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Aihe: [Forumlucca] Rodrigo Rivas, candido al Parlamento Europei per la lista dei verdi - Appello al voto
APPELLO AL VOTO





Tra pochi giorni le elezioni al Parlamento europeo saranno passate in archivio, la festa sarà finita, gli amici se ne andranno, eccetera. Ma siamo ancora in tempo per incidere sui risultati.


In queste settimane di campagna elettorale ho cercato di non deflettere dai comportamenti normali. D'altra parte, gli amici sanno che mi sono candidato perché credo si debba vivere nel reale, affrontando i problemi comuni, cercando soluzioni che, tuttavia, non possono tradire per qualche voto in più il senso stesso di quanto mi spinge da sempre ad occuparmi di politica.



Trovo tanta confusione in giro. Alimentata ad arte. Ma anche tanta voglia di capire dove siamo e cosa possiamo fare per modificare la situazione. Ribadisco perciò l'ordine delle mie preoccupazioni essenziali in quest'occasione:



1)     La famiglia umana vive una frattura di dimensioni mai viste, la cui sintesi si riflette nella metà della popolazione sottoposta alla fame e nel dramma africano. Per il sistema si tratta solo di esuberi. La dimensione europea può incidere positivamente, occupandosi dei rapporti di cooperazione, privilegiando quella con le realtà sociali e finanziandola; delle condizioni del commercio internazionale, con un controllo reale dei monopoli e un miglioramento dei rapporti di scambio più favorevoli ai paesi poveri; dell'agricoltura biologica, adottando il principio di precauzione, in particolar modo riguardo agli OGM e mettendo limiti seri allo scandalo delle sovvenzioni agricole; dei flussi finanziari, adottando politiche di riduzione del debito estero dei paesi poveri e la Tobin tax; delle condizioni del lavoro, con l'introduzione della clausola sociale; della guerra, spingendo una legislazione che privilegi l'approccio non violento ai conflitti e introduca il ripudio alla guerra nella costituzione europea...


2)     In Italia e Europa, come altrove, l'offensiva neoliberista si è concentrata su tre aspetti essenziali: ridurre i costi del lavoro, ridurre i costi legati all'uso privatistico delle strutture pubbliche e ridurre le tasse. Per quanto riguarda il lavoro, l'introduzione della flessibilità quale caratteristica dominante del mercato del lavoro ha dato luogo a salari indecenti, condizioni materiali di lavoro peggiorate, riduzione o eliminazione dei sistemi pensionistici. In termini ideologici, lo si giustifica con la necessaria competitività delle aziende, in termini pratici vuol dire 
cercare di ristabilire maggiori tassi di profitto scaricando i costi e le incertezze sui lavoratori. In particolare in Italia ciò ha comportato la diffusione di una questione salariale, e cioè di una forte percentuale di lavoratori e di pensionati che non ce la fanno ad arrivare a fine mese; nuove povertà diffuse, in particolar modo tra gli anziani, le donne sole, i giovani e gli immigrati; una crescente sfiducia sull'avvenire e la sempre maggiore diffusione di comportamenti illegali, dalle tradizionali tangenti ai regali delle multinazionali farmaceutiche passando per i condoni edilizi, ed i commerci illegali. Per quanto riguarda l'uso privatistico delle strutture pubbliche e dell'ambiente, la risposta non può che basarsi su tre politiche: la difesa di uno spazio pubblico, per la scuola, per i servizi, per la sanità; il rifiuto di una mercificazione totale, difendendo il carattere universale di alcuni beni, come l'acqua ad esempio; l'imposizione del principio chi inquina paga, che implica una lettura precisa circa la finitudine del creato, la difesa della diversità biologica, la trasformazione dei riti del consumo in ogni settore dell'attività umana, la messa in discussione dell'ideologia che ha trasformato la crescita in un obbligo e l'idea della felicità nell'inseguimento dissennato della crescita del PIL. Infine, la necessità di farsi carico di un'idea complessiva di sicurezza legata al benessere e alla capacità di risposta tempestiva dei servizi, in poche parole all'affermazione e sviluppo del modello sociale europeo deve rappresentare la base di discussione della politica impositiva. Vogliono tagliare le tasse ai lor signori per cui, imitando il piccolo Bush, vendono l'idea che si tratta di un problema universalistico. Non dicono che ciò significa meno servizi per una popolazione che, anche per la sua composizione anagrafica, richiede invece la sua espansione; che ciò significa mettere in discussione la sopravvivenza della scuola e della sanità pubblica. Si deve invece affermare con forza che la democrazia richiede di una fiscalità differenziata, che sono le tasse dei supermiliardari a dover dare un contributo essenziale alle pensioni sociali ad esempio, che oggi riccaddono interamente sui lavoratori. E che nulla di ciò interferisce con la necessità di migliorare l'efficienza nella erogazione dei servizi. Opporsi al neoliberismo significa quindi una politica che, utilizzando anche la leva europea, imponga alcuni paletti per quanto riguarda la pretesa eliminazione dei diritti dei lavoratori, difenda l'ambiente esigendo il compimento di accordi già raggiunti, ad esempio quelli legati al protocollo di Kyoto; determini la difesa dello spazio pubblico per la sanità, la scuola ed i servizi sociali.


