[NuovoLaboratorio] Fwd: FW: traduzione del 1° documento

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Szerző: Paola Manduca
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] Fwd: FW: traduzione del 1° documento
con mille ringraziamenti a giovanna di genova
e scusa per i doppi mailing che alcuni riceveranno
pm
>
>ecco la 1° traduzione
>ciao
>g
>
>
>Tribunale Mondiale delle donne sui crimini di guerra degli Stati uniti
>
>18 gennaio 2004
>Forum Sociale Mondiale, Mumbay, India
>
>
>Il Comitato delle Donne Asiatiche per i Diritti Umani e El Taller
>International, in colllaborazione con altre organizzazioni regionali
>e internazionali, hanno tenuto una sessione del Tribunale Mondiale
>delle Donne sui Crimini di guerra degli Stati Uniti il 18 gennaio
>2004, durante il Forum Sociale Mondiale di Mumbai in India. Si è
>tratttato della 19° sessione di questo Tribunale, che ha avuto il
>sostegno di oltre 140 organizzazioni e reti di tutto il mondo. Esso
>opera dal 1993 e si riunisce in diverse regioni del mondo: in Asia,
>Africa, nei paesi arabi, nell'area del Pacifico, in centramerica e
>nei paesi del Mediterraneo.
>Come ha detto Corinne Cumar, la coordinatrice internazionle, durante
>la sessione di apertura, nell'esporre la visione condivisa che
>caratterizza il tribunale "I tribunali delle donne costituiscono lo
>svelamento dello spazio, un immaginario: un orizzonte che ci i nduce
>a riflettere, a sentire, ci impegna a collegarci, a danzare, a
>sognare. Si tratta di un tentativo di definire un nuovo spazio per
>le donne e di infondere questo spazio con una nuova visione, una
>nuova politica. E' un riunirsi di voci e visioni del sud globale che
>si colloca in una ipotesi di dissenso: è, in sé, una pratica di
>dislocazione, che sfida il nuovo ordine mondiale della
>globalizzazione., attraversando le linee, dissodando nuovo terreno,
>ascoltando le voci e i movimenti ai margini".
>
>Questo sessione si è tenuta nel contesto delle molte guerre genocide
>attualmente in corso, istigate e innescate dagli Stati uniti nella
>loro insaziabile sete di egemonia e controllo globale. Guerre la cui
>memoria violenta cercano di sterilizzare e cancellare facendole
>passare per crociate civilizzatrici di società "brutali" e
>"autoritarie".
>
>Il contesto
>
>La sessione della Corte Mondiale delle Donne sui crimini di Guerrra
>degli Stati uniti è stato quindi un atto per ricordare e resistere.
>Ricordando che nella sua giusta battaglia per la libertà contro
>l'autoritarismo, gli Stati uniti d'America, nel corso degli ultimi
>decenni, hanno lasciato in pace poche aree del mondo, operando
>nell'America Centrale e in Sudamerica, in Africa, Asia e Pacifico.
>Ricordando che non solo hanno distrutto un numero incalcolabile di
>vite umane attraverso le loro guerre di invasione, occupazione,
>colpi di stato militari e assassini, ma hanno distrutto le future
>generazioni attraverso l'uso delle armi di distruzione di massa che
>hanno prodotto e venduto al resto del mondo. Armi chimiche,
>biologiche e nucleari.
>
>Ricordando per esempio l'invasione del Vietnam del Sud e
>l'esperimento con l'Agente Orange che ha ucciso alcuni milioni di
>persone e menomato le generazioni future; le diffuse operazioni di
>terrore contro Cuba sin dai primi anni '60 che continuano ancora
>oggi attraverso le sanzioni economiche; le operazioni contro i
>Sandinisti in Nicaragua durante tutti gli anni '80, il sostegno ai
>governi razzisti del Sudafrica e ai governi sionisti di Israele le
>cui politiche genocide contro il popolo Palestinese gli Stati uniti
>continuano a giustificare; l'istituzione di governi fantoccio in
>Iran, Indonesia, Nigeria e Somalia, i quali, nel loro insieme, hanno
>causato la morte di migliaia di civili innocenti; l'assassinio di
>Nasser in Egitto e di Patrick Lumumba in Congo; il massacro di
>centinaia di migliaia di filippini all'inizio del '900; la
>balcanizzazione violenta della Ex-Yugoslavia, nella quale è risorta
>una ulteriore arma di guerra, lo stupro delle donne come strategia
>di pulizia etnica.
