MOLTI MORTI MOLTO ONORE?
NO ALLA PARATA MILITARISTA A PORDENONE
La guerra in Iraq, così come quella in Afghanistan, in Kosovo e nelle varie parti del mondo in cui muoiono ogni giorno migliaia di civili fuori dalle luci dei media e dal vociare dei soliti patrioti illuminati, altro non è che terrorismo di stato.
Ad oggi si contano uffcialmente almeno 11.000 vittime civili irachene, che vanno ad aggiungersi ad oltre un milione e mezzo di vittime della guerra del golfo e dell?embargo precedenti, di cui oltre 600.000 sono bambini. Dati tutti forniti da organizzazioni umanitarie e reperibili ampiamente sia in rete e sia nella stampa internazionale.
E questi sono morti civili con o senza l?ONU, con o senza l?approvazione di quel fantomatico Diritto Internazionale che dovrebbe occuparsi "legittimamente" di avvallare un bombardamento in un paese piuttosto che occuparne il territorio. A questa logica omicida ed efferata di spartizione di risorse e difesa di privilegi e interessi partecipa da diversi anni, in maniera più attiva, anche l?esercito italiano.
Snellito dal punto di vista burocratico grazie alla ?riforma ordinativa del vertice militare? e plurifinanziato dai diversi governi in carica (centrosinistra e centrodestra) è in continua ricerca di carne da macello ?volontaria? e soprattutto ?disgraziata? perché in condizioni di vita precaria tra disoccupazione e incertezza economica.
Basta rilevare in modo scientifico chi s?arruola e da dove, per capirne il ?perché?.
Altro che dovere patriottico o valori ?umanitari?, come sempre nella storia il militarismo s?avvale del ricatto sociale e di classe per attingere risorse da spedire ad ammazzare altri proletari, con il rischio di finire loro stessi come l?odiato nemico, portatore di una divisa di ?diverso colore? come cantava Fabrizio De Andrè. O ancora peggio, visto che nei paesi oggi sotto l?attacco degli USA e della NATO, i nemici sono divisi in bande o fazioni in competizione tra loro, finanziate, prima le une e poi le altre, sempre dagli stessi ?benefattori? occidentali (si pensi ai talebani in funzione antisovietica o le strette di mano tra Saddam Hussein e l?ex amico Donald Rumsfeld ai tempi della repressione anticurda e antiraniana od ancora l?attacco terroristico a Panama dopo che il presidente M. Noriega, al libro paga della CIA fino a poco prima, decise di mettersi ?in proprio?).
Matteo Vanzan per il militarismo non era che un numero, così come lo sono la gran parte dei soldati nel mondo. Come lo sono gran parte dei militari Statunitensi: ispanici, asiatici, nativi americani e neri. Etnie socialmente emarginate, uomini, donne, ragazzi all?ultimo livello delle gerarchie sociali, normalmente considerati border-line e in testa alle statistiche che li vedono tra la maggioranza della popolazione carceraria. Insomma gente di serie B e ?cattivi? da vivi ma ?buoni? americani quando muoiono o sono disposti a morire per la patria. La professionalizzazione dell?esercito italiano non farà altro che riprodurre questa selezione classista e razzista.
Apprendiamo che a Pordenone si vuole festeggiare l?arrivo della Brigata Ariete, che la si dovrebbe ringraziare, che ciò che l?esercito italiano fa in giro nel mondo è sempre ammirevole e che fare o non fare le guerre è solo "una questione di opinioni".
Allucinante!
Nè le migliaia di civili ammazzati, nè i primi militari italiani rientrati in bara servono a fermare il massacro globale.
Il Padre del militare ucciso che chiede ?di far tornare a casa i ragazzi perché quella non è pace ma guerra? non sarà ascoltato, al massimo compatito.
E noi dovremmo accettare una parata militarista in un momento in cui il disgusto per quello che sta avvenendo si sta sempre più allargando? No!
Se l?amministrazione e le istituzioni preposte decideranno di allestire lo scempio in piazza non solo lo contesteremo con la forza delle nostre ragioni ma chiameremo all?appello gli antimilitaristi e i libertari del nord-est, perché non passi un?idea così malsana secondo la quale quando muoiono persone, quando una guerra svela i lati oscuri dell?odio e della disumanità (torture e vendetta) si possa festeggiare e applaudire nelle piazze.
Le Carrè, il noto scrittore inglese risponde su Repubblica di oggi (20/05/2004): ?Non credo che aggregarsi alla superpotenza soltanto perché è la più forte sia un atto di coraggio. In questo caso ciò che è veramente coraggioso e disertare?. Condividiamo questo parere e l?invito alla diserzione sarà sicuramente uno dei contenuti più importanti che metteremo in piazza.
Per finire facciamo un invito a tutte quelle forze politiche nazionaliste e a tutti i vari capi e capetti pordenonesi che additandoci a "peones" vogliono a tutti i costi sfilare fra gli sbandieratori della guerra italica. Perché non dimostrano la loro tanta onorata fedeltà patriottica arruolandosi e andando in trincea? O forse nel 2004 nulla è cambiato da quando una canzone recitava che ?a stare in trincea sono gli uomini normali, non i capi di stato o i generali?? Vergogna!
Iniziativa libertaria - PN
VAMPIRE SHADOW - FRANZ
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