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Aihe: [Forumlucca] I: [Manitese] I: Fw: [COMITATI] Ostaggi : facciamo girare la verità


-----Messaggio originale-----
Da: lista-admin@??? [mailto:lista-admin@liste.manitese.it]
Per conto di MARCO
Inviato: sabato 12 giugno 2004 13.59
A: MANI TESE LISTA
Oggetto: [Manitese] I: Fw: [COMITATI] Ostaggi : facciamo girare la
verità


----- Original Message -----
From: <marcattac@???>
To: <lista.cn@???>; <lista.comitati@???>;
<fermiamoilwto@???>
Sent: Friday, June 11, 2004 11:28 AM
Subject: [COMITATI] Ostaggi : facciamo girare la verità


> Il sito di peacereporter è stato oscurato... si prega di far girare

questo
> articolo!
> ale
> da peacereporter.net
>
> "Per i tre ostaggi italiani pagati nove milioni di dollari
> Una fonte di PeaceReporter rivela: "Gli ostaggi italiani sono stati

consegnati
> alle forze Usa, non c'è stato nessun blitz".
>
> 10 giugno 2004 - "Quella casa al numero 17 di Zaitun Street era

disabitata
> da almeno due mesi. Fino a lunedì sera tardi (7 giugno, n.d.r.)

quando,
> intorno alle 23, si è sentito un gran trambusto. Io, che abito al 13,

ho
> visto arrivare alcune auto e fermarsi davanti a quella casa. Sono

entrate
> un po' di persone. Era buio, non abbiamo visto bene. Poco dopo se ne

sono
> andati via ed è tornata la calma".
> "Il mattino seguente, intorno alle 9:30, sono arrivate cinque auto

militari
> americane, di colore verde oliva. Si sono fermate davanti a quella

casa.
> Ne sono scesi alcuni uomini vestiti in abiti civili e con gli occhiali

scuri.
> Erano sicuramente uomini del mukhabarat (servizio segreto, n.d.r.)

americano.
> Hanno aperto la porta dell'abitazione, senza forzarla, come se fosse

già
> aperta, e sono riusciti subito con solo quattro uomini, che poi

abbiamo
> saputo essere i tre ostaggi italiani e un ostaggio polacco.
> Li hanno caricati su un furgoncino bianco e se ne sono andati via. Il

tutto
> con la massima calma. Non è stato sparato un colpo. Nella casa, a

parte
> gli ostaggi, evidentemente non c?era più nessuno. Non è stato

assolutamente
> un blitz militare come è stato annunciato tre ore dopo. Quelli sono

tutta
> un'altra cosa. Lì si è trattato di una semplice presa in consegna. Gli

americani
> sono andati lì a colpo sicuro. Sapevano che gli ostaggi erano stati

portati
> lì, si erano messi d'accordo. Il vostro governo ha pagato un riscatto:

nove
> milioni di dollari. Qui ormai lo sanno tutti. Adesso però basta

parlare
> al telefono, non è sicuro".
> A parlare, raggiunto al telefono da PeaceReporter, è un iracheno, il

signor
> Fahad, che assieme ad altri due suoi vicini, il signor Mohammed e il

signor
> Ibrahim, è stato testimone oculare della liberazione di Agliana,

Cupertino
> e Stefio. Fahad parla dalla sua casa, al 13 di Zaitun Street, ad Abu

Ghraib,
> il sobborgo occidentale di Baghdad divenuto tristemente famoso per lo

scandalo
> delle torture sui prigionieri iracheni.
> La sua versione dei fatti è confermata da un'altra fonte irachena

raggiunta
> da PeaceReporter, vicina al braccio politico della guerriglia. Una

fonte
> che ha voluto rimanere anonima, e che ha fornito la sua versione di

tutta
> la vicenda del sequestro, delle trattative e della liberazione.
> La fonte inizia facendo un nome, quello di Salih Mutlak. "Mutlak ­

dice
> ­ è un facoltoso commerciante iracheno arricchitosi con le

speculazioni
> e il contrabbando durante il periodo dell'embargo. Da molti è definito

semplicemente
> come un 'mafioso'. Lui è il personaggio chiave della vicenda della

liberazione
> dei tre ostaggi italiani, assieme al già noto Abdel Salam Kubaysi

(solo
> un omonimo di Jabbar al-Kubaysi), ulema sunnita e docente

all?università
> di Baghdad, salito all?onore delle cronache televisive internazionali

per
> il suo ruolo nella trattativa per il rilascio - dietro pagamento di

riscatto
> - degli ostaggi giapponesi".
> Secondo la fonte, con Mutlak e con Kubaysi il governo italiano avrebbe

trattato
> segretamente per settimane al fine di ottenere il rilascio di Agliana,

Cupertino
> e Stefio, rapiti il 12 aprile assieme a Quattrocchi, ucciso il 14

aprile.
> Si scoprirà poi che aveva in tasca un porto d'armi rilasciato dalle

forze
> britanniche e un pass della Coalizione.
> I contatti tra i nostri servizi segreti, il Sismi, e la coppia

