[Lecce-sf] disinformazione

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Szerző: eliseo
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Tárgy: [Lecce-sf] disinformazione
Salve, ogni volta che invio un testo ad una lista di discussione
mi domando: sto perdendo tempo o servira' alla discussione?
Perche' nel peggiore dei casi ottengo di dar vita ad inutili polemiche,
da parte che evidentemente non ha di meglio da fare, mentre se mi va bene
vengo completamente ignorato.

Il problema del conflitto di interesse e' forse il piu' grave del nostro paese
ma considerare la questione dell'informazione unicamente
con il fatto che Berlusconi sia presidente del consiglio
e proprietario di mediaset mi sembra riduttivo e oltre ci porta fuori strada.
Quando era presidente del consiglio Craxi la situazione
non era diversa e non c'era il conflitto d'interesse.
Come mai quando l'ulivo era al governo non e' stato in grado (non ha voluto?)
di risolvere questa situazione? poteva al meno appoggiare
il referndum per l'abbrogazione della legge mammi'?
Altro non-problema e' il duopolio: se invece di mediaset
ci fossero venti o piu' nettwork televisivi sparsi per l'italia
l'informazione sarebbe migliore? guradiamo alla situazione locale:
abbiamo tele norba, tele rama, e tutte le altre...
riuscite a guardarle?
se poi guardiamo alla carta stampata: i principali quotidiani
corriere della sera e repubblica non sono certo di berlusconi
ma riuscite a leggerli? io no.
si possono studiare perche' capire si possono manipolare gli avvenimenti
in modo che la realta risulti diversa da come e'
e' chiaro che ci sono delle differenze tra i due giornali: sfogliando il
corriere si sente
"la voce del padrone" mentre il secondo e' piu' subdolo
ma non ci dimentichiamo che gianpaolo pansa si e' sempre dichiarato a favore
della guerra in iraq e miriam mafai scrive articoli dal titolo eloquente:
"la festa della repubblica e il pericolo di un altro g8" bisogna
aggiungere altro?
sono cose che ovviamente conosciamo bene.....
ma come si risolve il problema della disinformazione?
esisto altri media che fanno informazione, io compro e leggo il manifesto,
carta e l'impaziente
basta impegnarci di piu' per diffonderli? o nonstante tutto il nostro
impegno difficilmente
riusciremo a farli diventare un prodotto di massa ma la maggior parte delle
persone continuera'
a leggere e vedere i media ufficiale.
esiste una soluzione per risolvere questo problema?
e' possibile fare in modo (costringere?) che i sedicenti gioralisti ed
opinionisti
scrivano i loro articoli atenendosi ai fatti senza tagli, ommissioni o
alterazioni?
io credo di si, su "il manifesto" del 14 marzo e' uscito un articolo molto
interessante e ricco di spunti....
puo' essere un punto di partenza...
sta a noi proseguire
saluti
eliseo



da "il manifesto" del 14 marzo
Un blog dedicato ai «terzisti»
Consigli per «inseguire» con un controllo dal basso i giornalisti
SARAH TOBIAS
In queste pagine è stata descritta in passato l'iniziativa molto americana
di «inseguire» dei singoli giornalisti con un weblog a loro dedicato,
segnalandone imprecisioni ed errori, una sorta di controllo pubblico dal
basso, di alta valenza democratica. Nell'attesa che questo avvenga anche da
noi, ecco alcuni spunti per un blog italiano, dedicato ai «terzisti».
Questi, seconda una possibile e ironica definizione, sono quei commentatori
che per prima cosa invitano a non criminalizzare nessuno e ad abbassare i
toni, dopo di che si mettono loro a strepitare. Prendete Aldo Grasso,
critico televisivo, docente di storia della radio e della televisione:
secondo lui Vittorio Agnoletto è «un talebano». La butta lì, senza
motivazione né documentazione, attribuendo tale gratuita e sgradita
medaglietta a commento di una trasmissione televisiva in cui lo stesso
Agnoletto fin dalla prima frase era stato insultato dall'economista
urlante, al secolo Renato Brunetta. Per Grasso invece Brunetta era tra gli
«ospiti di calibro». La trasmissione (floppata) era quella di lunedì
scorso, del solito Socci.

Più fine è invece il terzista principe, Paolo Mieli, ma identico il
bersaglio, il movimento per la pace. Scrive dunque Mieli, che «Secondo ...
Gino Strada gli iracheni stavano addirittura meglio ai tempi di Saddam». Da
buon storico aggiunge tuttavia la documentazione, ed ecco allora la frase
originale dello stesso Strada: "Non c'è il minimo dubbio che stavano meno
peggio di adesso ... si ritrovano con un nuovo dittatore in casa, cioè gli
americani, e vivono in una situazione di insicurezza e di pericolo costanti
...».

Come ogni lessicografo immediatamente nota, c'è una discreta differenza tra
lo «stavano meglio» e lo «stavano meno peggio»: nel primo caso si esprime
nostalgia, nel secondo una triste e disincantata constatazione che ora è
ancora peggio del peggio che già c'era.

Strada aggiungeva: «Solo gli imbecilli dicono che lì finalmente ci sono
ospedali, finalmente gli iracheni hanno l'acqua e l'elettricità». E Mieli
commenta: «Imbecilli, dunque, coloro che constatano un qualche progresso
civile e sociale nell'anno che è trascorso dalla guerra». Anche in questo
caso lo sviamento è evidente, dato che Strada non negava «un qualche
progresso», ma attribuiva imbecillità a chi afferma che ora le
infrastrutture ci sono.

Si può non dico fare storia, ma almeno cronaca, mettendo in un panino le
dichiarazioni altrui e commentandole in maniera sottilmente deformata?
Quando lo fa la Bbc giustamente ci si scandalizza, e allora sia almeno
lecito sorriderne quando lo fa Paolo Mieli. Ma quello che più colpisce in
simili minuti ma significativi interventi non è la polemica nel merito (ce
ne fosse di seria e motivata), ma l'astio che traspare. E se questa
antipatia, prima viscerale che politica, si rivolge verso coloro come
Agnoletto e Strada che sono personalmente dediti a una causa magari utopica
ma alta, allora il disappunto è ancora più cocente. Segno dei tempi, ma
deteriore.
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