IRAQ.Tana libera tutti!!!
Editoriale di Radio Città Aperta
Il colpo doppio sulla guerra in Iraq - risoluzione dell'ONU e dissequestro dei tre ostaggi italiani - conferma che quella in corso in Iraq è una guerra sporca nella quale giocare sporco non è una eccezione ma è la regola. Il dissequestro dei tre soldati di ventura italiani è avvenuta con tempi e modi che mettono a repentaglio la buonafede e il buonsenso di chiunque. A dimostrarlo ci sono le contraddizioni tra quanto hanno sostenuto il generale americano Sanchez e quello polacco Polakiewicz sul luogo dove erano tenuti gli ostaggi ed in cui sarebbe avvenuto il blitz: uno dice a Bagdad, l'altro a Ramadi (in mezzo ci sono 110 km di distanza). I corrispondenti oggi lamentano i troppi no comment ed omissis del portavoce americano in Iraq, Kimmit. Lo sceicco Ahamad che aveva condotto le trattative, afferma poi che i tre ostaggi italiani stavano per essere rilasciati già domenica 6 giugno, mentre il Servizio segreto militare italiano rivela come dallo studio dei video sugli ostaggi, si vede un mitra a portata di mano dei tre sequestrati, un dettaglio non certo irrilevante e che aveva fatto sospettare i servizi italiani. Infine sul piano politico oggi sono in molti a invitare il governo Berlusconi a non esagerare nella gestione elettoralistica della vicenda. Il Sole 24 Ore mette in guardia dall'effetto boomerang, mentre Massimo Gramellini sulla Stampa grida disperato: "E adesso chi salverà i nostri ostaggi da Bruno Vespa?". Insomma la coincidenza tra il ritorno a casa degli ostaggi e le prossime elezioni appare talmente stridente da sembrare spudorata anche agli osservatori più benevoli nei confronti del governo Berlusconi.
Dicevamo che questa in Iraq è nata come una guerra sporca, sporca nelle cause, nelle conseguenze e nella gestione. Che in questa guerra si sarebbe giocato sporco era facile intuirlo anche senza le fotografie delle torture, il bilancio quotidiano di morti e feriti o la sindrome di Madrid che comincia ad attanagliare le metropoli europee. A rendere pulita questa guerra non basterà certo una pasticciata e piccina risoluzione dell'ONU che cerca di metterci sopra la classica foglia di fico. I paesi che pure hanno votato la risoluzione dell'ONU non invieranno le truppe, lasciando così nel pantano iracheno i governi e i soldati che si ostinano a voler occupare militarmente quel paese. Il movimento che chiede il ritiro immediato dei militari dall'Iraq e la fine della complicità dell'Italia nella guerra può affrontare questa situazione a testa alta, come dimostrano le migliaia di firme che continuano ad essere raccolte sulle petizione popolare, e mantenere viva la mobilitazione Non possono fare la stessa cosa, gli specialisti dell'ambiguità che riempiono le file dell'Ulivo. La guerra non è e non può essere uno spot elettorale. Prima si capisce, meglio è per tutti.
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