[NuovoLaboratorio] Diario: Perquisitte quelle vittime

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Autor: antonio bruno
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Betreff: [NuovoLaboratorio] Diario: Perquisitte quelle vittime
Diario: Perquisite quelle vittime

Perquisite quelle vittime
Clima teso intorno al processo contro i poliziotti della Diaz.
Fini attacca, la sinistra tace

di Mario Portanova

Le vittime sono state controllate e perquisite, all’ingresso dell’aula e
addirittura sulla strada appena fuori dal tribunale. Gli imputati, invece,
sono entrati tranquilli e indisturbati, avvolti da una protettiva
solidarietà. Nei processi normali succede il contrario, ma questo non Ë un
processo normale. Sabato 26 giugno a Genova si Ë svolta la prima udienza
preliminare del procedimento contro 29 poliziotti accusati di diversi reati
per la sanguinosa irruzione alla scuola Diaz, la notte del 21 luglio 2001,
al termine delle manifestazioni contro il G8. Ce ne saranno altre durante
l’estate, e alla fine il gip Daniela Faraggi deciderà se rinviarli a
giudizio, come richiesto dai quattro pm che hanno condotto l’inchiesta:
Enrico Zucca, Francesco Cardona Albini, Vittorio Ranieri Miniati, Patrizia
Petruzziello. La loro linea Ë stata quella di indagare solo poliziotti
fisicamente presenti alla Diaz quella notte e, tra loro, i responsabili pi_
alti in grado, i firmatari dei verbali, i protagonisti dei depistaggi. Solo
Vincenzo Canterini e nove suoi capisquadra sono direttamente accusati per
aver ´cagionato o comunque non impedito' i pestaggi.
I processi contro i poliziotti sono difficili, sempre e ovunque. Questo è
ancora pi_ delicato. Tra gli inquisiti figurano nomi di alto livello:
Franco Gratteri, all’epoca direttore dello Sco, oggi capo
dell’antiterrorismo all’Ucigos; Giovanni Luperi, all’epoca vicedirettore
dell’Ucigos e oggi responsabile del pool europeo contro il terrorismo
islamico; Gilberto Caldarozzi, all’epoca vicedirettore dello Sco; Vincenzo
Canterini, all’epoca capo del VII nucleo del Reparto mobile di Roma,
passato alla direzione centrale della Criminalpol. Alcuni indagati, in
particolare Gratteri e Luperi, sono molto vicini al capo della Polizia,
Gianni De Gennaro. Non era mai successo prima che dirigenti di questo
livello della pubblica sicurezza si trovassero ad affrontare i giudici.
Anche per questo le pressioni intorno all’inchiesta genovese sono pesanti.
La politica dovrebbe restare fuori dai processi, lo sappiamo, invece è
entrata a gamba tesa anche in questo. Lo ha fatto, in modo appariscente, il
vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, che ha ripetutamente
attaccato la Procura di Genova per aver candidato al rinvio a giudizio ´più
poliziotti che manifestanti'. E nel settembre scorso il ministro
dell’Interno Giuseppe Pisanu, proprio a ridosso della conclusione delle
indagini su Diaz e Bolzaneto, ha tenuto a precisare che Forza Italia ´sta
dalla parte dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia'.
La destra entra a gamba tesa e il centrosinistra, al contrario, si fa
notare per un silenzioso fair play. Curioso, in un Paese in cui si combatte
a suon di dichiarazioni infuocate su qualunque chiacchiera politica. Quando
Fini, il 13 marzo scorso, definì nientemeno che ´vergognosa' la situazione
genovese, l’unica replica targata centrosinistra arrivò dalla deputata
ligure dei Ds Roberta Pinotti. Su una cosa del genere ci si poteva
aspettare qualcosa di più dai vertici del partito. Magari un intervento di
Luciano Violante, che sempre si è speso nella difesa dei magistrati
attaccati dalla politica. Invece finora Violante si è speso soltanto per
difendere De Gennaro dalle trasversali richieste di dimissioni seguite al
G8. E qualcuno teme che il procedimento sulla Diaz resti schiacciato nel
panino di una destra ideologicamente schierata con la polizia e di una
sinistra che amerebbe vedere fuori da ogni responsabilit‡ almeno alcuni
dirigenti di più alto livello, considerati a lei vicini.

