Autor: Paolo Bellino Data: Assumpte: [Cm-roma] fatti e parole - cm/fiab
noto con piacere che marco pierfranceschi sta riuscendo a dibattere, anche
se in forma elettronica. infatti questa é una lista di discussione -non un
covo di carbonari- e la sede é appropriatissima. davanti ad un pc di solito
non si pedala, a meno che questo non vada a dinamo.
ho incontrato la cm romana, per caso, ad ottobre 2002. stavo ovviamente in
bicicletta, e vedere un paio di cento bici vagare sul lungotevere mi ha
fatto mandare al diavolo quello che stavo facendo e mi sono unito. come
tutti quelli che non ne sanno niente ho chiesto "chi siete, che fate", e la
risposta é stata quella che oggi do' anch'io: andiamo in giro in bici.
questa semplice constatazione/risposta mi ha spinto a ripetere la cosa. ma
più di tutto mi ha colpito, quella volta, la spontanea presa di possesso,
naturalmente transitoria (si transita, in bici, e scusate l'ovvietà) di un
luogo che non ho mai smesso di considerare anche il mio.
niente timidezza, nessun dibattere, un semplice gesto: me ne vado in giro in
bicicletta. attorno a me altra gente va in giro in bicicletta. più o meno é
tutto qua.
poi c'é un'ovvia valenza politica del gesto semplice, che spero venga
percepita da marco, anzi ne sono sicuro. con questo gesto si CREA un fatto,
che porta al diritto e al dibattito sul diritto. si fa una cosa. come
l'artigiano che costruisce, poni, una sedia, la cm va in giro in bici. dopo
l'artigiano viene il mercante, che ti parla di quanto é bella quella sedia e
cerca di venderla ad un prezzo buono, ampliando il mercato. ma il mercato
nasce nella bottega dell'artigiano, non nell'intermediazione successiva che
semmai lo amplia.
ora, noi vogliamo andare in bici - i motivi sono molti -. quando vai ad una
cm vai in bici e lo dimostri pubblicamente, con una semplice (ri)presa di
possesso della strada, transitoria, effimera ma reale, tangibile.
l'automobilista s'incazza. no problem. l'automobilista tenta di investirti
(problem): non si nota la disparità del gesto? io e gli altri ce ne andiamo
in giro in bici.
certo che vedo i vaffanculi e le botte sulle lamiere. ma, per esempio,
perché quelle lamiere hanno gli sportelli che si aprono verso dietro e non
davanti, come una volta le vecchie 500 o le 600? perché allora il vento
della corsa faceva aprire gli sportelli, ed hanno cambiato verso. oggi la
tecnologia consente di fare sportelli sicuri con apertura anteriore, ma le
case produttrici non li fanno: considero questo un vero insulto, se non un
attentato, a chi gira scoperto, come noi. ogni singola macchina la vedo come
un insulto permanente alla mia persona. una violenza latente, non in atto ma
possibile, forse certa.
nessuna timidezza nei confronti di costoro. il perbenismo non mi appartiene
più, anche essendo io un borghese quarantenne padredifiglie ecc.
considero un fatto, e non parole, anche l'intervento di oggi (e giorni
passati) di giuso, che continua a mettere in lista i link con la realtà
degli altri paesi: il ciclocuoco mostra cosa é stato fatto, e cosa si fa,
altrove. in quegli altrove il sindaco non é un essere mitico a cui chiedere,
a volte queruli, ascolto, ma uno/a che sta lì per conto mio e degli altri e
se non mi ascolta gli vado a bussare a casa. o sul tettuccio dell'auto blu,
se del caso...
federazioni e associazioni varie non colgono questo aspetto, vanno caute sul
terreno di un astratto possibilismo realistico (scusate l'intima
contraddizione, ma é quello che vedo: fuffa), cercano contatti e prove della
loro esistenza attraverso il riconoscimento ufficiale. non mi ci riconoscerò
mai.
la cm se ne va in giro in bici, qui a roma ogni ultimo venerdì del mese da
piazzale ostiense.