Autore: Genzano Social Forum Data: Oggetto: [Forumgenzano] Roma, 4 giugno: "Not in Our Name!" di Sbancor
Ricevo e rigiro!
Cristina
Begin forwarded message:
> From: "Information Guerrilla" > No. Non manifesteremo per gli ostaggi. E non manifesteremo nemmeno per
> il gruppo che li tiene prigionieri!
>
> Se c'e' uno slogan da lanciare domani e' "NOT IN OUR NAME!".
>
> Che vuol dire "non in nostro nome".
>
> Non in nostro nome e' stata decisa questa guerra che per i nostri
> parlamentari neanche e' una guerra, nonostante i caduti da entrambi le
> parti. (Ricordatevelo quando votate o quando, meglio ancora, vi
> astenete!)
>
> Non in nostro nome sono stati rapiti i "soldati di ventura" italiani
> (nonostante cio' che dica Magdi Allam che meglio farebbe ad occuparsi
> della democrazia nel "suo" paese", l'Egitto).
>
> Non in nostro nome.
>
> Chiunque pensi di collegare il solito "videoclip" sui prigionieri alle
> manifestazioni del 4 giugno e' uno sporco provocatore.
>
> Chiunque pensi che il popolo della pace abbia qualcosa a che fare con
> i "signori della guerra" iracheni e' peggio di un provocatore.
>
> Chiunque domani non si atterra' ai principi della resistenza senza
> violenza, e' semplicemente un cretino. E come tale sara' trattato.
>
> La presa di ostaggi e le trattative con i prelati islamici non sono
> nel costume dei movimenti. Ne' in quello dei rivoluzionari. Sono
> piuttosto un agire tipico dei servizi segreti di mezzo mondo.
>
> La resistenza irachena e' la materiale opposizione all'occupazione, e'
> la resistenza delle donne, dei bambini degli uomini a un potere che
> sentono ed e' ostile e nemico. Guai confonderla con i gruppetti armati
> che giocano con gli ostaggi il "risiko del potere".
>
> Non in nostro nome, perche' noi - il movimento - siamo un'altra cosa.
> Siamo quelli che a Seattle iniziarono a contestare il neoliberismo.
> Siamo quindi americani. Siamo quelli che Quebec City, a Praga, a
> Goteborg, a Genova abbiamo continuato a contestare il potere dei pochi
> e lo sfruttamento dei molti. Siamo quelli di Mombai, e quindi siamo
> dei "paria" indu'. Siamo i black bloc, i cattolici, gli islamici, gli
> ebrei, i zoroastriani. Siamo i boy scout, gli anarchici, i
> disobbedienti. Siamo quelli dei centri sociali. Siamo africani,
> asiatici, latino-americani, cinesi, siamo tutti i migranti del mondo.
> Siamo esperti di informatica. Siamo ecologisti. Siamo precari. Siamo
> operai dell'ATM di Milano. Siamo contadini francesi. Siamo sin tierra
> brasiliani, siamo gli indiani della Patagonia (estinti), siamo il
> popolo della Bolivia in lotta. Siamo quelli che hanno contestato la
> discarica nucleare in Basilicata.
> Siamo dunque terroni. Siamo ceceni. Siamo russi. Siamo afghani. Siamo
> cognitariato. Siamo analfabeti. Siamo gente a cui hanno provato in
> tutti i modi di affibbiare una etichetta. Siamo studenti iraniani in
> lotta contro gli Ayatollah. Siamo tutto quello che i governi, i preti
> di ogni religione, i gruppi del terrore non potranno mai comprendere.
>
> Siamo cio' che siamo e che sapremo essere. Anche domani, a Roma.
>
> Sbancor
>