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TERRA TERRA
Bici o barbarie: arriva Critical Mass
MARINELLA CORREGGIA
Peccato che per pochissimi giorni non coincida con la visita di Bush. La
prima Critical Mass internazionale, sciame di fruscianti biciclette su
strade cittadine, pedalerà infatti il 29 maggio a Roma, con eventi
collegati che dureranno tre giorni (www.criticalmass.it, «un sito per tutti
quelli che credono che un'auto di meno in circolazione sia uno scopo
comune»). Il simbolo sono due ruote con un pugno rivendicativo, uno degli
slogan è «bici o barbarie», un altro è «noi non blocchiamo il traffico, il
traffico siamo noi»: Critical Mass infatti è un incontro periodico e
programmato di cicliste e ciclisti che percorrendo in massa le strade delle
città mostrano come queste siano strette in una morsa di ferraglie, le auto
(e i motorini). Immaginiamo l'effetto simbolico che avrebbe avuto, nelle
stesse ore romane del presidente Usa, una massa ciclistica con le sue
targhe «no oil» e magari accompagnata da bandiere arcobaleno. Se si tiene
poi conto che la missione italiana nel quadro della guerra per il petrolio
si finanzia anche con l'aumento delle tasse sulla benzina, la necessità di
un boicottaggio del petrolio - obiezione insieme ambientale e fiscale -
appare evidente (ma quanti dei tre milioni di manifestanti per la pace
usano regolarmente auto e motorini in città?).

Anche se il focus della Critical Mass è la contestazione del modello
invivibile di viabilità urbana e la proposta di un'alternativa umana,
l'idea delle bici di pace caratterizza da qualche tempo l'impegno di alcuni
gruppi pacifisti, all'insegna del motto «contro la guerra cambia la vita».
E' successo negli Stati uniti con diversi biking for peace in diverse città
prima dell'inizio del conflitto, e anche in Italia dove i Gruppi di azione
nonviolenta di Lilliput insieme a varie associazioni hanno promosso
biciclettate arcobaleno. Insieme, sono state avanzate proposte e pratiche
di boicottaggi delle multinazionali petrolifere che stanno dietro la
politica governativa statunitense (soprattutto Exxon Mobil, Chevron Texaco
e Bp Amoco) o «giornate di non acquisto» della benzina. Hanno avuto
successo ma non sono riuscite a diventare pratica quotidiana del movimento
pacifista: né in Italia né negli Stati uniti o altrove.

Per evidenziare i nessi fra petrolio, distruzione dell'ambiente e guerra,
la Critical Mass di Torino con la collaborazione tecnica della Società
metrologica italiana tentò l'anno scorso un calcolo dei costi ambientali di
un giorno di conflitto, con l'utilizzo di bombardieri e carri armati, oltre
alla logistica di supporto. Il calcolo partiva dalle stime sull'intensità
d'uso dei mezzi di fuoco ricavate dalla prima guerra del Golfo nel 1991
(per la quale c'erano dati pubblici), da moltiplicare per i loro
strabilianti consumi unitari, soprattutto quelli degli aerei. Si arrivava
al consumo giornaliero di 45 milioni di litri di carburanti, e quindi a
emissioni di anidride carbonica (Co2) superiori a 100.000 tonnellate. Si
faceva anche un parallelo puntuale: poiché l'Italia, per ottemperare agli
accordi di Kyoto dovrebbe ridurre il proprio carico di emissioni di circa
80 milioni di tonnellate di Co2 all'anno, pari a circa 220.000 tonnellate
al giorno, l'emissione giornaliera derivante dal conflitto iracheno
equivaleva ad almeno alla metà di questa massa.

In paesi come Olanda, Danimarca e perfino la montagnosa Svizzera, la bici
copre il 20% del traffico urbano; in Italia l'1%; quindi la manifestazione
internazionale di Critical Mass a Roma ancor più è una protesta contro
«l'inciviltà automobilistica che porta alla conquista dello spazio urbano,
relegando la bici alla marginalità. Il rifiuto di concedere spazi a piste
ciclabili (incompatibili spesso con i posteggi, legali o meno) si
concretizza anche in altre forme: segnali di traffico assurdi, divieti
irragionevoli, come se il diritto a posteggiare la bici fosse criminale
mentre le auto in seconda fila, o sulle piste ciclabili, fossero diritti
inalienabili». Dunque la Critical Mass invade le strade «contro la pretesa
di privatizzare con un incivile mezzo di trasporto il pubblico spazio,
contro un'accettazione supina della barbarie del tubo di scarico, contro
l'idolatria di lamiere metallizzate».


"La bicicletta è il veicolo più rapido nella via della delinquenza; perchè
la passione del pedale trascina al furto, alla truffa, alla grassazione!"

-Cesare Lombroso-