Szerző: seal Dátum: Tárgy: [Badgirlz-list] Palestinese, gay e clandestino
At 09.53 26/06/2004 -0700, you wrote:
>Palestinien, gay et clandestin.
tnx2lally x la traduzione
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Palestinese, gay e clandestino
Perseguitati dai servizi di sicurezza palestinesi, oppressi dalle loro
famiglie, i gay palestinesi non sono più autorizzati a soggiornare in Israele
Samir e Shlomi convivono da 5 anni in un appartamento in affitto nel centro
di una città israeliana. Shlomi è ebreo e israeliano, mentre Samir
musulmano e palestinese. Un anno fa i due uomini, che hanno circa
trent'anni, hanno ufficializzato la loro relazione con un contratto
matrimoniale firmato davanti ad un avvocato. Gestiscono insieme la famiglia
e si sono impegnati a dividere, nel bisogno, i beni e il denaro di cui
dispongono. I loro amici sanno della loro relazione, e i membri della
comunità gay d'Israele la rispettano. Da più di un anno Samir vive nella
clandestinità, perché le autorità israeliane non gli hanno rinnovato il
permesso di soggiorno. Lui non vuole ritornare nel suo villaggio in
Cisgiordania, perché questo significherebbe mettere la sua vita in
pericolo, data la sua lunga assenza, sarebbe sospettato di collaborare con
gli israeliani. Samir vive in Israele da 14 anni. Ma dalla seconda Intifada
(settembre 2000), è stato licenziato diverse volte. Tuttavia le sue
competenze gli sono state riconosciute ed è stato pagato per il suo lavoro.
Va in giro raramente da solo, e quando esce preferisce essere accompagnato
da Shlomi, che è molto conosciuto in città. Durante il gay pride di
quest'anno a Eilat (Israele) Samir ha dovuto camuffarsi per non essere
riconosciuto. Prima, ogni volta che si recava nel suo villaggio, Samir
veniva arrestato. I servizi di sicurezza palestinesi, avendo scoperto che
alcuni omosessuali palestinesi collaboravano con Israele, sospettano di
ogni omosessuale; dopo l'arresto l'interrogavano e lo sottoponevano ad ogni
sorta d'umiliazione. Quindi Samir non è più tornato in Cisgiordania, ma
poiché suo padre è malato, gli fa pervenire del denaro per vie traverse.
Samir si è rivolto a tutti i ministeri per far prolungare il suo permesso
di soggiorno, ora scaduto . Ha anche sollecitato il primo ministro Ariel
Sharon. La sua richiesta sempre accompagnata da lettere di raccomandazioni
di amici o datori di lavoro israeliani e da responsabili della sezione di
Tel Aviv dell'Agudah (associazione israeliana glbt). Il suo dossier include
persino un certificato di buona condotta della polizia israeliana. "Oggi
più che mai abbiamo bisogno l'uno dell'altro e non possiamo pensare di
separarci" , affermano i due uomini. Samir e Shlomi non sono gli unici
omosessuali in questa situazione. Le coppie formate da un israeliano e un
palestinese o proveniente da un altro paese arabo sono molto numerose in
Israele. I permessi di soggiorno rilasciati ad arab* immigrat* negli ultimi
anni per lavoro non sono stati rinnovati per ragioni di sicurezza. In
teoria il potere di rilasciare i permessi compete al ministero degli
interni e a quel lo degli affari sociali, ma di fatto sono i servizi di
sicurezza che rifiutano il rinnovo.
L'ostilità nei confronti degli arabi si ripercuote sulla comunità gay. La
disperazione di queste coppie miste è presa molto sul serio dalle
associazioni omosessuali e dai movimenti israeliani per i diritti umani. Su
consiglio dei loro avvocati, queste coppie si sforzano di passare
inosservate, evitano d'attirare l'attenzione dei media, e vivono persino
nella clandestinità. Coloro che provengono da paesi arabi in particolare
temono d'essere arrestati dalla polizia israeliana, o smascherati da
conoscenti o dall'autorità palestinese. Dopo ogni attentato si nascondono
diversi giorni per paura di rappresaglie. "Negli ultimi anni la situazione
degli omosessuali palestinesi s'è deteriorata sotto tutti i punti di vista"
sottolinea Shaul Gonen, militante nell'Agudah. Ricorda che fino all'attuale
Intifada, i gay vivevano nascosti in comunità o in gruppi islamisti come
Hamas o la jihad islamica, che avevano un potere maggiore dell'autorità
palestinese particolarmente nei campi profughi di Gaza, Hebron, Nablus o
nei villaggi. Ma, dal momento in cui essi cominciarono a rivendicare la
propria identità sessuale omosessuale, proibita sia dalla legge islamica
che da quella palestinese, sono stati perseguitati. In città come Ramallh e
El Bireh, invece, gli/le omosessuali godevano di una maggiore tolleranza, e
l'autorità palestinese chiudeva un occhio sulle loro unioni. Sìondo Shaul
Gonen il numero di palestinesi omosessuali residenti in Israele è
considerabilmente diminuito. Mentre prima dell'Intifada più di una
quarantina di coppie miste [gay e lesbiche, ndt] vivevano in grandi città,
mentre oggi non sono più di una decina. La paura dei servizi di sicurezza
israeliani non è la sola causa. Shaul Gonen racconta del caso di una donna
lesbica palestinese che vive in Israele con la sua partner; è ricercata
dalla sua famiglia, che è pronta a ricorrere all'uso della forza per farla
rientrare in Cisgiordania. O ancora, il caso di un uomo omosessuale che
vive nella regione di Tel Aviv, al quale la famiglia ha mandato uomini
armati di asce per farlo uccidere. Oggi nessuna amministrazione è
disponibile, secondo Gonen, a rilasciare un permesso di soggiorno
temporaneo ad un omosessuale palestinese, anche se la persona non
rappresenta in alcun modo una minaccia per la sicurezza, e neanche se
collabora con Israele. Un funzionario di alto grado del ministero
dell'interno ha recentemente dichiarato che le autorità palestinesi sono
coscienti della gravità del problema dei palestinesi omosessuali che
risiedono illegalmente in Israele. Dopo l'attentato al quartiere di Gilo,
Gerusalemme, è stato deciso di arrestare tutti i palestinesi senza permesso
di soggiorno e di espellerli dal paese. A causa del loro status di
clandestini, gli/le omosessuali palestinesi sono spesso vittime di ricatti.
Per poter sopravvivere accettano di lavorare per salari miserabili, e
alcun* di loro vengono costrett* a prostituirsi. "Il clima generale e di
ostilità e sospetto nei confronti degli arabi si ripercuote sulla comunità
gay" osserva Shaul Gonen. "Anche nella società israeliana si assiste ad una
lenta erosione della legittimità delle coppie omosessuali formate da un
ebreo e un arabo. Oggi gli stessi gay israeliani rifiutano di affittare
stanze ad omosessuali arabi, di ammetterli alle loro serate o di farli
entrare nelle discoteche."