[RSF] Fwd:Da non perdere..

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Szerző: pilar_castel@inwind.it
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Tárgy: [RSF] Fwd:Da non perdere..
Quì di seguito care amiche, vi ho inoltrato le ipotesi per il 4 di Lilliput
e dei disubbidienti.
Subito dopo la straordinaria lettera di Luigi Pintor, che mi auguro possiate
far leggere a più persone possibili.
Buona giornata!
Doriana


ipotesi x il 4: da Lilliput

1) processo pubblico alla guerra con tanto di giuristi, etc...
2) assembramenti ciclici casuali di cui non e' dato sapere, ovviamente
perche'
sono casuali e mobili
3) Assembramento di un pink block con una piazza tematica creativa... non ho
aggiornamento sulla loro riunione di ieri.
4) Chiusura a lutto della citta', commercianti, finestre, tutto... con tanto
di
bandiere di pace
5) ipotesi di una piazza tematica della pace
6) ipotesi di Azione diretta per bloccare le istituzioni (cioe' i nostri
rappresentanti) e non far raggiungere il fetente, perche' tanto lui non lo
si
puo' bloccare
7) ipotesi di azione creativa con gabbie sparse per la citta' (o per i
media)
con dentro varie tipologie di prigionieri da liberare con azioni simboliche
Luis

From: guidolut@???

Bozza per il 4 giugno. Domani bisognerà diffonderla, quindi occorre
intervenire
rapidamente per eventuali modifiche. ciao guido

Il 4 Giugno, giorno in cui ricorre la Liberazione di Roma dal nazifascismo,
conquistata nel 1944 dalle lotte delle partigiane e dei partigiani e dalle
rivolte delle borgate e dei quartieri prima ancora dell'intervento degli
Alleati, il presidente del Consiglio dei ministri italiano Silvio Berlusconi
ha
chiamato nella Capitale il presidente degli Stati Uniti d'America, non
eletto,
George W. Bush.

Chi è che invita? Il massimo responsabile politico del coinvolgimento
illegittimo e criminale della Repubblica italiana nella prosecuzione della
guerra d'invasione dell'Iraq e nel tentativo della sua occupazione, il
massimo
responsabile politico della violazione dei principi stessi della nostra
Costituzione che sancisce il ripudio della guerra, il massimo responsabile
politico del crimine contro l'umanità commesso dai bersaglieri italiani che
hanno cannoneggiato civili a Nassirya.

Chi è l'invitato? Il capo della coalizione dei conquistatori e degli
occupanti,
l'ideatore di una guerra infinita che sta creando un immane scontro di
civiltà,
il pianificatore del massacro delle popolazioni civili iraqene e del
martirio
della città di Falluja, il mandante e preordinatore di tutti i crimini
contro
l'umanità commessi in questa guerra ed in particolare ad Abu Grahib e in
tutte
le galere dove sono stati torturati a morte, stuprati e umiliati esseri
umani,
prigionieri.

Noi, comunità disobbediente di Roma, pensiamo cose semplici che crediamo
condivise da una moltitudine di persone: Roma che si liberò dal fascismo e
dal
III Reich, dai boia delle Fosse Ardeatine e dai torturatori di via Tasso,
riconquistando i valori dell'umanità, non può riconoscere nell'abbraccio tra
questi due la rappresentazione dei valori della sua liberazione.

Non solo: Roma che si liberò dal fascismo e dal III Reich deve rifiutare
questa
visita.

Il criminale contro l'umanità George W. Bush è indesiderato a Roma.

La sua visita è un'offesa alla città, al senso della Storia, ai milioni di
persone che hanno manifestato nelle strade romane contro questa guerra, alla
società civile italiana che vi si è opposta, all'umanità intera che vuole
liberarsi dai signori della guerra e del terrore.

Il criminale contro l'umanità George W. Bush non deve mettere piede a Roma.

Non siamo disposti in alcun modo ad ascoltare le voci dell'ipocrisia e della
timidezza interessata, che già nel Parlamento hanno mancato di riportare il
grido della società italiana per il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq.

Noi siamo disposti solo a fare quel che è giusto fare.

Se George W. Bush verrà, Roma e tutti coloro che lo vorranno dovranno poter
esprimere il loro ripudio, la loro ribellione, il loro rifiuto, la loro
opposizione, la loro necessità di contestare il massimo responsabile della
peggiore impresa criminale del nuovo secolo.

Se George W. Bush verrà, noi con Roma e con tutti coloro che lo vorranno
ripudieremo questa visita, ci ribelleremo, la rifiuteremo concretamente,
manifesteremo la nostra opposizione e la contesteremo in ogni forma
necessaria e
utile.

Non ci interessa alcun confronto simbolico con la pretesa eventuale di
militarizzare la nostra città per questa visita, che semplicemente non
ammettiamo.

Non ci interessa ridurre e delimitare il nostro rifiuto ad una
rappresentazione
dello scontro con uno tra i tanti dispositivi di repressione che
eventualmente
verranno posti a presidiare la città.

La lezione dei vertici e dei controvertici è stata imparata dalla
moltitudine in
movimento.

