[NuovoLaboratorio] Situazione Cap Aanamur

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Autore: Walter Massa
Data:  
Oggetto: [NuovoLaboratorio] Situazione Cap Aanamur
Inoltro per conoscenza una nota di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell'Arci nazionale.
saluti
walter

Responsabile Politiche Sociali
Arci Genova
Via San Luca 15/9
16124 Genova
tel +39 (10) 2467506
fax +39 (10) 2467510
walter.massa@???
www.arciliguria.it


Care compagne e cari compagni,
avrete seguito dagli organi di informazione nazionali la vicenda della nave tedesca Cap Anamur, che ospita a bordo 37 profughi sudanesi raccolti dalla nave nel canale di Sicilia.
Il governo ha finora mantenuto una posizione negativa facendo ricorso agli accordi internazionali in tema di diritto d'asilo (in particolatre la
Convenzione di Dublino e il protocollo di New York), sostenendo che la nave avrebbe dovuto sbarcare i profughi a Malta e che quindi non possono sbarcare in Italia.
La posizione del tutto strumentale del governo, tende ad evitare che si apra un canale di ingresso protetto per i richiedenti asilo, cosa che noi
auspichiamo da anni, e che la vicenda della Cap Anamur possa diventare un "pericoloso precedente" in tal senso.
Siamo intervenuti con un appello ai sindaci che trovate di seguito, al quale ha risposto direttamente l'ANCI e in particolare il sindaco di Ancona responsabile del gruppo immigrazione dell'associazione dei comuni italiani.
Stiamo raccogliendo le adesioni di sindaci importanti, adesioni che sarebbe utile venissero anche dal territorio con l'impegno dei comitati.
Nei prossimi giorni siamo stati chiamati dalle altre organizzazioni a collaborare per una visita sulla nave Cap Anamur che dovrebbe svolgersi
giovedì 8 luglio e per la quale stiamo con Alfio Foti, Carmen Cordaro e gli altri compagni dell'ARCI Sicilia che ringrazio. Saremo quindi impegnati ad aprire una falla in questo muro che il governo sta cercando di costruire intorno al nostro Paese contro gli immigrati e lo faremo in questi giorni con il contributo di tutti e come sempre in collaborazione con il movimento, le organizzazioni sindacali e le istituzioni democratiche.
Stiamo preparando con i nostri amici dell'ASGI un ricorso delle ong alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ed uno a firma degli stessi profughi che porteremo giovedì sulla nave.
Mi scuso per la sommarietà di questa nota che cercherò di aggiornare nelle prossime ore.
saluti

Filippo Miraglia
Responsabile ARCI Nazionale Immigrazione
piazza dei Ciompi 11, 50127 Firenze
via dei Monti di Pietralata, 16, 00157 Roma
e mail miraglia@???










Appello ai sindaci italiani per l'accoglienza dei profughi della Cap Anamur

La vicenda dei 37 profughi sudanesi della Cap Anamur spiega bene qual è l'Europa che non vogliamo. L'Europa che purtroppo prevale anche nella bozza di Costituzione e che il governo Berlusconi ben rappresenta. Non vogliamo una Europa disumana in cui prevalgano calcoli e discorsi politicisti anche di fronte alla vita delle persone, alle tragedie umane, alle conseguenze nefatse delle guerre.
Vogliamo invece una Europa costruita dal basso, in cui il riconoscimento di diritti, primo tra tutti quello alla vita e al benessere delle persone,
rappresentino la via maestra.
Per questa ragione pensiamo che alla volontà di chiusura del governo, che ricorre a presunte questioni procedurali senza alcun senso di responsabilità e incurante della storia e della vita di questi 37 profughi, possa e debba rispondere una volontà ed una disponibilità all'accoglienza delle comunità locali, delle tante città che pochi giorni fa hanno affidato il governo in gran parte alle forze di centro sinistra. E se c'è uno spazio nel quale deve essere evidente una differenza tra questo governo e l'opposizione è proprio quello del riconoscimento dei diritti e del rispetto della vita e della dignità delle persone.
Facciamo appello ai sindaci dei comuni italiani affinchè ciascuno di loro dichiari al governo e al Ministero dell'Interno la propria disponibilità ad accogliere e farsi carico di almeno uno di questi 37 profughi.
Facciamo in modo che l'esistenza di una Italia della solidarietà, dei diritti e dell'accoglienza prevalga su quella della chiusura e della intolleranza.
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Il seguente appello arriva dalla nave Cap Anamur.

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Appello dalla Cap Anamur
Da giovedì mattina la nostra nave incrocia 15 miglia davanti a Porto Empedocle in Sicilia. Noi insistiamo a voler entrare nel porto così come avevamo progettato ed eravamo anche stati autorizzati a fare. Finora le autorità non ci hanno comunicato perché venga ora negata l'autorizzazione che ci era stata originariamente concessa.
Il confronto con diverse forze armate dello Stato italiano è grottesco e mira evidentemente a gettare nell'ansia se non nel terrore il nostro equipaggio e i passeggeri a bordo. Protestiamo contro questo trattamento.
I naufraghi che abbiamo salvato non sono "clandestini", non avendo ancora oltrepassato le frontiere europee. Conformemente agli ordini e in
ossequio ai precetti del diritto internazionale, così come della prassi abituale, noi abbiamo immediatamente comunicato la lista di tutte le persone a bordo. Tutto questo non può in alcun caso essere interpretato come "tentativo di entrata illegale". Non abbiamo intenzione di
scontrarci con il governo italiano o di fare pressione su chicchessia.
Chiediamo semplicemente il diritto di entrare a Porto Empedocle, perché la situazione a bordo diviene sempre più difficile. E' certo che coloro che ci impediscono di portare i naufraghi in un porto sicuro, sono anche pienamente responsabili delle conseguenze. Non ci lasceremo dirottare in un altro porto. Abbiamo 37 naufraghi a bordo e non siamo perciò nella condizione di metterci a giocare con le autorità. Deve essere trovata una soluzione adeguata agli standard internazionali dei diritti dell'uomo e sulla base dei principi umanitari. La domanda su come debba essere trattata una simile situazione deve trovare risposta sul piano dell'Unione europea: è la politica dell'Unione europea, condotta violentemente dalla guardia costiera, dalla marina e dalla guardia di finanza italiane, che ci impedisce di aiutare altre persone in condizione di bisogno. Facciamo appello a tutti gli europei, e soprattutto ai cittadini e alle cittadine italiane, affinché rendano chiaro che una simile politica non viene condotta in loro nome.
Noi continueremo a salvare tutte le vite umane che possiamo. Lo facciamo perché non vogliamo che la morte di centinaia, forse migliaia di persone venga considerata come un "caso normale" europeo.
Come organizzazione umanitaria indipendente dobbiamo continuare nella nostra opera di salvataggio perché altrimenti nessuno lo fa.
Chiediamo alle donne e agli uomini d'Europa di farsi carico di questa situazione.







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