[Lecce-sf] sulla forma-forum

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Autore: Antonella Mangia
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Oggetto: [Lecce-sf] sulla forma-forum

Scusate se mi intrometto, ma trovo davvero singolare questa polemica.

Silverio, dopo una verifica telefonica ritiene (io dico giustamente) di proporre a tutte quelle realtà che diedero vita al coordinamento del 20 marzo, di rivedersi per verificare la possibilità di mettere in campo una mobilitazione per il 2 e 4 giugno, date in cui tutto il movimento pacifista, largamente maggioritario e plurale ( non solo in Italia) , ha deciso di contestare la logica militare di cui sono impregnate le celebrazioni del 2 giugno e dire NO alla presenza di Bush in Italia, dove ignobilmente si appresta a celebrare la Resistenza italiana e la Liberazione.

Dall’esperienza fatta come Coordinamento 20 marzo venne fuori una grande mobilitazione a Lecce con centinaia di compagni che parteciparono a Roma alla manifestazione del 20 marzo. Tra questi soggetti c’era all’epoca anche il Lecce Social Forum, anzi l’iniziativa e il lavoro di mettere insieme le varie realtà fu proprio di alcuni compagni del Lecce Social Forum. E il risultato fu positivo.

Quindi appare logico provare a rilanciare con gli stessi soggetti una mobilitazione anche a Lecce in quelle date, ed anche verificare la possibilità di un pulman per chi vuole partecipare alla mobilitazione nazionale.

Ma anche una iniziativa così ‘scontata’ suscita, ancora una volta, nella lista polemiche incomprensibili ai più

[Ma c’è sempre chi ha paura che la forma ‘forum’ sia un po’ troppo aperta e faccia entrare troppa gente della cui purezza ideologica non sempre (mai) si è sicuri!!]

Problema del metodo: chi convoca chi? E a che titolo?

Questo è uno dei punti dolenti: finora non ho mai letto altre convocazioni (meglio sarebbe dire: proposta di riunione) se non sempre dai soliti nomi (per fortuna) altrimenti tutto tace in attesa che gli eventi ci cadano addosso. Salvo poi appena uno prende l’iniziativa, dargli addosso perché l’ha presa. (tipicamente leccese!).

Però, anche su questo problema, bisogna essere obiettivi: scusate, ma c’è qualcuno che ha contestato il comunicato, o meglio, i comunicati fatti a nome del Lecce Social Forum sulla vicenda Regina Pacis da parte di Alessandro? No, nessuno! perché sarebbe da sciocchi contestare il fatto che il compagno si sia fatto carico di stilare e inviare un comunicato e rilasciare interviste, che non possono che dare visibilità alla battaglia del Lecce Social Forum.

Il problema, dunque, è nel merito e non nel metodo, perché finora chiunque avrebbe potuto (salvo poi mai farlo) convocare una riunione, visto che non c’è mai stata nel LSF una struttura di coordinamento.

Quindi il problema è il merito ( l’orrida brodazza) , che andrebbe discusso in maniera molto più esauriente e approfondita di quanto non si possa fare in poche battute e probabilmente non ci troveremmo d’accordo in molte cose. Su questo (forse) il Lecce Social Forum dovrebbe essere chiamato a discutere, (il più volte invocato chiarimento politico che nessuno si cimenta a provocare ed organizzare) anche se penso che una simile discussione, considerato il rischio di diventare puramente accademica e astratta, interesserebbe pochi mentre i molti , nel frattempo che noi decidiamo, si stanno già muovendo per fatti loro, con le loro modalità di azione e di organizzazione, perché, per fortuna, la realtà del cosiddetto ‘movimento’ si muove al di là degli schemi tradizionali con cui ancora molti di noi ragionano.

Ma vengo al punto che più mi interessa: chi ha deciso che “il LSF può continuare la sua azione solo come gruppo CPT, il resto è abuso ed arbitrio”? ricordo che quando fu posto il problema, un po’ di mesi fa, in questi termini, io dissi che, a mio parere, il LSF doveva continuare ad essere un luogo dove, possibilmente, occuparsi anche di altre cose, e prime fra tutte la guerra, oltre che del Regina Pacis, ferma restando la responsabilità che ognuno di noi ha assunto rispetto alla vicenda dei ragazzi maghrebini.

Quindi nessuno lo ha deciso, ma è stato solo proposto da qualcuno.