>
>Ricordando che forse l'uccisione di 2 crore e mezzo, cioè di 25
>milioni (n.d.t.: 1 crore = 10 milioni, unità di misura tradizionale
>indiana, ancora largamente usata) di civili innocenti da parte
>della CIA in operazioni coperte e non, può essere un prezzo che
>l'unica superpotenza mondiale può permettersi di pagare per
>proteggere lo stile di vita occidentale, mantenendo
>contemporaneamente e necessariamente il dominio mondiale. La stessa
>Madeleine Albricht ebbe a giustificare con le stesse motivazioni la
>morte di 500.000 bambini iracheni attraverso una' arma di
>distruzione di massa a sangue freddo, le sanzioni economiche:
>
>"E' stata una scelta difficile ma pensiamo che ne valesse la pena", disse.
>
>Naturalmente questo numero non tiene conto degll'orrore di una
>Hiroshima, quando la bomba atomica fu sganciata dali Stati uniti
>d'America non solo per annientare il Giappone ma anche per condurre
>un esperimento in cui gli esseri umani venivano usati come cavie;
>come fece quando sperimentò nuovamente armi nucleari sugli indigeni
>del Pacifico nel 1957. Ricordiamo la dichiarazione dell'ufficiale
>nordamericano a Chief Juda delle Isole Bikini in cui gli chiedeva di
>lasciare l'isola con la sua gente dicendo: "Stiamo sperimentando
>queste bombe per il bene dell'umanità e per porre fine a tutte le
>guerre". E così, per farla finita con tutte le guerre 66 bombe
>molto più potenti di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki furono
>sperimentate dall'esercito USA.
>
>A volte il peso di questi ricordi risulta insostenibile
>
>La Corte
>
>quest'occhio non serve per piangere
>è visione
>deve restare limpido
>anche se le lacrime sono sul mio volto
>il suo intento è la chiarezza
>non deve dimenticare nulla
>
>
>
>Questa sessione tenuta ai margini di un capannone industriale in
>rovina fra il caos di migliaia di workshop che si tenevano
>simultaneamente nel contesto del Social Forum, è stato il nostro
>atto contro l'oblio, per non dimenticare.
>La Corte ha organizzato il suo lavoro in cinque sessioni in cui 30
>testimonianze potenti di testimoni esperti, sopravvissuti,
>resistenti, sono state ascoltate da una giuria di sei membri e un
>pubblico di 1000 persone che si sono riuniti per oltre otto ore.
>Fra i componenti della giuria c'era Ramsey Clark, ex procuratore
>generale USA, Fatima Meer dell'Institute for Black Research,
>Università di Natal, Sudafrica, per l'Italia Luisa Morgantini,
>parlamentare europea, Genevieve Vaughan della Foundation For a
>Gift Economy, USA, per l'Irlanda Denis Halliday, ex assistente al
>segretario generale dell'Onu, e Biljana Kasic del Centre for
>Women's studies, Croazia.
>
>La Sessione Uno, nell'ora della tempesta di fuoco concentrandosi
>sugli Stati uniti e le Armi di Distruzione di Massa, ha ricordato
>che la paranoia globale montata sulla ricerca elusiva di armi di
>distruzione di massa che pongono una minaccia sull'umanità e sugli
>Statiuniti, se fosse stata lanciata più vicino a casa, forse si
>sarebbe potuto contenerla. Si è qui ricordato che a parte il fatto
>che tutta la tecnologia militare genocida, inclusa quella nucleare,
>chimica, biologica e batteriologica, è stata concepita e sviluppata
>negli Stati uniti, è un fatto che essi sono la prima nazione al
>mondo che consapevolmente, clinicamente e razionalmente ha
>dispiegato questi strumenti bellici su e contro l'umanità. A
>testimonianza di ciò si sono alzate le voci di testimoni e
>sopravvissuti alle armi di distruzione di massa statunitensi in
>diverse parti del mondo.