3)     Bisogna quindi fermare il neoliberismo. E pur se per farlo le formule politiche sono importanti, non  bastano. Si richiedono programmi e impegni precisi, basati su due elementi centrali: più democrazia da opporre all'autoritarismo, più uguaglianza da opporre alla politica criminale oggi in auge. Più democrazia vuol dire, ad esempio, battersi sul serio per introdurre il bilancio partecipato e il bilancio ecologico nelle amministrazioni comunali, combattere il razzismo ed il sessismo attraverso l'universalizzazione dei diritti, una battaglia culturale generalizzata per una lettura della società meno ideologicamente allineata al neoliberismo, anche quando si traveste da linguaggio progressista, il che apre - ad esempio - tutto il capitolo della università e della ricerca e la necessità di una politica che aiuti effettivamente la diffusione della lettura e della musica, più spazio alla creatività attraverso leggi che riconoscano l'artigianato artistico e gli artisti di strada, ecc. Più egualitarismo vuol dire essenzialmente battersi per allargare le possibilità di accesso ma anche di farsi carico di quelli che non ce la fanno, chiudere con l'idea che la sanità sia una questione dei medici e non del paziente o la scuola degli insegnanti e non degli studenti o la città dei maschi giovani, eterosessuali, lavoratori e automuniti.


4)     Pur se si tratta di uno sforzo e di un atteggiamento permanente che non porteranno a soluzione positiva in tempi brevi, va riaffermato che alcune cose vengono prima di altre, sono precedenti ad altre. In Italia specificatamente, ciò vuol dire che dobbiamo mandare a casa al più presto il governo in carica. Non è l'unico colpevole di quanto avviene, ma rappresenta una versione avventuriera e pericolosa del neoliberismo, una versione bugiarda e inconsistente che - tuttavia - sta provocando guasti che richiederanno tempi lunghi per essere risanati. Ergo, tutto va fatto per mandarlo democraticamente a casa. Alcuni fanno finta di credere che, se perde le elezioni al Parlamento europeo, se ne andrà. E' una pia illusione, perché significa concedergli un credito di onorabilità che non si merita. Non a caso, glielo concedono gli stessi che attraverso la Bicamerale gli hanno permesso di mantenere ed accrescere a dismisura il monopolio televisivo del suo premier. Ma, pur se non se ne andrà, una sconfitta sonora può permettere di limitarne i danni. Non è roba da poco conto.     


5)     Infine: assisteremo in questa settimana sia ad altre cortine fumogene destinate ad alimentare la confusione, sia ad un abbraccio mortale che chiamerà a tutti a dimenticare idee, riflessioni e bisogni in nome del comune interesse a vincere. Infatti, tra le forze della sinistra qualcuno ha già cominciato a dire che voto utile equivale a voto per il partito più grande, perché così si garantisce la vittoria contro Berlusconi, anche in termini personali. Dimenticano di aggiungere che la leggerezza in politica può, a volte, permettere di volare. Ma nessuno ha mai potuto prevedere il punto di atterraggio di una piuma o di un foglio di carta. Quindi, non basta la leggerezza, ci vogliono programmi e idee chiare. E un po' meno di paura reverenziale. In fondo, cambiare la vita, fare si che altri mondi siano possibili perché indispensabili, dovrebbe richiedere anche di fermezza nei principi, da mescolare ovviamente alla grande flessibilità all'interno dell'alleanza politica di centrosinistra.
Viviamo tempi nuovi, segnati come già detto da tanta confusione e incertezza. E' il nostro tempo. Ci tocca viverlo adoperandoci per trasformare le cose in senso più democratico e più ugualitario. Da questo punto di vista una forza verde per la pace, quella cioè che sono onorato di rappresentare, è una risposta fresca a muffe e odori stagnanti di ogni risma. E' un voto utile per cambiare, per farci carico con maggiore coscienza del nostro unico mondo. 


La conclusione è semplice: Anzitutto vota. Poi vota per il centrosinistra. Infine, vota i verdi per la pace. Per quanto mi riguarda, l'essenziale è tracciato nei primi tre passaggi. Io posso solo offrirti la certezza, suffragata da una lunga storia e da non piccole peripezie, che continuerò a pensare e praticare la politica come un impegno che richiede la lucidità necessaria per leggere il reale e la capacità di sognare sufficientemente come per immaginare un progetto. Se eventualmente eletto, avrò più tempo per conoscere il tuo di sogno, per integrarci a vicenda, sapendo che - non di rado - i sogni o le pulsioni collettive si realizzano. Per dirla alla Chiambretti, "comunque vada sarà un successo". Con maggiore peso il Che disse: "dovunque ci sorprenda la morte, sarà benvenuta se questo, il nostro grido di battaglia, sarà stato raccolto da qualcuno". Con più leggerezza e bellezza, il buon Antonio Machado scrisse "Camminante, non c'è strada. La strada si fa camminando. Colpo dopo colpo, verso dopo verso". Un abbraccio e un augurio a tutti ed a ognuno.



Rodrigo Rivas
www.rodrigorivas.it






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