Da "L'AVAMPOSTO DEGLI INCOMPATIBILI" ricevo e giro, sperando in una presa di
coscienza della situazione attuale da parte di compagni sinceri che si
rendano conto che ormai siamo in pieno regime fascista.
Rosario
> SUL SUD RIBELLE E NON SOLO
>
>
> Una sola cosa tiene in piedi questa società capitalistica in generale e
> italiana in particolare: il controllo,
> che sempre più spesso si esprime in repressione. E nel mantenimento di
> questo controllo tutti fanno la loro parte: gli sbirri variamente vestiti,
i
> giornalisti, la magistratura e tutte le forze politiche, compresi molti
> settori di movimento.
> Si, avete capito bene, proprio di quel movimento, che sempre più spesso,
> poi, finisce nelle galere.
> Vediamo di analizzare i comportamenti di tutti questi settori, separati,
ma
> uniti, dell'apparato repressivo.
> Il comportamento degli sbirri è sotto gli occhi di tutti, e si
> contraddistingue sempre di più non solo per la pervicacia
> e l'arroganza di sempre, ma anche e soprattutto per un continuo
> presenzialismo (finalizzato al terrorismo psicologico) in tutte le
> situazioni, anche minimali, in cui si intravvede la semplice presenza di
> elementi non omologati.
> Per fare un esempio vissuto in prima persona, si arriva all'assurdo di
> vedere 5 digossini (compreso il capo della Digos) "presenziare" ad un
> semplice volantinaggio in piazza.
> Insomma non il "normale" controllo dell'ordine pubblico (si fa per dire)
> durante manifestazioni o iniziative, ma il controllo parossistico di
coloro,
> che loro accreditano come pericolosi. E a leggere i vari appelli che
vengono
> da tutt'Italia,
> questo non è solo un "fenomeno viterbese". Basti pensare a tutte le
> microspie sparse in tutt'Italia (e che paghiamo noi!) per controllare
> compagni, che già sono ultracontrollati con pedinamenti e obblighi di
firma
> e quant'altro.
> E' noto che un compagno del Sud Ribelle ha trovato più microspie lui solo,
> che interi club ultrà calcistici,
> e non si tratta di un episodio isolato.
> Ma un altro ruolo le guardie si assumono sempre più spesso: quello di
> fabbricatori di teoremi.
> Ormai, con l'uso massiccio del 270bis e collegati, lo sport preferito per
i
> tutori del disordine pubblico è quello di fabbricare teoremi. Quello che
una
> volta facevano certi magistrati, vedi il teorema Calogero sul 7 Aprile di
> vecchia data,
> adesso lo svolgono in prima persona Digos o Ros o tutti e due insieme. Gli
> esempi non mancano: il teorema dei Ros sul Sud Ribelle, il teorema della
> Digos romana sul Comitato cittadino contro il carcere e la repressione
> sociale di Viterbo, l'inchiesta di Perugia rispetto al DHKpC. E,
> naturalmente il processo Marini ed altri, che non citiamo. Insomma una
> criminalizzazione generalizzata di tutti coloro, che non sono direttamente
> omologati al sistema.
> In questo meccanismo si inseriscono poi i pennivendoli di regime. Ormai
non
> esiste più un'inchiesta, pardon, un teorema,
> che non sia preparata con veline (provenienti dagli sbirri, di cui sopra)
> strombazzate preventivamente ed in pompa magna,
> dai cosiddetti giornalisti. Pure su questo gli esempi sono sotto gli occhi
> di tutti e sono sempre in voga. Basta leggere ogni tanto
> i giornali del cavaliere antennato, ma non solo, e si leggono sempre
> articoli "inchiesta",
> che riportano tutte le veline provenienti dai Servizi.
> C'è addirittura qualche giornalista, che con queste inchieste-velina è
> diventato famoso.
> E veniamo alla magistratura. La voglia di protagonismo dei magistrati è
> nota. Ma questa non si estrinseca più nelle inchieste
> contro i personaggi eccellenti, checchè ne dica Berlusconi. Ormai gli
ultimi
> processi contro i politici di professione sono agli sgoccioli e si
> trascinano stancamente, visto che non hanno più sponsor. Ora i magistrati
> che vogliono fare carriera
> si occupano di altro, soprattutto di processi politici veri, quelli che
> riguardano la repressione di tutti coloro che lottano
> contro lo stato di cose presenti.