IL GRANO E IL LOGLIO. Forse non Ë un caso che insieme alle vittime della
Diaz, tornate a Genova per la prima udienza preliminare, ci fossero
soltanto parlamentari di Rifondazione comunista (Graziella Mascia) e Verdi
(Francesco Martone). Così come vengono letti con preoccupazione certi
articoli su giornali che pure hanno seguito puntualmente le inchieste. Ma
che, all’indomani della chiusura delle indagini, adombravano un’´inchiesta
monca, zoppa', il cui obiettivo sembrava ´mancato'. E, riferendosi agli
indagati, invitavano a separare ´con pazienza il grano dal loglio', a non
´fare di ogni erba un fascio', a non ´lavorare all’ingrosso sulle
responsabilità penali' e così via (Giuseppe D’Avanzo su Repubblica il 13
settembre 2003).
Se poi si pensa che il richiamo a una stravagante par condicio giudiziaria
tra poliziotti e manifestanti è stato rilanciato dal Procuratore generale
di Genova, Domenico Porcelli, nell’occasione solenne dell’inaugurazione
dell’ultimo anno giudiziario, si capisce il rischio di isolamento che la
Procura corre in un procedimento così delicato. Alfredo Galasso è un
avvocato che il ´clima' intorno ai processi lo sa annusare, vista la sua
lunga esperienza palermitana che risale agli anni di Falcone e Borsellino.
Oggi è il difensore di Lorenzo Guadagnucci, giornalista pestato e arrestato
alla Diaz: ´L’attenzione della politica e dei mezzi di informazione è
inferiore al peso di ciò che è avvenuto', riflette Galasso. 'E' una
disattenzione trasversale, non so se casuale o calcolata. Se non ci fosse
questo procedimento, non sarebbe accertata neanche la responsabilità
politica di quel che accadde alla Diaz. Non voglio confondere il piano
giudiziario con quello politico, ma sui fatti di quella notte qualcuno ha
consentito o sottovalutato. Non credo ai complotti, ma nemmeno alla tesi di
un’improvvisa esplosione di violenza'. Il silenzio del centrosinistra,
Galasso lo legge così: ´Quando sono sotto accusa i vertici dell’ordine
pubblico o della Difesa, come nel caso Ustica, la sinistra ha il vizio di
ritrarsi perché teme l’accusa di essere contro certe istituzioni'.
Non sarà un procedimento facile. Viene data per scontata un’imminente
richiesta di spostamento del processo da Genova, in base alla famosa legge
Cirami (già respinta due volte, in questo procedimento e nel processo
contro i 26 manifestanti). Faranno la loro parte, e faranno valere i loro
impegni, gli avvocati-parlamentari dei poliziotti (Alfredo Biondi di Forza
Italia e Sergio Cola di An, mentre nella prima udienza preliminare Ignazio
La Russa ha lasciato la difesa dei suoi quattro imputati al collega Piero
Porciani). Poi bisogna vedere quello che accadrà fuori dall’aula, intorno a
un’inchiesta che ha pestato molti piedi (piedi destri e piedi sinistri).
Eppure, se fosse un processo normale, il clima dovrebbe essere molto
diverso. Quel che accadde quella notte è chiaro, accertato durante
l’inchiesta di Zucca e colleghi, ed è già materia di due sentenze
definitive: quelle che hanno archiviato le accuse di resistenza e
associazione per delinquere contro i 93 arrestati alla Diaz. Potremmo
metterla così: la notte del 21 luglio 2001 un gruppo di persone A è entrato
in un edificio e ha picchiato selvaggiamente un gruppo di persone B. Il
gruppo A ha steso verbali falsi e ha costruito a tavolino prove contro il
gruppo B. Il gruppo A ha reso testimonianze spesso mute o contraddittorie,
il gruppo B ha fornito versioni precise e concordi.
Solo che il gruppo A portava divise e stellette. Così, all’udienza del 26
giugno, qualcuno si è preoccupato di perquisire e togliere la cintura a
Lene Zuhlke, una ragazza tedesca di 27 anni che alla Diaz ebbe questo
trattamento: ´Percossa ripetutamente con manganellate alla testa e alle
spalle, caduta a terra, percossa con calci alla schiena e al petto, presa
per i capelli e sollevata, calciata in mezzo alle gambe, sbattuta contro un
muro, manganellata ancora e presa a calci al petto e al ventre,
successivamente trascinata per i capelli lungo alcune rampe di scale,
colpita ancora da tutti i lati con manganelli (trauma toracico addominale,
fratture costali con pneumotorace a destra e contusione polmonare, trauma
cranico, contusioni multiple, lesioni gravi per il conseguente
indebolimento del 30 per cento della funzione respiratoria e della
locomozione del braccio e collo…)'. Non sapremo mai chi l’ha ridotta così,
n se fosse seduto vicino a lei nell’aula del tribunale di Genova. Fini può
stare tranquillo, la maggior parte dei picchiatori la faranno franca perch
alla Diaz erano irriconoscibili, con caschi e fazzoletti sul volto.. E il
gruppo A non intende fornire altri dettagli.
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"Eppure il vento soffia ancora...."

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antonio bruno FORUM AMBIENTALISTA MOVIMENTO ROSSO VERDE 339 3442011
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www.veritagiustizia.it su cui c'e' una rassegna stampa sull'argomento
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