[Lecce-sf] trasferiti i 37 e cariche sul sit-in

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Autore: Antonella Mangia
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Oggetto: [Lecce-sf] trasferiti i 37 e cariche sul sit-in
Migrazioni: trasferiti i 37 e cariche sul sit-in


mercoledì, 14 luglio, 2004


Dopo tutta una mattina di sit-in pacifico davanti al
Cpt S. Benedetto dove all'interno sono stati rinchiusi
i 37 profughi della Cap Anamur, le forze dell’ordine
hanno colpito con calci e pugni alcune manifestanti,
indossando guanti spruzzati con sostanze tossiche
irritanti. Secondo il missionario Padre Giorgio
Poletti di Castel Volturno è stato appiccato un finto
incendio all’interno del CPT per distogliere
l’attenzione dei giovani. A questo è seguito un
momento di tensione in cui le forze dell’ordine sono
riuscite a rompere il sit-in dei manifestanti. Cinque
macchine della polizia seguite dal bus con sopra i 37
rifugiati si sono diretti verso il CPT di Caltanisetta
(Pian del Lago) ) dove è presente un centro di
identificazione dei richiedenti asilo. Nei prossimi
giorni i profughi dovrebbero incontrare la Commissione
per l'esame delle domande di asilo inoltrate ieri in
tarda serata e in modo piuttosto insolito nelle
modalità e nei tempi. Dall’intervista telefonica
(scaricabile in mp3) di Meltingpot a Domenica Grillo
del Coordinamento palermitano per la pace si apprende
che la Prefettura ha dichiarato che il Ministero degli
interni ha messo tutto nelle mani della Questura e
questo viene considerato “come un modo di affrontare
la richiesta di diritto di asilo come un problema di
ordine pubblico”. A Caltanisetta si sono gia attivati
alcuni manifestanti che probabilmente nei prossimi
giorni potranno incontrare legalmente i profughi.

Secondo il padre comboniano Giorgio Poletti “questa
prassi accelerata lede i diritti di questi profughi”.
Nella giornata di ieri il console sudanese è stato
presente all’interno del CPT di Agrigento, e non ha
riconosciuto i profughi come sudanesi. Padre Giorgio
Poletti fa notare che “il console rappresentando il
governo è la parte contraria, e non dimentichiamo che
i profughi stanno scappando dal loro paese”.
L’associazione la Misericordia ha presentato la
domanda di asilo politico, ma la procedura non è
completa e quindi i collegi di avvocati si stanno
mobilitando per intervenire legalmente. Numerosi
gruppi, associazioni assieme ai missionari Comboniani
hanno promosso un accorato appello affinchè in tutta
Italia vengano spedite email verso il Ministero
dell’Interno e la Prefettura più vicina per chiedere
il rilascio del personale della nave Cap Anamur
detenuti e della nave, e la concessione dell’asilo
politico o del permesso di soggiorno per motivi
umanitari ai 37 sbarcati e rinchiusi dentro il cpt di
Agrigento.

Domani, davanti al gip di Agrigento, si terrà
l'udienza di convalida dell'arresto del comandante
della Cap Anamur, il tedesco Stefan Schmidt, del suo
connazionale Elias Bierldel, responsabile dell'omonima
associazione umanitaria, e del primo ufficiale della
nave, il russo Vladimir Dhchkevitch, tutti accusati di
favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e
rinchiusi da lunedì nel carcere di Petrusa. Sempre
domani, un corteo organizzato dalla Rete antirazzista
siciliana chiederà la loro immediata scarcerazione. Il
Consiglio del 16° Circuito delle Chiese Valdesi e
Metodiste della Sicilia ha scritto una lettera al
Ministero dell’Interno affinchè conceda l’asilo
politico e l’accoglienza ai profughi e ripensi
all’arresto di Stefan Schmidt che non può essere un
monito a non essere più “buoni samaritani del mare”.
Anche il CISS, Ong che si occupa da anni sul
territorio siciliano di migranti e richiedenti asilo,
condanna fermamente l'arresto del presidente della ong
Elias Bierdel e denuncia quelle politiche ufficiali
che, rifuggendo dalle proprie responsabilità,
attaccano la società civile con accuse di
"favoreggiamento" utilizzando come capro espiatorio
della propria incapacità di agire, gli operatori
sociali che lavorano - quotidianamente e concretamente
- per il rispetto dei diritti umani e per
l'affermazione dei valori della pace e della
solidarietà internazionale.[AT]
http://www.unimondo.org/



        
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