Vi giro la riflessione di don Farinella sulla questione della moschea: mi sembra estremamente lucida e schietta.
Tra l'altro, don Paolo, che ha vissuto per un lungo periodo in Palestina, si è detto disponibile per un incontro su quella sua esperienza.
Saluti a tutt*
Giuse
----- Original Message -----
From: Conti Paolo
To: giuronapo@???
Sent: Friday, June 11, 2004 9:09 AM
Subject: I: Sulla Moschea a Genova - Paolo Farinella, prete
-----Messaggio originale-----
Da: Paolo Farinella [
mailto:paolo_farinella@fastwebnet.it]
Inviato: mercoledì 2 giugno 2004 15.29
A: redazione@???; Alberto Puppo (Repubblica); redazione@???
Oggetto: Sulla Moschea a Genova - Paolo Farinella, prete
Questa riflessione è inviata ai giornali in indirizzo e diffusa, in forma criptata anche tramite mailing list.
La Moschea di Genova-Cornigliano tra diritto e opportunità
Genova 02.06.04 - La notizia è ufficiale. I parroci del vicariato foraneo di Genova-Cornigliano hanno formalmente preso posizione, anche a nome del consiglio pastorale vicariale, contro l'erigenda moschea nel quartiere. Il motivo di questa netta opposizione è di opportunità: "i tempi non sono maturi". Sono certo dell'estraneità di ogni atteggiamento razzista non solo nei parroci, ma anche nelle persone del quartiere perché tutto è mosso e radicalizzato dalla paura nelle sue molteplici diversificazioni. Sono anche convinto che la presenza di una moschea possa creare problemi pratici di vario genere e psicologicamente possa anche toccare insicurezze e fragilità che non si sa come gestire. Per questi motivi, non si può rubricare l'atteggiamento dei parroci e della popolazione con frasi di circostanza, ma devono indurre a riflettere, ciascuno per la sua parte, specialmente in questo momento storico, in cui lo stimolo che proviene dagli organi di guida (parlamento e governo) induce ciascuno a farsi giustizia da solo, a cercare il proprio interesse particolare avulso dal bene comune della comunità civile, a dichiarare legittime le leggi che perseguono il proprio punto di vista e antidemocratiche le leggi che impongono norme oggettive, uguali per tutti. Come diceva il monaco don Giuseppe Dossetti, nel suo peregrinare per l'Italia nel 1994, siamo nella "notte della democrazia" e compito della sentinella è vegliare nel buio.
Una parola ai parroci, da confratello. Può darsi che "i tempi non siano maturi" (quando mai lo sono stati?), ma il criterio di opportunità, che per sua natura è temporaneo, estemporaneo e volubile, non può decidere di un diritto fondamentale e garantito dall'art. otto della Costituzione come la libertà di culto e di conseguenza la libertà di avere luoghi di culto, nel rispetto delle vigenti leggi. Se dovesse passare questo principio, anche la carta dei diritti e dei doveri diventerebbe un optional a forma di elastico che chiunque a suo piacimento può allungare e restringere, secondo il proprio umore o maturità.
Di sicuro, la presenza di una moschea e di una comunità "diversa", qui di musulmani, nel proprio territorio, creerà problemi e forse anche di più. Ciò però non è sufficiente per dire "no" alla costruzione della moschea. I problemi si affrontano e si devono risolvere, non fuggirli o negando i diritti come la libertà religiosa che è l'essenza stessa della libertà senza aggettivi. Compito dei parroci non è forse quello di fare maturare le coscienze e anche i tempi per sapere cogliere in essi i germi di quelli che Gesù stesso chiama i "segni dei tempi". Una presenza così massiccia di immigrati e di religioni diverse, non è forse un grande segno dei tempi per i cristiani, come insegna la "Pacem in terris"? Come può un parroco permettersi di dire "vadano a pregare in aperta campagna"? Espressioni simili sono bestemmie civili e religiose e denotano un atteggiamento interiore che è peggiore di qualsiasi forma di razzismo: è ostracismo della stessa dignità umana e cristiana. Nemmeno un pagano oserebbe dire frasi pericolose e oscene come quella.
Personalmente, avendo vissuto per quasi cinque anni in mezzo ad arabi musulmani, sono convinto che i governi e la comunità europea debbano esigere una collaborazione di reciprocità e pretendere che anche le confessioni diverse dalla mussulmana possano erigere luoghi di culto nei loro paesi ed essere tutelati come minoranze. Tutto ciò a livello di politica estera. In occidente, però, noi non possiamo barattare i diritti della persona, dei gruppi e delle minoranze con nulla. Sono diritti. Punto. I diritti e i doveri inviolabili che abbiamo codificato come nostro codice di vita e di sistema politico sono il nostro orgoglio e la nostra ragion d'essere e dobbiamo, vogliamo riconoscerli a ciascuno, senza condizioni, affinché nell'esercizio effettivo della libertà e della dignità individuale chiunque possa trovare la via maestra dell'integrazione tra culture, religioni, fedi e costumi diversi.
L'atteggiamento dei parroci di Cornigliano è pericoloso perché identifica il cristianesimo con la cultura occidentale, qui italiana, in specie genovese, mentre per sua natura il cristianesimo è "cattolico" cioè universale e compatibile con ogni cultura, senza identificarsi con alcuna in particolare: è l'insegnamento costante del magistero dal Concilio vaticano II ad oggi. E' e deve essere l'ambito per qualsiasi cristiano. Diversamente il raduno domenicale dell'Eucaristia diventa la riunione di un club esclusivo, un semplice dopo-lavoro. Penso che compito di un parroco, quando s'incrociano alcuni tornanti decisivi della storia (parlo per esperienza diretta) sia anche quello di indicare la strada e porre con autorevolezza il bivio di una scelta. Non sempre la verità sta dalla parte della maggioranza e, a volte, le si può (le si deve) rendere testimonianza anche nella più profonda solitudine.
Paolo Farinella, prete
-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL:
https://www.inventati.org/mailman/public/forumgenova/attachments/20040615/004917cb/attachment-0001.htm