Il 4 giugno, se George W. Bush verrà non ci sarà alcun presidio repressivo
della
città di Roma: sarà la città di Roma a presidiare il suo rifiuto.

Se George W. Bush verrà, noi proponiamo che le lavoratrici e i lavoratori,
le
precarie e i precari, le comunità migranti, chi produce, chi comunica, chi
trasporta, chi commercia, le cittadine e i cittadini tutti fermino la città
di
Roma, ne blocchino le attività e la circolazione, e si sollevino in ogni
modo
contro quest'affronto. Noi lo faremo.

Se George W. Bush verrà, noi proponiamo inoltre che la società civile
italiana,
i movimenti contro la guerra e per la pace, le reti sociali che affermano i
diritti dell'umanità, le reti delle e dei migranti in lotta per i diritti di
tutte e tutti, la moltitudine di coloro che si battono per la democrazia, la
giustizia e l'umanità manifestino per le strade di Roma. E riempiano il suo
centro politico e simbolico con la ribellione contro il signore dei signori
della guerra e del terrore, e con la volontà di ritirare subito le truppe
d'occupazione dall'Iraq. Analogamente a quel che hanno fatto mezzo milione
di
britannici a Londra pochi mesi fa in occasione di un'analoga incursione di
George W. Bush. Noi lo faremo.

George W. Bush il 4 Giugno non celebrerà alcunché a Roma.

Il 4 Giugno Roma si libererà dalla guerra e dalla disumanità.

Questo è il nostro impegno: ed è quel che proponiamo a tutte e tutti di
fare,
liberamente.


Roma, Maggio 2004

La comunità disobbediente di Roma
%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%


     24 aprile 2003
            Senza confini
            Luigi Pintor              (A UN ANNO DALLA MORTE)
            La sinistra italiana che conosciamo è morta. Non lo ammettiamo
perché si apre un vuoto che la vita politica quotidiana non ammette.
Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione
rumorosa. Ma la sinistra rappresentativa, quercia rotta e margherita secca e
ulivo senza tronco, è fuori scena. Non sono una opposizione e una
alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno
raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche
della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro
internazionale e interno.
            Non credo che lo facciano per opportunismo e che sia imputabile
a singoli dirigenti. Dall'89 hanno perso la loro collocazione storica e i
loro riferimenti e sono passati dall'altra parte. Con qualche sfumatura.
Vogliono tornare al governo senza alcuna probabilità e pensano che questo
dipenda dalle relazioni con i gruppi dominanti e con l'opinione
maggioritaria moderata e di destra. Considerano il loro terzo di elettorato
un intralcio più che l'unica risorsa disponibile.
            Si sono gettati alle spalle la guerra con un voto parlamentare
consensuale. Non la guerra irachena ma la guerra americana preventiva e
permanente. Si fanno dell'Onu un riparo formale e non vedono lo scenario che
si è aperto. Ciò vale anche per lo scenario italiano, dove il confronto è
solo propagandistico. Non sono mille voci e una sola anima come dice un
manifesto, l'anima non c'è da tempo e ora non c'è la faccia e una fisionomia
politica credibile. E' una constatazione non una polemica.
            Noi facciamo molto affidamento sui movimenti dove una presenza e
uno spirito della sinistra si manifestano. Ma non sono anche su scala
internazionale una potenza adeguata. Le nostre idee, i nostri comportamenti,
le nostre parole, sono retrodatate rispetto alla dinamica delle cose,
rispetto all'attualità e alle prospettive.
            Non ci vuole una svolta ma un rivolgimento. Molto profondo. C'è
un'umanità divisa in due, al di sopra o al di sotto delle istituzioni,
divisa in due parti inconciliabili nel modo di sentire e di essere ma non
ancora di agire. Niente di manicheo ma bisogna segnare un altro confine e
stabilire una estraneità riguardo all'altra parte. Destra e sinistra sono
formule superficiali e svanite che non segnano questo confine.
            Anche la pace e la convivenza civile, nostre bandiere, non
possono essere un'opzione tra le altre, ma un principio assoluto che implica
una concezione del mondo e dell'esistenza quotidiana. Non una bandiera e
un'idealità ma una pratica di vita. Se la parte di umanità oggi dominante
tornasse allo stato di natura con tutte le sue protesi moderne farebbe
dell'uccisione e della soggezione di sé e dell'altro la regola e la leva
della storia. Noi dobbiamo abolire ogni contiguità con questo versante
inconciliabile.
            Una internazionale, un'altra parola antica che andrebbe
anch'essa abolita ma a cui siamo affezionati. Non un'organizzazione formale
ma una miriade di donne e uomini di cui non ha importanza la nazionalità, la
razza, la fede, la formazione politica, religiosa. Individui ma non atomi,
che si incontrano e riconoscono quasi d'istinto ed entrano in consonanza con
naturalezza. Nel nostro microcosmo ci chiamavamo compagni con questa
spontaneità ma in un giro circoscritto e geloso. Ora è un'area senza
confini. Non deve vincere domani ma operare ogni giorno e invadere il campo.
Il suo scopo è reinventare la vita in un'era che ce ne sta privando in forme
mai viste.