>
>Questi hanno incluso Satoru Kanishi, un Hibakusha della Japanese
>Confederation of H Bomb (n.d.t: i sopravvissuti alla bomba nucleare
>in giapponese hanno un nome specifico, hibakusha, e sono considerati
>dei diversi. Diversi per il proprio passato, diversi per il presente
>in cui sono costretti a vivere; delle persone simbolo). I
>sopravvissuti di Hiroshima che hanno parlato del bombardamento
>atomico di Hiroshima e Nagasaki; Sahar Sabha del RAWA-Associazione
>Rivoluzionaria delle Donne Afgane, che ha parlato dell'uso
>dell'uranio impoverito in Afganistan ; Akira Maeda della Tokyo Zokei
>University che ha parlato del Tribunale Criminale Internazionale
>sull'Afganistan; Li Thi Quy del Centre for Gender and Development
>dell'Università di Hanoi in Vietnam; Gilberto Guiterrez Valdez e
>Humberto Miranda dell' Institute of Philosophy, Cuba, che hanno
>parlato della guerra batteriologica a Cuba e Jo CholRyong, della
>Korean Democratic Lawyers Association-Associazione degli avvocati
>democratici coreani, che ha parlato della guerra batteriologica
>condotta dai nordamericani nella Corea del Nord.
>
>Fatima Meer della Giuria ha replicato ai testimoni ascoltati in
>questa sessione.
>
>La Sessione Due, nell'Ora della tempesta di vento focalizzandosi sui
>crimini legati alla militarizzazione e all'economia commessi dagli
>Stati uniti, ha ricordato che oltre all'eliminazione di grandi fette
>di popolazione in diverse parti del mondo tramite l'impiego di
>tecnologie militari da genocidio, attraverso la sua presenza
>militare ed economica in diverse parti del mondo, gli Stati uniti
> stanno consolidando e approfondendo la loro presa egemonica su
>altri paesi, culture e popoli. I testimoni di questa sessione che
>hanno riportato gli effetti e le implicazioni di questi interventi
>economici e militari sistemici e sistematici in diverse regioni del
>mondo, hanno incluso Susan Pineda della Gabriela Central Luzon delle
>Filippine che ha riferito sulle discariche di rifiuti tossici e
>sulla violenza sessuale nelle basi militari americane; Eunice
>Santana della Alliance for Peace di Puerto Rico che ha parlato delle
>basi militari statunitensi alle Isole Vegues; Roger Normand del
>Centre for Economic and Social Rights degli Stati uniti che ha
>parlato dei crimini economici degli USA in diverse parti del mondo,
>e il belga Pol de Vos di STOP.USA, che ha parlato del Project for a
>New American Century; Kim II Bong della Korean Democratic Lawyers
>Association-Associazione degli avvocati democratici della Corea del
>Nord che ha riferito dei crimini USA in Corea del nord con
>particolare riferimento al massacro dei coreani da parte
>dell'esercito USA nel 1952.
>
>Genevieve Vaughan, della Giuria, ha replicato ai testimoni ascoltati
>in questa sessione.
>
>
>La Sessione Tre, nell'ora della Tempesta del deserto ha ricordato il
>genocidio in Iraq e la distruzione di un intero popolo nel nome
>della democrazia e della libertà, una sordida saga su come gli Stati
>uniti hanno inventato, reinventato e brevettato la tecnologia del
>terrorismo per perseguire il potere e il controllo totale.