> In questo Genova è forse stato uno spartiacque: dopo Genova sono fioccate
le
> maxinchieste, quelle con decine di imputati,
> che diverse procure hanno aperto per dare una copertura giudiziaria ai
> comportamenti "illegali"delle forze dell'ordine,
> in cambio di una qualche notorietà. Per ritornare al Sud Ribelle, subito
> dopo aver firmato i mandati di cattura,
> il GIP di Cosenza è stata promossa e trasferita a Roma al Ministero, e
> chissà, forse un domani dobbiamo aspettarci anche una candidatura del PM
> Fiordalisi sulle orme di Di Pietro?
> Insomma i magistrati non sono come dicono girotondini e sinistri di
governo
> i garanti della legalità, ma, come sempre,
> gli esecutori della repressione, ordinata dal sistema a garanzia della sua
> sopravvivenza.
> Tanto è vero che ormai questi magistrati non si peritano più di provare
> responsabilità penali di singoli imputati,
> ma cercano di fare terra bruciata con le maxinchieste, di cui dicevamo
> prima, e con l'uso dei reati associativi,
> da cui non ci si può difendere, senza finire nell'abiura e nella
> dissociazione.
> Ma proprio partendo da questa abiura, si comincia a delineare il ruolo dei
> partiti e di una parte sempre più consistente di quello che continua a
> denominarsi movimento.
> Qualcuno forse ricorderà che tutto cominciò prima di Genova, quando quelli
> della Rete Lilliput decisero di autoeleggersi
> come Il Movimento, e decisero che tutti coloro che non avessero preso le
> distanze dalla violenza non facevano parte del Movimento.
> Con questo passaggio si comincia a preparare il terreno per la sussunzione
> del movimento da parte delle istituzioni
> e in particolare nei partiti di "sinistra", in primis R.C.
> Questa sussunzione serviva, nelle intenzioni dei partiti istituzionali, ad
> isolare e quindi a reprimere quella parte del movimento,
> che contestava radicalmente il sistema capitalista. Avendo capito che lo
> scontro frontale da solo non bastava, le forze politiche attuarono
l'opzione
> entrista, per dividere il movimento stesso.
> Molti nel movimento ci cascarono e, gia nelle giornate di Genova,
> cominciarono a funzionare le logiche delatorie all'interno del
"movimento":
> basti ricordare le polemiche sui BB, da molti additati come sbirri
> infiltrati, e contro i quali si attuò una becera
> forma di delazione del tipo "la polizia dovrebbe arrestare i BB, invece di
> attaccare noi, che sfiliamo con le mani alzate"; non accorgendosi o
facendo
> finta di non accorgersi che erano loro e non i BB ad agire da sbirri.
> Daltronde lo stesso Carlo Giuliani, prima che venisse identificato come
> figlio di un sindacalista, era stato da molti additato (e quindi
scaricato)
> come un BB straniero, forse spagnolo, e quindi quasi un terrorista.
> Ed anche in seguito quest'opera di delazione e di abiura fece molti passi
> avanti fino ad arrivare ad una spaccatura
> nel movimento, che si estrinsecava non più con posizioni contrapposte, ma
> spesso additando agli sbirri "i violenti".
> E, chiaramente, sbirri e magistrati approfittarono della situazione, e
> cominciarono a mettere in campo i teoremi,
> di cui parlavamo prima.
> A parte il processo Marini, che, pur funzionando da battistrada in questa
> escalation, prese le mosse in un altro contesto,
> la prima inchiesta portata avanti fu proprio quella denominata Sud
Ribelle.
> Questa inchiesta fu di fatto utilizzata, in diversi modi e per diversi
> interessi da tutti gli apparati repressivi dello Stato, sia quelli
ufficiali
> (sbirri e magistratura), che con quella inchiesta intendevano saggiare la
> compattezza del movimento, per arrivare a stroncarlo, sia quelli associati
> (sinistri di governo e settori di movimento), che partendo da
> quell'inchiesta, volevano verificare la malleabilità del movimento di
fronte
> alla repressione, e quindi vedere la possibilità di sussumerlo ad "un
altro
> mondo possibile".
> La cosa funzionò abbastanza egregiamente, perchè in breve tempo si passò
da
> una mobilitazione spontanea del movimento al grido di "siamo tutti
> sovversivi", ad una mobilitazione del movimento, "convocata" da figure
> istituzionali,
> tipo il Sindaco di Cosenza, che lanciarono la campagna di "beatificazione"
> del Sud Ribelle.
