[Cpt] appello dalla cap Anamur

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Autore: Cinzia Nachira
Data:  
Oggetto: [Cpt] appello dalla cap Anamur
Io sono d'accordo. Cinzia Nachira
----- Original Message -----
From: Federica Sossi
To: lista comune
Sent: Monday, July 05, 2004 7:33 AM
Subject: [Cpt] appello dalla cap Anamur


Ciao,



questo è il testo dell'appello che arriva dalla nave. Direi di firmarlo anche come gruppo no-cpt



(fatelo girare il più possibile e raccogliete le firme da inviare poi a me, credo che il manifesto lo pubblichi domani)



ciao

federica





Appello dalla Cap Anamur

Da giovedì mattina la nostra nave incrocia 15 miglia davanti a Porto
Empedocle in Sicilia. Noi insistiamo a voler entrare nel porto così come
avevamo progettato ed eravamo anche stati autorizzati a fare. Finora le
autorità non ci hanno comunicato perché venga ora negata l'autorizzazione
che ci era stata originariamente concessa.
Il confronto con diverse forze armate dello Stato italiano è grottesco e
mira evidentemente a gettare nell'ansia se non nel terrore il nostro
equipaggio e i passeggeri a bordo. Protestiamo contro questo trattamento.
I naufraghi che abbiamo salvato non sono "clandestini", non avendo ancora
oltrepassato le frontiere europee. Conformemente agli ordini e in ossequio
ai precetti del diritto internazionale, così come della prassi abituale, noi
abbiamo immediatamente comunicato la lista di tutte le persone a bordo.
Tutto questo non può in alcun caso essere interpretato come "tentativo di
entrata illegale". Non abbiamo intenzione di scontrarci con il governo
italiano o di fare pressione su chicchessia. Chiediamo semplicemente il
diritto di entrare a Porto Empedocle, perché la situazione a bordo diviene
sempre più difficile. E' certo che coloro che ci impediscono di portare i
naufraghi in un porto sicuro, sono anche pienamente responsabili delle
conseguenze.
Non ci lasceremo dirottare in un altro porto. Abbiamo 37 naufraghi a bordo e
non siamo perciò nella condizione di metterci a giocare con le autorità.
Deve essere trovata una soluzione adeguata agli standard internazionali dei
diritti dell'uomo e sulla base dei principi umanitari. La domanda su come
debba essere trattata una simile situazione deve trovare risposta sul piano
dell'Unione europea: è la politica dell'Unione europea, condotta
violentemente dalla guardia costiera, dalla marina e dalla guardia di
finanza italiane, che ci impedisce di aiutare altre persone in condizione di
bisogno.
Facciamo appello a tutti gli europei, e soprattutto ai cittadini e alle
cittadine italiane, affinché rendano chiaro che una simile politica non
viene condotta in loro nome.
Noi continueremo a salvare tutte le vite umane che possiamo. Lo facciamo
perché non vogliamo che la morte di centinaia, forse miglia di persone venga
considerata come un "caso normale" europeo.
Come organizzazione umanitaria indipendente dobbiamo continuare nella nostra
opera di salvataggio perché altrimenti nessuno lo fa.
Chiediamo alle donne e agli uomini d'Europa di farsi carico di questa
situazione.



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