Mutlak-Kubaysi
> sono iniziati subito dopo quei tragici giorni, e già il 20 aprile

erano
> cominciate a trapelare notizie sull'accordo con il governo italiano

per
> il pagamento di un riscatto di 9 milioni di dollari.
> Il 22 era stato lo stesso governatore italiano di Nassiriya, Barbara

Contini,
> a lasciarsi scappare che non c?era nulla da stupirsi del fatto che il

governo
> pagasse un riscatto. ?Si è sempre fatto così? aveva detto. Subito dopo

aveva
> smentito questa dichiarazione, e il ministro degli Esteri, Franco

Frattini,
> aveva detto che si trattava di "storie prive di fondamento". Lo stesso

giorno,
> una qualificata fonte dei servizi segreti italiani rivelava

all'agenzia
> Ansa: "La trattativa, avviata da giorni, è già stata definita in tutti

i
> suoi aspetti, sia para-politici, sia economici. Quello che dovevamo

fare
> l'abbiamo fatto".
> Dopo questa burrasca il Sismi ha protestato per queste fughe di

notizie
> che rischiavano di far saltare le trattative in corso. A quel punto,

il
> governo ha deciso di imporre il silenzio stampa assoluto sulla

vicenda.
>
> "Le trattative - spiega la fonte - sono proseguite fino a quando,

all?inizio
> di maggio, Salih Mutlak è andato in aereo a Roma. Ragione ufficiale

del
> suo viaggio: affari. E? rimasto nella capitale italiana per una

ventina
> di giorni, tornando a Baghdad alla fine di maggio con una valigetta

piena
> di soldi. Cinque milioni di dollari, prima tranche di un riscatto

complessivo
> di nove milioni di dollari. Gli altri quattro, questi erano gli

accordi
> da lui presi, sarebbero stati consegnati ai rapitori dopo la

liberazione
> degli ostaggi".
> Dopo il ritorno di Mutlak con i soldi, nei primi giorni di giugno si è

consumato
> un duro scontro all?interno delle fila dei guerriglieri iracheni. Da

una
> parte il braccio 'militare' dei guerriglieri, quelli che detenevano

materialmente
> gli ostaggi e che, tramite Mutlak e Kubaysi, erano in contatto con il

governo
> italiano: per loro l?importante era solo incassare il malloppo.

Dall?altra
> parte il braccio 'politico' che non voleva fare la figura di una banda

di
> delinquenti che rapiscono per soldi e che quindi non volevano

accettare
> il riscatto.
> "Noi ci siamo opposti a questo gioco sporco. Questa storia del

riscatto
> e della messa in scena della liberazione ­ sostiene la fonte ­ avrebbe

rovinato
> l'immagine della nostra causa, facendoci passare per dei volgari

banditi,
> e poi avrebbe giovato al governo italiano e quindi prolungato

l?occupazione
> militare dell'Iraq. Noi volevamo consegnare gli ostaggi, senza alcun

riscatto,
> nelle mani di rappresentanti del mondo pacifista italiano, sia laico

che
> cattolico, con cui eravamo già in contatto da tempo e con i quali

eravamo
> vicinissimi a una conclusione".
> Ancora domenica scorsa 6 giugno, i rappresentati della Santa Sede in

Iraq
> si dicevano infatti certi che la liberazione dei tre italiani sarebbe

stata
> questione di ore. Anche il governo italiano sentiva che la questione

era
> giunta a un punto decisivo: venerdì scorso, 4 giugno, il ministro

Frattini
> ha annullato una sua importante visita a Tokyo per "motivi familiari".

Forse
> quello è stato un giorno decisivo.
> "Alla fine ­ prosegue la fonte, con tono infuriato ­ l'hanno spuntata

i
> 'militari' senza scrupoli, che nei giorni scorsi, assieme a Mutlak,

hanno
> organizzato in gran segreto il trasferimento dei tre ostaggi italiani

dal
> loro luogo di detenzione, cioè Ramadi, un centinaio di chilometri a

ovest
> di Baghdad, fino alla periferia occidentale della capitale, nel

sobborgo
> di Abu-Ghraib. I tre sono stati lasciati in una casa e poi la loro

posizione
> è stata comunicata ai servizi italiani e a quelli americani perché li

venissero
> a prelevare. Il loro piano era di far sembrare tutto come un blitz

militare
> che si concludesse con l?arresto dei sequestratori. Ma non è andata

così".
>
> E in effetti, fonti vicine ai servizi italiani hanno rivelato che i

due
> arresti effettuati in connessione con il presunto blitz erano in

realtà
> solo due pastori iracheni, che nulla avevano a che fare con la

guerriglia
> e che erano stati pagati per farsi trovare lì.
> Di certo, il fatto che a condurre l?operazione siano stati militari

americani,
> e non italiani, preclude alla magistratura una effettiva indagine sui

"liberatori".
>
> In Iraq, al mercato nero delle armi, un kalashnikov costa tra i venti

e
> i trenta dollari. Con nove milioni di dollari se ne possono comprare

centinaia
> di migliaia.
>
>
>
>
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