[Cm-roma] re: quelli che stanno fermi a motore acceso per l

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Autore: prupru@libero.it
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Oggetto: [Cm-roma] re: quelli che stanno fermi a motore acceso per l
Le formiche si mangeranno Roma, sta scritto.


Fra le lastre di pietra vanno; lupa, quale corso di pietre preziose ti seziona
la gola? Da qualche parte le acque qui escono dalle fonti, le ardesie vive, i
tremuli cammei che a notte fonda biascicano la storia, le dinastie e le
commemorazioni.
Dovremmo trovare il cuore che fa pulsare le fonti perché si premunisca contro le
formiche, e organizzare in questa città turgida di sangue, di cornucopie ritte
come mani di cieco, un rito di salvazione affinché il futuro si limi i denti sui
monti, si trascini ammansito e senza forze, completamente senza formiche.
Prima di tutto cercherem di individuare la dislocazione delle fonti, cosa facile
perché nelle mappe a colori, nelle piante monumentali, le fonti hanno anche
zampilli e cascate celesti, basta cercarle bene e inscriverle in un recinto di
matita blu, non rossa perché una buona mappa di Roma è rossa, come Roma. Sul
rosso di Roma la matita blu traccerà un recinto viola attorno ad ogni fontana, e
solo così possiamo essere certi che ci sono tutte, che ne vediamo i fiorami.
Più difficile, più segreta e raccolta, è la fatica di perforare l'opaca pietra
sotto la quale serpeggiano le vene di mercutio, intendere a forza di pazienza il
cifrario di ogni fontana, mantenersi nelle notti di luna penetrante in una
veglia innamorata presso i bacini imperiali, finché da tanto sussurro verde, da
tanto gorgogliare fiorito non vadano nascendo le direzioni, le confluenze, le
altre strade, quelle vive. E senza dormire, seguirle, con bacchette di nocciolo
a forma di forcella, di triangolo, con due bacchette in ciascuna mano, con una
sola tenuta pendente fra le dita molli, ma tutto questo invisibile ai
carabinieri e agli abitanti gentilmente diffidenti, girare per il Quirinale,
salire per il Campidoglio, correre esultanti per il Pincio, sbaragliare con una
apparizione immobile come un globo di fuoco l'ordine di piazza Esedra, e così
estrarre dai sordi metalli del suolo la nomenclatura dei fiumi sotterranei. E
non chiedere aiuto a nessuno, mai.
Dopo, pian piano, si vedrà come in questa mano di marmo scorticato le vene
corrano armoniose, per gioia d'acque, per artificio di gioco, avvicinandosi
infine a poco a poco, e confluire, allacciarsi, crescere in arterie, riversarsi
dure nella piazza centrale ove palpita il capitello di vetro liquido, la radice
di pallide coppe, il cavallo profondo. E sapremo ormai dove si trova, in quale
conca di cupole calcaree, fra piccolissimi scheletri di lemuri, ritma il suo
tempo il cuore dell'acqua.
Costerà saperlo, ma lo sapremo.
Allora ammazzeremo le formiche, avide di fonti, con una colata di calce nelle
gallerie che gli orribilli minatori tessono per avvicinarsi alla vita segreta di
Roma. Ammazzeremo le formiche solo se sapremo arrivare alla fontana centrale.

E ce ne andremo con un treno della notte e fuggiremo le lamie vendicatrici,
oscuramente felici, confondendoci fra i soldati e le monache.



STA SCRITTO. E SE COSì NON FOSSE...?

LO SCRIVEREM(m)O NOI

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