>
>I testimoni di questa sessione, che hanno riferito sulla
>devastazione culturale, politica ed economica di un popolo e della
>sua civiltà, ha incluso Ismaeel Mohammed Dawood della National
>Association for Defence of Human Rights in Iraq che ha parlato
>delle sparizioni, degli omicidi e delle confische che fanno parte
>della quotidianità in Iraq, sconosciuti e non percepiti; Hana
>Ibrahim Saleem che ha parlato della distruzione culturale di una
>civiltà; Colette Moulaert, del Medical Aid for the Third World che
>ha parlato dell'impiego dell'uranio impoverito in Iraq; Alejandro
>Bendana del Jubilee South che ha parlato del debito nostro nei
>confronti del popolo iracheno; Eman Ahmed Khammas di Occupation
>Watch Centre che ha riferito sulla resistenza all'interno del paese
>e Alyn Ware dell'International Association of Lawyers against
>Nuclear Arms, che ha parlato del diritto internazionale e dell'uso
>illegale e non etico delle armi nucleari e in particolare dell'uso
>dell'uranio impoverito in Iraq.
>
>Dennis Halliday della Giuria, che è stato una delle voci della
>coscienza all'interno degli Stati uniti ed ha dato le dimissioni
>proprio a causa della guerra all'Iraq, ha replicato alle
>testimonianze di questa sessione.
>
>La Sessione Quattro, nel ventre della bestia in Guerra dentro gli
>Stati uniti, ha riportato all'attenzione i ricordi tacitati degli
>Indiani d'America, dei Neri, degli indigeni e di tutti coloro
>politicamente e socialmente emarginati, inclusi quelli degli
>homeless, degli esiliati, dei reclusi all'interno degli Stati uniti,
>i quali tutti sono testimoni dell'impatto genocida di questo modello
>universale di vita americano anche all'interno del ventre della
>bestia. Essi hanno testimoniato del fatto che il governo
>militarizzato all'interno della più grande democrazia modello
>mondiale è risultato in una guerra invisibile contro il suo proprio
>popolo e il suo testo sacro, il Bill of Rights (carta dei diritti
>individuali). Una guerra intensificata e giustificata ad un livello
>mai visto dopo l'11 settembre. Gli intervenuti hanno incluso
>Mililani Trask della Indigenous people Network- Rete dei popoli
>indigeni,Hawaii, USA che ha parlato della guerra contro i popoli
>indigen;
>Cynthia McKinney, ex senatrice che ha riferito della guerra contro i
>neri; Cheri Honkala della Kensington Welfare Association, USA che
>ha parlato della geurra contro gli homeless; Gloria La Riva
>dell'International Action Centre, USA che ha parlato del caso dei
>Cuban Five/US Laws (n.d.t. ci si riferisce qui a un gruppo di cubani
>progressisti che negli Stati uniti si collocano sul lato opposto
>rispetto ai cubani reazionari di Miami e che sono stati illegalmente
>imprigionat. Per costoro ci sono state mobilitazioni dei democratici
>americani e di alcuni giudici e avvocati) e Leuren Moret un esperto
>di radiazioni americano indipendente che ha parlato degli
>esperimenti nucleari sui prigionieri negli Stati uniti.