A che titolo qualcuno chiede che non venga più usata la sigla LSF ? Cioè la sigla che non è di un partito, non è di un gruppo politico, non è di un collettivo, non è di un gruppo di amici, ma indica un luogo politico aperto, un Forum dove non si incontrano gli uguali ma i diversi? E si incontrano non per omologarsi ad una dottrina ma per fare insieme delle cose? Chi ha il copyright? Nessuno! E tutti!

tutti coloro che attivamente ci stanno dentro, cioè tutti coloro che ancora si riconoscono in questa modalità di praticare l’agire politico. Allora lasciamolo dire anche a tutti gli altri che non esiste più il LSF, a tutti coloro che dall’inizio, dalle giornate di Genova, si sono riconosciuti in questa modalità di fare politica.

Ma mi rendo anche conto che il ragionamento può essere un altro: il LSF come istanza organizzativa del movimento si è svuotata, non ha più appeal presso le tante soggettività antagoniste che pure nella nostra realtà esistono e si organizzano.

Possiamo tentare due strade: la prima è cercare di capire il perché, dove si è sbagliato, dove si può correggere, se esistono ancora margini per un rilancio dell’immagine e del ruolo del LSF;

la seconda è prendere atto che una fase, positiva perché ha prodotto sul terreno reale importanti modificazioni, si è esaurita e ognuno prosegue il suo percorso nelle forme politiche e organizzative che più ritiene opportune.

Ma vi prego, decidiamo: o c’è o non c’è il LSF; non può esserci solo per alcune cose, mentre sulla battaglia più importante che si è giocata in questi ultimi mesi, sulla battaglia per la pace che è riuscita a diventare egemone e maggioritaria nel Paese, il LSF ha segnato o dovrebbe in futuro segnare un’assenza.

La troverei una situazione grottesca nella quale non riesco proprio a riconoscermi e che sinceramente non mi interessa. E’ più onesto dire che il LSF si scioglie e una parte dei suoi componenti confluiscono in… ed un’altra parte in…. , piuttosto che ripiegarsi in maniera sempre più autoreferenziale solo ed esclusivamente sulla vicenda CPT che poi finisce per essere solo vicenda Regina Pacis e solo Don Cesare e compari. La battaglia contro i CPT è politica e non giudiziaria e si vince se si rende evidente, non con prolisse elucubrazioni dottrinarie ma con la prassi e la chiarezza e nettezza delle parole d’ordine, il suo collegamento con la guerra che il capitalismo combatte con le armi della guerra globale e permanente e con l’annientamento dei popoli. Pensare di slegare le due cose e portare avanti l’impegno, che responsabilmente tutti sentiamo verso i ragazzi maghrebini, in maniera settoriale mi sembra la peggiore scelta che si possa fare.

Anche su questo livello minimo di impegno, però, c’è da dire che finora nessuno si è preoccupato di convocare, a seguito della prima udienza del processo, una riunione del LSF per una valutazione dei fatti e una programmazione di iniziative.

Aspettiamo il prossimo tiro al piccione??



Io domani alla riunione ci sarò.

26.05.04

antonella mangia






Silverio Tomeo <silvtome@???> wrote:Voglio dire in lista a tutte/i, dopo che ne avevo già accennato in privato a una ventina di noi, e dopo le osservazioni di Luca e Bucci, che anch'io considero produttiva ma pressocchè chiusa l'esperienza (di tre anni quasi) del Lecce social forum.
D'altra parte il social forum deve, per responsabilità e per gestire quanto ha suscitato sulla questione, portare a buon fine l'ultima missione: quella dei ragazzi maghrebini, del CPT, della questione migranti.
Quindi una cosa è il coordinamento delle reti pacifiste, un'altra quella del CPT. Lo stesso Comitato fermiamo la guerra non corrisponde esattamente nè al Genova social forum nè al gruppo di continuità del Forum sociale europeo. Intanto dai coordinamenti pacifisti, dove ogni soggettività ha la sua libertà di azione ed elaborazione, ovviamente, comincerà a scomparire la "sigla" Lsf. Se va bene così accettiamo un primo passo sulla strada di una chiusura produttiva e non polemica e risentita di un'esperienza collettiva, importante per mille versi per me e credo per altri. La forma-forum resterà, lo stile resterà, nella speranza che ogni "componente" ne tragga comunque forza e crescita. Il movimento reale resta, nella speranza che il movimento di Porto Alegre abbia un avvenire, sia un movimento costituente in grado di pesare e costruire uno spazio pubblico. Ciao a tutte/i,

Silverio Tomeo
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