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Sent: Saturday, May 22, 2004 5:53 PM
Subject: <[SUBLIMEN]> Aria irrespirabile
Aria irrespirabile
di: Alessio Mannucci
Il numero medio dei morti in città è salito dell''1%. Oggi l'inquinamento
dell'aria è ormai di tale entità da essere la causa accertata di gravi danni
per la salute e da far prospettare, per il prossimo futuro, sconvolgenti
cambiamenti climatici prodotti dall'effetto serra.
Dopo un picco di polveri sottili di PM10, il numero medio dei morti in città
sale dell'1%: solo a Roma, ad ogni sforamento delle centraline corrisponde
un aumento medio di 6 decessi. A lanciare l'allarme è Roberto Bertollini,
direttore tecnico dell'OMS, Organizzazione mondiale della sanità, in Europa,
intervenuto al convegno su "Inquinamento atmosferico e qualità dell'aria",
organizzato da CNR e Ministero dell'ambiente. Facendo un conto grossolano,
ha detto Bertollini, i 37 sforamenti dei livelli di polveri sottili
registrati a Roma dall'inizio dell'anno possono aver provocato ben più di
200 morti.
I decessi sono solo l'effetto più grave dello smog in città: "Vanno infatti
calcolate - spiega Bertollini - anche le malattie respiratorie, i ricoveri,
i giorni di assenza dal lavoro: tutti danni da smog che pesano sulla
collettività, anche dal punto di vista economico. A seguito dei picchi di
polveri sottili, poi, si registra il 30% in più di casi acuti di asma nei
bambini".
Insomma, l'OMS denuncia la situazione catastrofica della qualità dell'aria.
A seguito dello sviluppo tecnologico, iniziato sostanzialmente all'inizio
del 1800 e poi accentuatosi sempre più convulsamente nel corso di tutto il
1900, sono progressivamente emersi problemi causati dalle più diverse
attività umane che, per fornire nel più breve tempo e a minor costo sempre
maggiori beni e servizi, non hanno posto alcuna attenzione alle conseguenze
ambientali e sanitarie.
Già in un documento del 2002, L'OMS aveva concluso che l'inquinamento da
polveri fini nell'ambiente urbano è responsabile ogni anno di circa 100.000
morti (e 725.000 anni di vita persi) nella sola Europa. Il chè significa che
l'inquinamento atmosferico rappresenta in Europa il principale fattore di
rischio ambientale.
Analoghe indicazioni vengono dal progetto APHEIS, uno studio finanziato
dalla Commissione Europea sull'impatto dell'inquinamento atmosferico in 26
città europee. Secondo questo studio, una riduzione dell'inquinamento da
polveri fini PM10 di soli 5 microgrammi per metro cubo potrebbe evitare
circa 5000 morti per anno nella popolazione interessata dall'indagine (32
milioni di cittadini).
Per rendersi conto di cosa significa questo dato è bene rilevare che le PM10
si misurano in microgrammi e che il livello di attenzione è oggi fissato a
50mg mentre quello di allarme a 75mg. Sono questi livelli ad essere stati
sforati 37 volte a Roma dall'inizio dell'anno.
THE DAY AFTER TOMORROW
Riguardo ai cambiamenti climatici in atto, negli ultimi decenni si è
manifestato un sensibile aumento della temperatura, non spiegabile mediante
i cicli naturali che producono sensibili variazioni nell'arco di millenni ma
spiegabile invece con le quantità enormi di anidride carbonica immesse in
atmosfera (20 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in un anno).
Di pari passo con l'aumento della temperatura si sono verificati fenomeni
naturali del tutto quantificabili e misurabili; ad esempio, negli ultimi 30
anni si è manifestata una diminuzione del 40% nella solidità minima della
calotta artica durante la stagione estiva. A partire dal 1999 è iniziata una
lunga e impressionante serie di fenomeni di inaudita violenza:nel maggio del
1999 un numero di tornados senza precedenti si è abbattuto sul Kansas,
l'Oklahoma e il Texas, causando distruzioni e 50 morti; nel mese di ottobre,
sempre del 1999, due cicloni consecutivi hanno provocato 10.000 morti
nell'est dell'India; nel dicembre 1999 due uragani hanno flagellato il nord
e il centro della Francia provocando danni enormi e 81 morti; nel febbraio
del 2000 una serie impressionante di cicloni hanno devastato il territorio
del Mozambico provocando la peggiore alluvione della storia del paese, con
migliaia di morti e oltre 250.000 profughi.
LONG HOT SUMMER
Tutti ricordano la caldissima estate del 2003. In Italia il caldo intenso e
duraturo ha causato fra gli anziani (oltre 65 anni) 7.659 morti in più
rispetto al 2002 oltre ad una grave siccità, di certo anch'essa tra le più
gravi mai vissute dal Nord Italia.
Anche in Europa il caldo ha regnato incontrastato; in particolare in Francia
nella prima decade d'agosto le temperature della regione
centro-settentrionale hanno toccato o superato i 40 °C, provocando migliaia
di morti tra le persone anziane.
A Londra è stato toccato il picco massimo mai registrato con oltre 37 °C.
In una pubblicazione dello scorso ottobre a cura dell'insospettabile Azienda
Regionale per la Protezione ambientale del Piemonte riguardante il numero di
morti per l'ondata di calore a Torino, nell'estate 2003; si legge: "Nei
primi dieci giorni di agosto sono stati raggiunti i più alti valori di
temperatura massima sulla città di Torino, sul Piemonte e su diverse
località italiane ed europee. L'eccesso di mortalità rilevato è il più
elevato mai raggiunto a Torino considerando gli ultimi 20 anni e testimonia
l'eccezionalità dell'evento per durata e intensità dell'effetto. Questo
genere di eventi potrebbe riverificarsi in futuro; le ondate di calore,
infatti, date le modificazioni climatiche a cui si sta assistendo, si
potranno ripetere e divenire più frequenti".
ECO-TECNOLOGIA
La responsabilità di questa eco-apocalisse - anche le demenziali menti del
Pentagono hanno dovuto ammettere che l'emergenza ambientale è più pericolosa
di Al Qaida - è soprattutto delle scelte energetiche criminali legate
all'uso di carburanti fossili: petrolio, gas e carbone. Fonti ormai in fase
di esaurimento; il futuro è delle fonti rinnovabili e dell'idrogeno, fonti a
basso o nullo impatto ambientale.
ECO-SOCIALISMO O BARBARIE
Frenare i cambiamenti climatici significa anche frenare la mortalità dovuta
all'inquinamento ma ciò si può fare solo passando da un'economia fondata sui
combustibili fossili ad una che si basi sull'idrogeno prodotto da fonti
rinnovabili, soprattutto dall'eolico.
Già oggi esistono le tecnologie per operare questo passaggio. "Il dubbio -
scrive un ambientalista istituzionale come Lester Brown - è se avremo
l'accortezza e la volontà di ristrutturare l'economia energetica prima che i
cambiamenti climatici escano dalla sfera del nostro controllo".
Dubbio più che legittimo considerato che la logica capitalista del profitto
cozza ineluttabilmente con una trasformazione che per avere successo dovrà
essere tanto radicale quanto rapida. L'emergenza della crisi ecologica può e
deve favorire una messa in discussione e una profonda trasformazione delle
nostre malandate società.
Eco-socialismo o barbarie.
Fonte:
http://www.ecn.org/uenne
Alessio Mannucci
E-mail: hugofolk@???
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