[Cerchio] Ultra ortodossia urbanistica

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Ultra ortodossia urbanistica



Israele, la strada della segregazione sessuale. Uno sguardo sulla societa’
israeliana tra ortodossia e modernità







11 giugno 2004 - Alcuni giorni fa, il giornale israeliano Maariv riportava
una notizia di cronaca locale titolando: "novita' a Bnei Brak: la strada
della segregazione sessuale".

Bnei Brak si trova nei pressi di Tel Aviv ed e' un haredin -una citta'
abitata esclusivamente da ebrei ultra ortodossi - della comunita' Vishnitz.
Qui, presso la via commerciale Admor Mevishna street e' stata affissa una
ordinanza municipale che proibisce a uomini, donne e bambini di camminare
sullo stesso lato della strada, una delle piu' trafficate del centro. Il
grande affollamento e la ristrettezza della sede stradale secondo il
giudizio della Corte Hasidica dei Vishnitz, davano adito ad “immodesti
contatti tra i sessi”. L'ordinanza scende nei dettagli, prescrivendo che il
lato occidentale sia assegnato al passeggio dei soli uomini, quello
orientale alle donne, non a caso si dice, proprio per la presenza di un
maggior numero di negozi; e specificando anche che la normativa e'
vincolante tanto per i residenti quanto per i visitatori.

Il provvedimento ha sollevato nei lettori del giornale molti interrogativi
circa la sua attuabilità. Da un forum di discussione sull'argomento sono
emerse domande tipo: "come faccio a recarmi nel negozio che sta sul lato
dell'altro sesso? "; "e se su quel lato ci abitassi? Potrei forse usufruire
di una delega speciale per recarmi alla mia dimora nello struscìo del
marciapiede femminile?" E ancora: "Non e' forse triste pensare a madri e
figli costretti a camminare su lati diversi della strada? " E infine: "Come
deve essere considerato un israeliano gay? "



La notizia, ripresa da un'agenzia internazionale, ha attirato l'attenzione
di un pubblico ben piu' ampio dei diretti interessati -i cittadini di Bnei
Brak -, aprendo uno squarcio su un fenomeno assai complesso: l’isolamento
degli ebrei ortodossi rispetto al resto della popolazione di Israele. In
partricolare vi sono due gruppi della societa' israeliana spesso in
contrasto tra loro: quello degli ultra ortodossi e quello dei cosiddetti
israeliani secolari. I primi desiderano un governo su misura degli ebrei
osservanti in cui l’ebraismo sia religione di stato, la dieta kashrut
-prescritta dalle sacre scritture – sia alimentazione ufficiale, in cui i
cui tempi siano dettati dal calendario religioso e il cittadino ortodosso
si possa dedicare interamente allo studio delle sacre scritture senza
partecipare alla vita politica e nemmeno prestare servizio nell’esercito.
Contrapposti a costoro, gli israeliani chiamati secolari per il fatto che
guardano con empatia alla modernità dell’occidente, vivono nelle grandi
citta’, inseguono il benessere economico, viaggiano, studiano le lingue,
spingono per uno stato laico e aperto alle differenti culture. In
particolare, la zona che va da Tel Aviv a nord fino ad Haifa viene
soprannominata dagli ortodossi "la costiera dei filistei" proprio per
stigmatizzare il fatto che attorno alla capitale si sono negli anni
concentrati gli aspetti piu' moderni, legati al divertimento e allo
sviluppo economico, della societa' israeliana: e’ facile trovare fast food
all’americana, vini italiani, cinema, grandi magazzini e promiscuita’ tra i
sessi.



Il marciapiede della segregazione sessuale istituito a Bnei Brak, quasi un
sobborgo di Tel Aviv, serve a rimarcare un confine e una differenza di
ordine morale, ma anche giuridico: lo si deduce dal fatto che il
provvedimento e' stato emesso da un'autorita' religiosa, la Corte Hasidica
dei Vishnitz, libera di giudicare in modo indipendente dal ministero della
giustizia di Yossi Lapid. Si tratta di questioni che coinvolgono
l'identita' e il futuro dello stato di Israele, una nazione oggi sospesa
tra passato e presente, tra legge della Torah e diritto internazionale,
isolata e insieme cosmopolita.