>
>La Sessione Cinque, nell'Occhio del Ciclone, Sui frangenti del
>ciclone e le Voci della Resistenza, ha cercato di ricordare che la
>speranza che questa egenmonia e controllo globali possono essere
>contrastati e rintuzzati, deriva da quelle migliaia di voci della
>coscienza di singoli e da iniziative collettive coraggiose che si
>oppongono alla potenza del ciclone in varie parti del mondo,
>inclusi gi Stati uniti. Questa sessione, che si è aperta con una
>fiera performance dello statunitense New York Art Collective, ha
>cercato di dare ascolto ad alcune di queste voci. Queste hanno
>incluso Mary Kelly irlandese, che ha portato la sua testimonianza
>personale di come lei, individualmente, ha sfidato il sostegno dato
>dall'Irlanda alla guerra all'Iraq disturbando gli aerei militari che
>atterravano al Shannon Airport in Irlanda, per rifornirsi di
>carburante; Ayse Berktay di Peace,Turchia, ha parlato del Tribunale
>Internazionale sull'Iraq che sta mettendo insieme le voci della
>società civile di tutto il mondo nella condanna dell'occupazione
>dell'Iraq da parte degli Stati uniti; Magalys Arochas, della
>Federazione delle Donne Cubane, ha parlato della resistenza
>quarantennale all'embargo economico imposto al suo paese dagli Stati
>uniti; Laila Khaleed, del Palestinian National Council and General
>Union of Palestinian Women, ha parlato dell'Intifada o resistenza
>all'occupazione israeliana della Palestina che vede il consenso
>silenzioso ma attivo degli Stati uniti; e Hilda Lini del Nuclear
>Free Pacific che ha riferito del forte movimento anti-nucleare nella
>loro regione che si oppone alla poltica di nuclearizzazione che
>viene perseguita unilateralmente dalla superpotenza per consolidare
> il suo potere militare. L'italiana Paola Manduca, del Movimento
>antiguerra, ha parlato di come il movimento sia stato capace di
>farsi ascoltare globalmente contro la guerra in Iraq. In questa
>sessione abbiamo ascoltato anche la voce di Stan Goff, un veterano
>della guerra del Vietnam che ha scritto a suo figlio, un marine
>nordamericana una lettera che è stata mostrata in questa occasione.
>
>Luisa Morgantini e Biljana Kassic, in veste di membri della giuria,
>hanno replicato allo spirito di resistenza che si è espresso in
>questa sessione
>
>
>Nello stesso momento in cui il tribunale cercava di dare un nome ,
>attraverso le testimonianze e i testimoni esperti, a quei processi e
>poteri globali che si sono resi responsabili del perpetuarsi di
>forme di guerra e violenza sempre nuove e grottesche, la Giuria,
>attraverso i loro commenti e interventi che si sono intrecciati
>nelle sessioni, ha cercato di sviluppare un'accusa che fosse non
>tanto di tipo legale quanto morale ed etico. Perchè, anche mentre
>cercavano l'accusa, le loro voci riaffermavano il bisogno di
>recuperare una nozione di saggezza collettiva, di giustizia e di
>compassione, altruista e unitaria; inserita in un nuovo immaginario
>politico che ci invita ad un'etica di sostenibilità, di
>valorizzazione della vita, del femminile. Perchè solo questa
>saggezza può sfidare la logica della guerra come crimine; è solo
>questo tipo di giustizia che può fermare questa sventura; la
>sventura del New American Century.
>
>Una saggezza riassunta da Ramsey Clark, Presidente della Giuria:
>
>"Il Tribunale Mondiale delle Donne è un movimento Satyagraha (che
>rimane saldamente fedele alla verità) (n.d.t.:ll termine ghandiano
>"Satyagraha",vuol dire etimologicamente "la forza della verità" e
>indica la potenza dello spirito: l'energia che deriva dalla verità
>nell'amore, ossia la nonviolenza) per il mondo così com'è oggi. La
>madre riconosce il pericolo per i suoi piccoli come nessun altro e
>terrà testa alla minaccia e non accetterà compromessi.
>
>L'audace visione delle donne coraggiose che hanno proposto a questo
>Tribunale, con grandi sacrifici, battaglie e obiettivi chiari, è
>quella di trovare, provare e presentare i fatti riferiti ai crimini
>di guerra degli Stati uniti, militari ed economici. Essa ha messo in
>relazione e esposto la terribile verità delle guerre di aggressione
>e delle sanzioni genocide con l'intenzione, da parte degli Stati
>uniti, di dominare il mondo attraverso la forza e la minaccia del
>controllo e dello sfruttamento per il suo proprio profitto,
>impoverendo così ulteriormente le masse povere del pianet.
>
>La verità presentata dalle donne del Tribunale Mondiale delle Donne
>nel suo giudizio e la base non violenta del loro essere e del loro
>agire, sono una potenza che può salvare e liberare l'umanità,
>finalmente liberarla. Dove altro troveremmo un Tribunale con un
>tale potenziale?


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Paola Manduca
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