fotografico e filmico. Ed è proprio questo rigore a restituire la
possibilità, a chi lo vorrà, di essere informato, di capire, di valutare e
di formarsi un'opinione propria.

E' un contributo decisivo alla memoria. Non si può e non si deve
dimenticare il luglio genovese del 2001, perché lì dentro c'erano già tutti
i germi e i veleni del governo della destra appena costituitosi: la
sospensione della democrazia, la repressione brutale e violenta (qualcuno
usò l'espressione "clima cileno"), scatenata sulla base di imbrogli e di
menzogne, e malamente ammantata dello squallido sciocchezzaio delle
fioriere e dei limoni finti. C'è chi lo comprese subito perché a Genova
c'era, ed è giusto ricordare ancora una volta la generosa saggezza di Tom
Benetollo. C'è chi ha impiegato un anno, ma è comunque importante che si
sia sforzato di capire. C'è anche chi ha capito a denti stretti e oggi
cerca di dimenticare. La memoria è bene troppo prezioso. Abbiamo visto che
cosa accade quando se ne attenuano il peso e il significato.

Avremmo potuto arricchire la rappresentazione con tanti dubbi legittimi,
primo fra tutti quello sulla reale identità dello sparatore. E' forte la
convinzione che a sparare non sia stato il giovane carabiniere ausiliario,
ma al contrario un ufficiale o un sottufficiale esperti e con anni di
carriera alle spalle, e che l'aver scelto Placanica sia stata una clamorosa
operazione mediatica: giocare sullo scontro di due poveri ragazzi, uno un
po' più povero dell'altro perché è stato ucciso, che si sono incontrati nel
posto sbagliato. Quanti, di fronte alla tragedia, hanno fatto questa
considerazione? D'altra parte tutta la squallida invenzione dei consulenti
del pubblico ministero circa il calcinaccio che devia il proiettile, con
conseguente scamiciatura di quest'ultimo nell'impatto (cosa assolutamente
falsa e matematicamente impossibile, come dimostrano filmati e calcoli
elementari), è fatta per non dover ammettere che foro d'entrata e foro
d'uscita sono incompatibili con il proiettile calibro 9 in dotazione, e che
l'uso di proiettili speciali è incompatibile con l'essere ausiliario da
soli sei mesi. Questo e altro avremmo potuto inserire nella
rappresentazione. Ma non lo abbiamo fatto perché sono dubbi sui quali la
nostra certezza non è pari al cento per cento. Non lo abbiamo fatto perché
in "Archivi&Azione" ci sono solo affermazioni incontrovertibili,
assolutamente dimostrabili e inattaccabili da chiunque.

Affermare la verità, dunque. Sono in corso a Genova un processo e i
preliminari di un altro processo: il primo contro 26 persone accusate di
devastazione e saccheggio, il secondo contro 29 appartenenti alle forze
dell'ordine. La maggior parte di quei 26 era nel corteo proveniente dallo
stadio Carlini che è stato selvaggiamente e senza alcuna giustificazione
attaccato più volte in un tratto autorizzato, con blindati, colpi di arma
da fuoco, lanci di lacrimogeni al CS e getti d'acqua urticante. Si
difendevano, quindi. Dei cosiddetti black bloc, all'opera fin dal mattino
di quel terribile venerdì, neppure uno fu fermato, probabilmente per
l'imbarazzo di doverlo riconoscere come infiltrato: ci sono fotografie e
filmati inquietanti a sostegno di questo che non è solo un legittimo
sospetto, ma una certezza.

Tra quei 29, individuati come responsabili del massacro alla scuola Diaz e
di quell'altrettanto disonorevole imbroglio delle molotov raccolte e
portate lì, ci sono alcuni gradi intermedi, qualche promosso (il cui numero
potrebbe incredibilmente aumentare nei prossimi giorni), un po' di bassa
truppa. Hanno deciso loro la "irruzione" alla Diaz? Non scherziamo! Per i
fatti di strada, i pestaggi indiscriminati e feroci nei confronti di donne,
ragazzini, persone anziane, non c'è un inquisito, non un carabiniere, non
un finanziere, non un poliziotto. Ancora in corso di accertamento l'altra
vergogna, quella di Bolzaneto. Eppure, per restituire onorabilità al
complesso delle forze dell'ordine e ricostruire la fiducia della società
civile verso di esse, l'individuazione dei responsabili e la loro giusta
punizione sono atti indispensabili.

Si tratta di ricostruire il contesto, appunto. Ci hanno spiegato che in
un'aula di tribunale è complicato accertare il contesto, anche ammesso che
lo si voglia fare (e sempre che non si archivi o non si giunga allo
sproposito della compartecipazione psichica, come avviene ad esempio a
Cosenza). Allora la strada giusta è quella della commissione parlamentare
d'inchiesta. Sappiamo bene che con questa maggioranza, interessata solo a
bufale del tipo Mitrokin o Telecom Serbia, non la si otterrà mai. Crediamo
perciò che l'istituzione della commissione debba essere un punto fermo del
programma di governo dell'opposizione. In quella sede andranno accertate
tutte le responsabilità: quelle politiche di chi ha deciso l'operazione
Genova, e quelle della catena di comando che l'ha diretta.

In quella sede potrà essere restituita la verità sull'uccisione di Carlo. E
sarà un fatto importante per l'intero paese. Quel 20 luglio del 2001 ha
segnato davvero una cesura: c'è un prima e c'è un dopo. Il dopo è un
faticoso ritorno alla consapevolezza dopo le ubriacature o le delusioni,
alla serietà dell'impegno dopo le illusioni fantasiose, al riconoscimento
che non esistono scorciatoie ma neppure sterili e dannose acquiescenze alle
idee dominanti. Il dopo è una crescita di condivisione intorno alla
speranza di un mondo migliore, o almeno meno brutto di quello attuale. Non
è un caso che anche l'iniziativa della videocassetta è legata, come tutte
le iniziative del Comitato Piazza Carlo Giuliani, a un progetto di
solidarietà: garantire con due pozzi un po' d'acqua in Burkina Faso e in
Mozambico. Anche per questa ragione sono in tanti a riconoscere che piazza
Alimonda ha offerto a quella speranza un generoso contributo.

Giuliano Giuliani
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"Eppure il vento soffia ancora...."

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antonio bruno FORUM AMBIENTALISTA MOVIMENTO ROSSO VERDE 339 3442011
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visitate il sito del Comitato Verita' e Giustizia per Genova
www.veritagiustizia.it su cui c'e' una rassegna stampa sull'argomento
Il Comitato Verità e Giustizia per Genova raccolgie fondi per la difesa
dichi e' rimasto vittima della violenza delle forze dell'ordine a Genova
nel luglio 2001.
ccp 34566992 ABI 07061 CAB 01400 intestato Comitato Verità e Giustizia per
Genova
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