Mentre dunque gli ebrei ortodossi rappresentano il 30 per cento della
popolazione, il resto, specie il flusso piu' recente dell'immigrazione
proveniente da Russia ed Etiopia, si trova stretto da leggi che ne
condizionano l'esistenza. Alcuni anni fa molti ebrei ortodossi protestarono
veementemente contro Drugstore2000, una farmacia di Gerusalemme che
rimaneva aperta 24h su 24 infrangendo la proibizione di lavorare il sabato
per consentire l'accesso continuato ai medicinali. Disordini e scontri per
questo tipo di problemi sono frequenti soprattutto nelle grandi citta' come
Gerusalemme e Tel Aviv dove la prossimita' tra i due gruppi e' maggiore.
Con ogni probabilita' infatti, il marciapiede sessualmente esclusivo di
Bnei Brak non creera' contrasti di sorta tra gli abitanti dell'haredin. I
disaccordi tra ebrei secolari ed ortodossi sono discussi anche in sede
giudiziaria: nel dicembre 1998 la Corte Suprema di Israele ha approvato
alcune riforme che riducevano i privilegi degli ortodossi, ponendo fine
alla loro totale esenzione del servizio militare, consentendo alle fattorie
di lavorare anche al sabato e disponendo l'integrazione degli ebrei
secolari nei potenti Concili Religiosi Locali, un tempo esclusiva degli
ortodossi. Si tratta di un processo lungo e lontano dall'aver raggiunto un
equilibrio, "un cambiamento radicale non e' all'orizzonte ", scrive Mordy
Kreitman, corrispondente del giornale conservatore Yediot Ahronot,
aggiungendo che "gli ortodossi hanno poco da temere finche' avranno cosi'
grande potere politico ".

In queste settimane il Primo Ministro Ariel Sharon e' stato seriamente
impegnato nel tentativo di convincere le fazioni piu' radicali della sua
maggioranza -guidate dall'attuale ministro delle finanze Benjamin Netanyahu
e dal partito religioso dello Shass -, della necessita' di liberare gli
insediamenti colonici della Striscia di Gaza. Si tratta com'e' noto di un
provvedimento visto favorevolmente dalla maggioranza della popolazione
israeliana, persuasa che l'altissimo prezzo economico e di sangue pagato
dalla nazione per proteggere 7500 coloni e le loro residenze, poste
all'interno della piu' grande e devastata prigione a cielo aperto del
mondo, non valga la pena di essere pagato. Tutti ad eccezione dei coloni:
quelli della Striscia di Gaza insieme agli occupanti (illegali secondo il
diritto internazionale, necessari secondo una certa interpretazione della
Torah) delle oltre 120 colonie che invadono la Cisgiordania.



Per ottenere il voto sul piano di disimpegno unilaterale Sharon ha dovuto
affrontare l'opposizione dei partiti ultra ortodossi, culminata nella
defezione del ministro dell'edilizia e di un viceministro secondo i quali
il piano e' "inefficace nel garantire pace e sicurezza per lo stato ebraico
". Mentre il Partito Religioso Nazionale (Npr ) che e' rimasto all'interno
della maggioranza continua ad opporsi all'attuazione del piano minacciando
il ritiro dei suoi sei ministri: ritiro che metterebbe in minoranza la
coalizione di governo, costringendo Sharon a cercare alleati tra i
laburisti di Peres o a cedere la premiership a Netanyhau. Secondo
l'opinione di Dan Margalit, docente universitario ed editorialista di
Maariv, "se Sharon iniziasse realmente ad evacuare Netzarim (la principale
colonia della striscia di Gaza) il governo cadrebbe in fretta ". Gli Ultra
ortodossi e i coloni, due potenti lobby che sono in grado di mettere in
stallo il Likud, la maggioranza di governo, l'intera Knesset e
probabilmente il futuro di due popoli.



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