> A cosa portò questo intervento "istituzionale"? Portò molti a cadere nella
> trappola della fiducia in una "giustizia giusta", e quindi nella
possibilità
> di una soluzione positiva di questa campagna forcaiola.
> Invece il Potere, più lungimirante, iniziò subito una campagna parallela,
> rispetto ad altri compagni, che vennero presentati,
> come indagati per fatti specifici, quasi in contrapposizione a quelli del
> Sud Ribelle, indagati per reati d'opinione.
> I compagni arrestati dalla Procura di Genova vennero subito scaricati, non
> ci furono grandi manifestazioni in loro difesa:
> molti, in pratica, accettarono la tesi della loro colpevolezza, e a loro
> favore non ci fu alcuna convocazione istituzionale di solidarietà.
> A questo punto il gioco era fatto, e il potere ne approfittò. Ne
approfittò,
> perchè la divisione fra buoni e cattivi accettata dal movimento frantumò
lo
> stesso. Si entrò nella logica di "Si salvi chi può" e di "ognuno difende i
> suoi", ed in questo scompaginamento la repressione ebbe mano libera.
> Le inchieste si moltiplicarono e quasi tutti gli spezzoni del famoso
> movimento in qualche modo sono stati coinvolti, dai Disobbedienti, che con
> Casarini e Caruso sono stati, fra l'altro, inseriti nell'inchiesta del Sud
> Ribelle, ai Cobas, che sono stati coinvolti in diverse inchieste. Non
> parliamo di anarchici, europpositori ed altri, che di inchieste se ne
> ritrovano una dopo l'altra.
> In questa situazione si sarebbe auspicato un confronto serio nel movimento
> sul tipo di risposta da dare a questa escalation repressiva, tipica di un
> regime autoritario e forcaiolo. Invece no. Si è continuato in questa opera
> di isolamento
> e di scaricamento di alcuni compagni da parte dei "buoni" del movimento,
col
> chiaro intento di pararsi il culo.
> Anzi si è andati oltre. Si è arrivati al punto di concordare con gli
sbirri
> non solo l'agibilità della piazza,
> ma anche i modi di stare in piazza, e, addirittura, si è giunti a
bastonare
> e a respingere i "cattivi" inseguiti dalle forze del disordine.
> Come commentare queste parole di due esponenti dei Cobas?
> Migliucci riconosce alle forze dell'ordine di aver avuto un comportamento
> «responsabile».
> La stessa parola, lo stesso esatto giudizio usato anche dal leader dei
Cobas
> Piero Bernocchi.
> «La differenza con Genova è che hanno adottato un atteggiamento
flessibile -
> dice Migliucci -
> e quindi ha funzionato il tavolo di concertazione sulla sicurezza attivato
> in Prefettura tra prefetto, questore
> e noi di "Fermiamo la guerra"». «Gliel'abbiamo detto più volte: "fate
> attenzione ai vostri comandanti" e se ci sarà qualche frizione, ci
pensiamo
> noi.
> E' chiaro che quando le distanze si fanno incolmabili, poi diventa
> impossibile rispondere alla repressione scatenata dal nemico.
> E queste distanze incolmabili si ripercuotono soprattutto su coloro che
sono
> colpiti dalla repressione,
> sia per l'incapacità politica di affrontare i processi, sia per
l'isolamento
> generalizzato in cui ci si ritrova.
> Non vogliamo tanto parlare dell'isolamento in cui vengono lasciati i
> "cattivi".
> Tutti quelli, che non sono inglobati in formazioni più o meno accreditate
> hanno messo da sempre nel conto di ritrovarsi da soli
> o in pochi di fronte ai giudici, per cui, forse, sono quelli, che meno si
> straniscono di questo isolamento.
> Ma quando si applica la tecnica della presa di distanza, prima o poi si
> diventa vittime di questa stessa presa di distanza.
> Perchè il Potere non si accontenta di liberarsi dei "cattivi", pretende
> sempre di più di restringere il cerchio dei "buoni"
> ed allargare quello dei "cattivi". Ed infatti l'inchiesta del Sud Ribelle
> non è stata affossata dall'arrivo delle inchieste sui "cattivi di Genova"
o
> da quella sugli anarco-insurrezionalisti", anzi è stata rilanciata col
> coinvolgimento persino di Casarini.
