"Per questo, quattro anni fa ho venduto l'automobile. Lavoravo fuori città
Facevo il casellante. Ogni mattina, quaranta minuti di coda per arrivare
allo svincolo. La sera stessa musica. L'esaurimento nervoso non s'è fatto
aspettare.
Cado in depressione ogni volta che il semaforo sgocciola auto nel gorgo di
un incrocio.
Il traffico metropolitano è un trafico d'armi. Guerra umanitaria per
difendere il sacro diritto al risparmio di tempo. Ma pensando ai soldi,
cioè ore di lavoro, spesi per acquistare un'auto e rifornirla di
carburante, per pagare lavaggi e pagare posteggi, più il tempo bruciato nel
portarla dal carrozziere e i soldi della manutenzione e le giornate
trascorse a scegliere il modello adatto, mi sono chiesto dove sia finito il
tempo risparmiato. Una bella bicicletta me ne regalava di più.
Eppure c'è voluto l'esaurimento per convincermi. Vendere l'auto e spostarsi
in bici. Morale: lacrime, bruciore agli occhi, tosse cronica. Ho provato a
tornare indietro - fermi tutti, mi sono sbagliato - ma il nuovo stipendio
non me lo permetteva. Avevo cambiato lavoro: il casello dell'autostrada era
troppo lontano per la bicicletta. Da allora niente più auto. Ho pure
disimparato a guidarla. Allo stesso modo, ho deciso di vivere nei boschi
perchè quaggiù non vado bene nemmeno come lavacessi. Allo stesso modo, non
mangio carne perchè non posso permetterla. Poi , certo, trovo l'allevamento
intensivo una terribile crudeltà che riversa sul genere umano cascate di
karma negativo, vaste e imponenti come il Niagara degli sciacquoni,
l'Iguazù dei pèiatti sporchi, l'Oceano mare dei bidet. Acqua potabile per
pulirsi il culo: non conosco ingiustizia più odiosa."
(Capitolo 2. pagine 11 e 12)
"Porteremo altrove la civiltà troglodita? La porteremo sull'asfalto delle
città, per bloccare il traffico insieme a centinaia di ciclisti?"
(Capitolo 48. pagine 307 e 308)