> E i nodi sono venuti al pettine. Perchè, poi, l'isolamento in cui versano
i
> "cattivi" è lo stesso in cui versano gli "ex buoni" del Sud Ribelle. La
> mancanza di solidarietà, anche economica, colpisce anche loro.
> Si arriva persino al punto che il Campeggio contro il Ponte sullo stretto
di
> Messina quest'anno di tutto si occuperà, tranne che dell'inchiesta sul Sud
> Ribelle, propio nel momento in cui sta arrivando ad uno snodo decisivo.
> E glii appelli alla solidarietà e al contributo alle spese legali
> difficilemnte saranno ascoltati, sia perchè ci sono troppi inquisiti
> e pochi soldi disponibili, sia per la frammentazione del movimento, che
> qualcuno ha contribuito ad attuare.
> Ma gridare "al lupo" quando il lupo è già in azione non serve a niente.
> Specialmente se poi non c'è nessuno disposto ad aiutarti.
> Per contrastare la repressione, che agisce a tutto campo e utilizzando
tutti
> gli strumenti a disposizione, bisogna cercare di modificare i rapporti di
> forza nella società, ed organizzare un percorso di lotta.
> Ma per fare questo, bisogna sapere cosa si vuole costruire, e con chi lo
si
> vuole costruire.
> A questo punto è logico tracciare una vera linea di demarcazione fra chi
> vuole abbattere il sistema capitalistico, e chi vuole semplicemente
rendere
> più accettabile questo sistema. Gli ammischiamenti non sono più possibili,
> se non si vuole correre il rischio di essere repressi proprio da chi "ti
sta
> a fianco".
> E non si tratta solo di comportamenti diversi in piazza; se non si fanno
> delle scelte precise,
> si rischia di trovarsi isolati di fronte alla repressione anche da coloro,
> che insieme a te sono indagati.
> Proprio l'inchiesta del Sud Ribelle è emblematica: da quando è partita
> l'inchiesta non si è mai decisa una strategia processuale univoca; c'era
chi
> rispondeva alle domande del GIP e chi non rispondeva, chi non si
presentava
> alle udienze e chi non se ne perdeva una, e così via.
> Ma questo non è casuale. Non si tratta di sensibilità diverse, si tratta
di
> un diverso modo di vedere il processo.
> E' la differenza fra chi utilizza tutte le tattiche processuali, cercando
> "la giustizia giusta", e chi nemmeno si presenta
> all'udienza di un processo politico. basato sulle leggi fasciste del
Codice
> Rocco.
> Noi pensiamo che fidare nella possibilità di "una giustizia giusta" non è
> solo sbagliato, in quanto si riconosce il diritto
> del nemico a perseguirti, ma è anche inutile.
> Come si può pensare ad una giustizia giusta quando sei accusato di essere
un
> sovversivo?
> Come si può pensare di difendersi da una simile accusa? Come puoi pensare
di
> dimostrare la tua innocenza,
> quando hai sempre affermato di voler cambiare lo stato di cose presenti?
> Arrivando alla farsa di rivendicare la legittimità del dissenso o della
tua
> opposizione radicale al sistema di fronte ai guardiani di quel sistema?
> Perchè sembra che tutti si siano scordati del perchè sia nato il Sud
> Ribelle.
> Perchè 40 persone in quel fatidico giorno si sono ritrovate a Cosenza? Per
2
> ragioni fondamentali:
> perchè la situazione economica, politica e sociale del Sud era (ed è)
> insostenibile; per il rischio di una balcanizzazione dell'Italia.
> E' facile parlare del primo aspetto, questo è sotto gli occhi di tutti,
> disoccupazione, degrado ambientale,
> subalternità a logiche di sottogoverno e mafiosità. Tutte cose che si sono
> poi rivelate in tutta la sua esplosività prima con le lotte dello
> stabilimento Fiat di Termini Imerese, minacciato di smantellamento,
proprio
> a ridosso degli arresti di Cosenza, poi con la lotta degli operai di Melfi
> e, prima ancora con la lotta di Scanzano contro la discarica.
> Abbiamo citato per ultima questa lotta, perchè questa svela anche il
secondo
> aspetto, la balcanizzazione.
> Infatti la politica governativa, grazie alle spinte leghiste, tendeva
> proprio a distruggere anche quel poco di tessuto produttivo
> del Sud, in gran parte agricolo, con lo scopo, nemmeno tanto nascosto, di
> asservire completamente il meridione alle esigenze coloniali nordiste, che
> nel Sud vedevano soltanto eserciti di manodopera a buon mercato, materie
> prime da industrializzare al Nord, e un'enorme discarica per rifiuti
> speciali indesiderati. La qual cosa rischiava chiaramente di causare
spinte
> autonomiste anche al Sud, che avrebbero accentuato il controllo mafioso
sui
> proletari meridionali.
> E, proprio per queste ragioni, a Cosenza ci si era visti, per capire in
qual
> modo bisognava incidere in queste conflittualità,
> e come fare per riportare quel conflitto meridionale vero, non mediatico,
> alla ribalta in un sistema, che voleva sposare una globalizzazione
> capitalista, fatta su misura per consentire ai paesi ricchi di
impossessarsi
> completamente
> delle risorse del Sud del mondo.
> E il sud d'Italia aveva tutti i titoli per essere parte integrante del Sud
> del mondo.
> Per questo motivo sociale e politico il Sud Ribelle era nato, ed è per
> questo motivo politico,
> che il Potere ha deciso di reprimerlo, utilizzando il reato politico per
> eccellenza: il 270bis.
> E' chiaro che per questi reati non c'è difesa reale di fronte ai
tribunali,
> se non quella dell'abiura, della presa di distanza.
> Riconoscere in qualche modo la leggittimità di un processo, specialmente
> quando si tratta di un processo
> dichiaratamente politico, è molto pericoloso, perchè spiana in discesa la
> strada verso l'abiura o la dissociazione.
> Ecco perchè bisogna tracciare una netta linea di demarcazione tra chi
vuole
> "un altro mondo possibile in questa società" e chi vuole cambiare
> radicalmente lo stato di cose presenti, tra chi vuole un'altra
> globalizzazione e chi vuole abbattere la società capitalistica, tra chi
> vuole "l'Europa dei diritti" e chi vuole impedire la formazione di questo
> nuovo polo imperialista, necessariamente criminale e criminogeno.
> Qualcuno magari dirà, che in questo modo si spacca il Movimento. Sarebbe
> facile rispondere che il Movimento è già spaccato, anzi è frantumato, in
> quanto la logica delle compatibilità, del "nuovo mondo possibile", della
> concertazione
> hanno abbandonato e consegnato alla repressione dello Stato tutti quegli
> elementi di conflitto vero presenti in Italia.
> Quali lotte reali sono state intraprese contro la repressione che si è
> scatenata contro molti settori di classe,
> dopo le lotte di alcuni mesi fa? Non stiamo parlando della repressione con
> arresti dei cattivi del movimento, stiamo parlando di tutte le misure
prese
> nelle FS, del ristabilimento della "normalità" a Melfi, delle multe ai
> lavoratori ATM, e via dicendo.
> Tutti questi elementi di conflitto sono stati abbandonati a sè stessi di
> fronte alla repressione aziendale e in alcuni casi anche giudiziaria. Era
> molto più mediatico, ed anche meno pericoloso, manifestare per l'Iraq,
cosa
> che per alcuni rendeva
> anche più voti.
> Non stiamo parlando di Bertinotti, ma di Agnoletto, di Nunzio D'Erme e
> quant'altri.
> Come si vede, il Movimento è già spaccato, si tratta solo di prenderne
atto
> con questa linea di demarcazione.
> Non si può più andare a iniziative comuni, nemmeno sognando il bagno di
> folla: perchè poi, alla fine, di questo bagno di folla qualcuno si godrà i
> vantaggi elettorali, mentre altri si prenderanno gli arresti.
> Allora bisogna pensare a come costruire un Movimento vero, che sul serio
> vuole essere presente in un conflitto sociale, che si prepara,
sconfiggendo
> i tentativi riaffondarol-pacifisti di incanalarlo in logiche di
> concertazione e compatibilità.
> Sarà forse un lavoro difficile e pericoloso, ma bisogna intraprenderlo se
> sul serio si vuole cambiare radicalmente lo stato di cose presenti.
> Questo tentativo non salvaguarda certo dalla repressione, anzi!, ma almeno
> ti permette di affrontarla nel modo giusto e coi compagni giusti.
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> L'Avamposto degli Incompatibili
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